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«PARASOMNIA - Dream Theater» la recensione di Rockol

Dream Theater: "Parasomnia" è il loro "Nosferatu"

La band pubblica il primo lavoro con Mike Portnoy da "Black clouds & silver linings" del 2009

Recensione del 07 feb 2025 a cura di Elena Palmieri

Voto 8/10

La recensione

L’ombra del Conte Orlok si allunga sul muro, indipendente dal corpo che la proietta, con dita ossute pronte a ghermire, come un sigillo nero sul buio dellesistenza. Nosferatu toglie il riposo, ma è anche il sonno della ragione, una presenza che sfugge ai confini della veglia e si annida negli incubi, come raccontato al cinema nel 1922 da Friedrich Wilhelm Murnau e rievocato magistralmente sul grande schermo da Robert Eggers nel remake del 2024. In un periodo in cui la leggenda del vampiro torna protagonista sul grande schermo, il parallelo con il nuovo album dei Dream Theater viene quasi naturale. Il titolo scelto per il disco è “Parasomnia”, un termine che indica disturbi dirompenti legati al sonno, tra cui sonnambulismo, paralisi del sonno e incubi notturni.

Il "Nosferatu" dei Dream Theater

“Sacrificial martyr / Victim dressed in white / Headed for the slaughter / Angels cry for her tonight”: nel primo singolo estratto, “Night terror”, la band evoca molto bene il concetto e la copertina stessa dell’album che, realizzata dal collaboratore di lunga data Hugh Syme, raffigura una giovane in dormiveglia, mentre alle sue spalle si staglia un’ombra maschile minacciosa, sospesa tra sogno e incubo.
Come Eggers ha ripreso il “Nosferatu” del 1922 con nuove impressioni, per “Parasomnia” i Dream Theater ripercorrono il loro passato, riprendono, rinnovano e ibridano con suggestioni contemporanee il loro suono tracciando comunque strade alternative. Molto della forza di questo recupero e rivitalizzazione con nuovi spunti degli elementi classici della band, giunta ai quarant'anni di carriera, sta nel ritorno di Mike Portnoy, che con il gruppo presenta quindi il primo lavoro con lui di nuovo in formazione da "Black clouds & silver linings" del 2009.

I Dream Theater sono celebri per i loro arrangiamenti complessi e la direzione musicale di "Parasomnia" omaggia questo aspetto combinando classicità e innovazione. A tratti c’è un ritorno di atmosfere pesanti con batterie e chitarre energiche, per esempio in “Better man”. In altri momenti ci sono sentimenti più onirici e sospesi. L’album sembra quindi proporsi come la colonna sonora di un film gothic horror psicologico, che narra un lungo sonno tormentato che prende il via con la traccia strumentale iniziale “In the arms of Morpheus”. “Parasomnia" non è però un concept album, ma più un progetto tematico. Riflessioni e storie di ampio spettro si incontrano e annidano insieme a composizioni ed esecuzioni di varie ispirazioni, in cui tecnicismi e abilità rimangono uno dei segni distintivi dei Dream Theater.

Tra classicità e innovazione

La lunga narrazione di "Dead asleep", di undici minuti, punta su una apparente semplicità compositiva. Ma la traccia, aperta da una sezione di archi, lascia poi spazio al martellare di chitarra e basso, per mano dei chirurgici John Petrucci e John Myung, che scandiscono il malessere psicologico del protagonista in preda al sonnambulismo: "Wake up / What have I done? / I was dead asleep / Out of my mind / Out of my body / Someone’s been killed / I am sorry", racconta la voce diretta di James LaBrie. Il carisma di Portnoy ha modo di riaffiorare in brani come "Midnight Messiah", tra cambi di ritmo e pulsioni di batteria, richiami ai vecchi capolavori della band, con echi di “Home” e “This dying soul”. La frenesia si spegne poi nella solennità dell'intermezzo musicale "Are we dreaming?", preparando l'ascoltatore alla ballad "Bend the clock". È un classico dei Dream Theater, in cui la chitarra di Petrucci e le tastiere di Jordan Rudess tessono le trame del brano, lasciando LaBrie in balia di paure e confusioni, prima di prendere coscienza nel ritornello: "If I could bend the clock / The passageway of time / Leave it all behind / No more paralyzing dreams / The midnight screams / Always haunting me / But I sink deeper each day".

La conclusione di "Parasomnia" arriva quindi con il prog più classico di "The shadow man incident", la traccia più lunga del disco con i suoi oltre diciannove minuti di musica. Aperto dalla tristezza del suono di un carillon, è un brano in cui su fraseggi e ritmica si formano varie suggestioni, mentre viene presentata la minacciosa ombra maschile con cappello che tormenta il sonno della ragazza in copertina. "This is more than a terrifying dream / The shadows always watching", è la spaventosa narrazione della canzone, che lancia alla fine un avvertimento: "As you fall asleep / Better keep a watchful eye / And maybe leave a light on tonight". Una voce, un semplice "Wake up", prima dell'assordante suono di una sveglia, riportano l'ascoltatore alla realtà, dove il confine con l'incubo non è più così delineato. Con "Parasomnia" i Dream Theater coinvolgono il pubblico in un profondo viaggio sonoro e immaginifico, ma al contempo terribilmente reale, aprendosi la possibilità di spingere oltre la propria creatività grazie all'esperienza fuori dal gruppo del ritrovato Portnoy.

Tracklist

01. In the Arms of Morpheus (05:22)
02. Night Terror (09:55)
03. A Broken Man (08:30)
04. Dead Asleep (11:06)
05. Midnight Messiah (07:58)
06. Are We Dreaming? (01:28)
07. Bend the Clock (07:24)
08. The Shadow Man Incident (19:32)
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