La travolgente festa natalizia di Vinicio Capossela

Sono due le coincidenze che si inanellano nel primo dei quattro concerti a Milano di Vinicio Capossela: è il 13 dicembre, la magica serata Santa Lucia, figura che anticipa il Natale ed è la vigilia del 59esimo compleanno del protagonista. Serate speciali quelle di Milano anche perché lo show si svolge in uno chapiteau, come fosse un vero circo, situato all’interno di un luminosissimo villaggio di Natale. E poi ci avviciniamo, mancano 12 giorni, a Natale, oggetto delle celebrazioni di questo concerto, che fa parte del “Conciati per le Feste” tour. E per celebrarlo degnamente Vinicio Capossela mette in scena uno spettacolo incredibile che definisce un “finto concerto di Natale”, un Natale che non è ne laico ne religioso ma magico e popolare.
La sua idea di “festeggiamento” è geniale, al limite di una sana follia, uno spettacolo dove ti aspetti possa succedere di tutto e dove in realtà succede molto, sia dal punto di vista musicale che da quello formale, spettacolare, in una perfetta concatenazione tra i due aspetti.
Tutto parte dall’ultimo disco “Sciusten feste n.1965” (Leggi qui) un album che raccoglie le canzoni che secondo Capossela fanno da perfetta colonna sonora per una gioiosa (ma a volte anche no) celebrazione della regina delle feste. È uno spettacolo che ogni anno il cantautore porta in scena e dove ogni volta riesce ad aggiungere vitalità. I 15 brani del disco sono un insieme di riletture di classiche canzoni legate al Natale più altre che portano festa. È questa la colonna portante del concerto, durante il quale vengono eseguite tutte le canzoni, con l’aggiunta di poche altre del repertorio.
L’inizio è estremamente gioioso, vibrante, divertente, coinvolgente e irrefrenabile. La parte centrale del concerto invece presenta una visione un po’ più attenta del Natale e inizia, come una cerniera, con un blues, cover di Tom Waits, in cui si racconta una triste storia, mentre la rilettura di “Santa Claus is coming to town” è un omaggio ai riders (Santa Claus nel suo portare i regali viene paragonato a loro) e una critica contro il consumismo che accompagna Natale e termina con un tragico epilogo, con il santo che si suicida nel retro di un ipermercato. Feroce critica è anche il divertente monologo di San Nicola (altro dispensatore di doni). È proprio un momento teatrale, quasi cabarettistico con Capossela vestito da un improbabile santo che parla di carcerati, ingordigia, Palestina, disparità di salario tra i generi e fa qualche critico accenno all’attuale situazione politica. È la parte dello spettacolo in cui lo sguardo di Capossela non dimentica l’aspetto drammatico che si nasconde anche dietro la più sfrenata gioia.
Ma “Conciati per le feste” è uno spettacolo pieno di allegria, ma allo stesso tempo popolare, un momento in cui alto e basso si toccano, dove la critica si fa sberleffo, ma dove anche tutto si azzera, dove i problemi restano fuori (in questo caso dal tendone da circo) lasciando spazio alla gioia assoluta, al divertimento trascinante che arriva sino al trenino del pubblico in pista, di fronte ai musicisti che suonano.
In quell’area di solito riservata al circo oltre alla musica trovano spazio i colori e tanti numeri circensi, con messe in scena sorprendenti tra giocolieri, equilibrismi, balli, fiabe, alberi di Natale umani, donne lampadario, bandiere, calaveras, affidati a Nadia e Wonder. Ma anche lo stesso protagonista partecipa alla “messa in scena” indossando cappelli di varia foggia con anche le candele in testa, occhiali spropositati, lucine festive indossate con disinvoltura, maschere scimmiesche, scheletri da Dias de los muertos.
È una vera esplosione di creatività, che sconfina in momenti festosi e gioiosi, in un contagioso divertimento che parte proprio da lui, da Capossela che si sta sempre più aprendo a una visione di spettacolo ampia e “dinamica”. È lui il primo a divertirsi, sembra quasi stupirsi di sé stesso, della sua abilità nel mettere in scena una cosa come questa, al limite dell’ordinaria follia, capace di stupire e coinvolgere il pubblico, di cui chiede la partecipazione, ne cattura e rapisce la vitalità.
Tempi e modi sono perfetti, il ritmo del concerto incalzante, le musiche suonate da grandi professionisti, anche loro molto “in parte” per quanto riguarda l’aspetto spettacolo.
Alla fine del concerto ti sembra che tutto sia appena iniziato, non senti stanchezza o quell’effetto di “pancia piena”, di sazietà, anzi la fame e la voglia ti dicono che tutto dovrebbe continuare così ancora e ancora e non terminare sull’ultima gioiosa nota conclusiva.
Con questo concerto (ma è un termine riduttivo) Capossela dimostra quale sia la sua idea e visione di spettacoli, dimostra che i suoi limiti si possono sempre auto superare e farlo in maniera intelligente, popolare quanto divertente ma non becera. E per un’ora e mezza l’anima ti si riempie di gioia, stai bene con te stesso, con gli altri e con la musica e ti ritrovi inevitabilmente a cantare, a essere parte dello spettacolo stesso, affascinato anche dalla vicinanza delle persone.
Prendendo a prestito certa enfasi comunicativa (a volte superflua, insopportabile e sopra le righe) viene voglia di dire: imperdibile.