Dream Theater, l’intervista: "Resistiamo alla prova del tempo”

James LaBrie, John Petrucci, John Myung, Jordan Rudess di nuovo con Mike Portnoy: dopo oltre un decennio i Dream Theater ritrovano in formazione il loro storico batterista. Oltre a celebrare il quarantesimo anniversario di carriera, la band mette quindi a segno un altro importante capitolo della sua avventura musicale, che si concretizza nel nuovo album “Parasomnia” (qui la nostra recensione). Il disco è il primo con Portnoy da "Black clouds & silver linings" del 2009 e, secondo LaBrie, è “un classico dei Dream Theater”. Secondo la voce del gruppo, “Parasomnia” arriva in “un momento epico”. Durante l’intervista per Rockol, James LaBrie infatti sottolinea: “Abbiamo superato la prova del tempo. E continuiamo a superarla”. Conferma poi: “Il futuro è aperto, e continueremo a fare ciò che amiamo finché sentiremo di avere ancora qualcosa da dire. E, per ora, non prevedo che la fine arriverà presto”.
Rockol: Quali sono le emozioni dei Dream Theater verso "Parasomnia"'
James LaBrie: Siamo estremamente entusiasti dell'album. È un album di reunion, in fondo. La formazione originale è tornata insieme e penso che la musica parli chiaramente dell'entusiasmo di ritrovarsi e fare ciò che amiamo fare: creare musica, creare qualcosa per cui possiamo schierarci al 100% e sentirci orgogliosi. Penso che abbiamo colpito nel segno esattamente come volevamo, creando qualcosa che fosse il nostro obiettivo, e credo che i fan saranno pienamente d'accordo sul fatto che quello che abbiamo realizzato qui sia un classico album dei Dream Theater.
Rockol: L’uscita dell’album segue alcuni eventi importanti: il ritorno di Mike Portnoy nei Dream Theater e, naturalmente, il tour per il 40esimo anniversario della band. Sappiamo che avete iniziato a lavorare su "Parasomnia" con Mike l’anno scorso e tu hai curato personalmente la produzione: quando è emersa per la prima volta l’idea di questo album? E come si è sviluppata nel tempo?
James: Il tema princiapel, a livello dei testi, è ovviamente nato dal titolo "Parasomnia", che è un disturbo di cui un numero considerevole di persone nel mondo soffre, a causa di esperienze traumatiche, situazioni psicologiche sfortunate o compromettenti. Quindi, a livello dei testi, sapevamo di voler scrivere di questo argomento, e ciò ha influenzato il tipo di album che abbiamo poi creato e la musica che abbiamo scritto. Un tema tanto oscuro, inquietante e tormentato come la parasomnia, ha alimentato il processo creativo, ha determinato la direzione e il percorso musicali da intraprendere. La musica rispecchia tutto questo: è aggressiva, oscura, pesante, ha un carattere deciso e, a tratti, è inquietantemente bella. Sapere di cosa volevamo parlare nei testi ha sicuramente aperto le porte e dato il via al processo creativo, guidando la musica nella giusta direzione.
Rockol: Pensando al concetto e al significato di "Parasomnia", già il singolo "Night Terror" lo cattura in modo vivido. Cosa sperate che i fan colgano da questo album?
James: Penso che la musica parli da sé e racchiuda tutto ciò che rappresentano e incarnano i Dream Theater. Musicalmente, c’è un’ampia gamma di emozioni, sia nei momenti più pesanti sia in quelli più belli e persino inquietanti. A livello dei testi, stiamo raccontando una storia che molte persone potrebbero sentire a loro vicina, perché magari soffrono direttamente di parasomnia o conoscono qualcuno a loro caro che ne è afflitto. Credo che, quando si ascolta questo album dall’inizio alla fine, si riceva una scossa che fa pensare: “Ecco cosa mi aspetto da un album dei Dream Theater!”. Tutti gli elementi musicali che definiscono la nostra identità come band e come artisti sono presenti. Inoltre, il fatto che i testi trattino un tema tanto profondo e significativo rafforza ulteriormente l’idea che non si sta semplicemente ascoltando un artista pop, ma qualcosa di molto più intenso. È un viaggio straordinario.
Rockol: È corretto definire "Parasomnia" un concept album o è piuttosto un’esplorazione di tante situazioni?
James: No, non è un concept album. I testi, è vero, sono legati tutti al tema della parasomnia e agli aspetti psicologici legati a essa, ma ogni canzone affronta una situazione specifica. A livello musicale, ci sono alcuni temi e motivi ricorrenti lungo tutto l’album, che creano un certo senso di coesione e danno una struttura quasi cinematografica, come accade nei film. Tuttavia, non è stato pensato come un concept album. Può essere interpretato in quel modo sotto certi aspetti, ma se mi chiedi se era intenzionalmente concepito come tale, la risposta è no. Il motivo per cui molte persone si pongono questa domanda è che i testi trattano un argomento comune, quello degli incubi e delle esperienze notturne disturbanti. Ma, tecnicamente, non è un concept album.
Rockol: Recentemente la leggenda di "Nosferatu" è tornata di attualità grazie al remake di Robert Eggers. Pensando ai temi e alle sonorità di "Parasomnia", viene da immagiare l'album come la colonna sonora perfetta per un film horror psicologico e gotico. La copertina sembra addirittura evocare l'immaginario della leggenda del vampiro e quel tipo di film. Avete mai immaginato che il disco accompagnare un’esperienza cinematografica, in qualche modo?
James: È fantastico che qualcuno possa notare certe somiglianze. In effetti, quando realizzi un album come questo, ci sono molti aspetti cinematografici al suo interno. Ascoltando i testi e la musica, emergono immagini vivide, e l’effetto è molto cinematografico. Capisco il parallelo che può venir fatto. I Dream Theater, in generale, tendono a realizzare album che hanno un’atmosfera quasi da film o da documentario. Per noi non si tratta solo di scrivere una canzone di due o tre minuti con un paio di ritornelli accattivanti. Vogliamo che la nostra musica sia un’esperienza, qualcosa che risuoni profondamente nell’ascoltatore, proprio come accade con un film o un documentario che ti colpisce nel profondo. Quindi, è molto interessante percepire questa connessione.
Rockol: Il ritorno di Mike Portnoy è stato un momento cruciale per la band: com'è stato tornare a lavorare con lui? Questo ha influenzato direttamente il processo creativo di "Parasomnia"?
James: Assolutamente. Mike ha uno stile tutto suo. È sempre stato molto coinvolto nella scrittura e nella creazione di ciò che poi diventa l’album. Se si ascolta "Night terror", che è la prima canzone che abbiamo scritto, il suo marchio di fabbrica è evidente in tutto: il modo in cui suona la batteria, il primo grande fill che esegue all’inizio, quando la band entra al completo. Si sente subito la sua impronta. È una sensazione familiare, qualcosa che conosciamo bene dopo aver realizzato tanti album con lui fin dagli inizi.
Ognuno di noi in studio ha la propria identità musicale, il proprio tocco distintivo. È la combinazione di questi elementi a rendere i Dream Theater ciò che sono. La chimica tra di noi è ciò che alla fine dà vita a un album. Avere Mike di nuovo nella band è stato evidente fin dal primo giorno: ci siamo detti “Ecco, sì, questo è proprio lui”. È stato tutto naturale, familiare, ma allo stesso tempo emozionante, perché ci ha riportato a quelle sensazioni che ricordiamo dal passato, ai dischi che hanno segnato la nostra carriera, come "Images and Words", "Octavarium", "Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory", "Six Degrees of Inner Turbulence", "Train of Thought"… E potrei continuare. Sono quei cinque musicisti messi insieme a creare quella magia. E quando questa combinazione si ricompone, il risultato non può che essere quello che il pubblico si aspetta.
Rockol: Ora pensiamo al tour: suonerete in Italia la prossima estate. Come state lavorando per portare "Parasomnia" sul palco e come va con Mike Portnoy che si occupa sempre delle scalette?
James: Man mano che il tour andrà avanti, la scaletta cambierà e introdurremo nuovi brani dall’album. Stiamo ancora decidendo quanti brani di "Parasomnia" includere nella scaletta, perché il nostro catalogo è vastissimo e potremmo stare sul palco per 10 ore. Mike Portnoy si occupa della setlist e lo fa in modo eccezionale, pensando come un fan: “Se andassi a vedere i Dream Theater, cosa vorrei sentire?”. Per questo ogni scelta è molto ben ponderata. Man mano che i fan si abitueranno al nuovo album, sarà più facile introdurre più canzoni di "Parasomnia" nel set. Quando torneremo in Italia in estate, sentirete sicuramente diversi brani del nuovo album, oltre a canzoni diverse dal nostro repertorio. Sarà un viaggio emozionante.
Rockol: A questo punto della vostra carriera, dove senti che si trovano i Dream Theater? Come descriveresti questo momento nella storia della band?
James: Questo è un momento epico, più grande della vita stessa. Festeggiamo in tour il 40esimo anniversario di carriera, ma la cosa più importante è che abbiamo superato la prova del tempo. E continuiamo a superarla. Abbiamo pubblicato molti album e possiamo dire con orgoglio che ogni singolo disco rappresenta esattamente chi eravamo in quel momento. Il futuro è aperto, e continueremo a fare ciò che amiamo finché sentiremo di avere ancora qualcosa da dire. E, per ora, non prevedo che la fine arriverà presto.