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Rkomi è tornato. Ed è politicamente scorrettissimo

Nel nuovo singolo il rapper canta: “Odio chi mi spiega l’arte che, cazzo, è soltanto marketing”.
Rkomi è tornato. Ed è politicamente scorrettissimo

Tra le varie immagini postate sul suo account Instagram in questi mesi di riflessione e di silenzio discografico ce n’è una particolarmente suggestiva: è la foto scattata da Neil Leifer durante lo storico incontro di pugilato tra Muhammad Ali e Cleveland Williams, combattuto all’Astrodome di Houston nel 1966. Realizzata fissando la fotocamera sopra il ring, tra l’impianto di illuminazione, l’immagine ritrae Williams a terra in alto a destra, messo ko da Muhammad Ali, che invece esulta davanti alla stampa e ai fotografi in basso a sinistra: uno degli scatti più belli della storia dello sport. Rkomi sembra essere passato nel giro di pochissimo tempo dall’identificarsi con Muhammad Ali a rispecchiarsi in Cleveland Williams. “Taxi Driver” tra il 2021 e il 2022 è stato un best seller dal successo strabordante, quantificabile in 8 Dischi d’oro vinti solo con l’album, pari a 400 mila copie vendute, che però all’improvviso ha portato la carriera di Mirko Martorana, questo il vero nome del rapper milanese classe 1994, a un punto di non ritorno. È successo tra la non proprio memorabile partecipazione al Festival di Sanremo del 2022 con “Insuperabile”, che si è presa la sua rivincita dopo la kermesse vincendo tre Dischi di platino nonostante il deludentissimo diciassettesimo posto in classifica all’Ariston (dove Rkomi arrivò come vero e proprio fenomeno discografico della stagione), e l’altrettanto poco memorabile “joint album” con Irama, “No stress”, muscolare operazione discografica che era stata presentata alla vigilia come la prima del suo genere e che però non ha dato i risultati sperati (il disco congiunto dei due cantautori si è fermato al Disco d’oro). Ora a distanza di oltre due anni dall’uscita del suo ultimo brano da solista, Rkomi torna per rilanciarsi. E lo fa con una canzone, “Odio, quindi sono”, politicamente scorrettissima e dal “contenuto dirompente”, come recita il comunicato stampa. Che all’indomani dell’annuncio della sua partecipazione al Festival di Sanremo 2025 potrebbe sollevare polveroni.

Diciamo “potrebbe”, usando il condizionale, perché in realtà dietro il testo apparentemente politicamente scorretto di “Odio, quindi sono” c’è della provocazione. Il brano, di cui Rkomi aveva offerto un’anticipazione già domenica scorsa, nel giorno dell’annuncio dei nomi dei 30 big in gara al Festival dall’11 al 15 febbraio (all’Ariston, peraltro, ritroverà lo stesso Irama), viene presentato come “una riflessione sull’odio come motore della nostra società, in cui niente ha valore e tutto ha un prezzo”. “Io sono un vecchio, che fuma in faccia a un bambino / Una donna, che continua a dimagrire allo specchio / Io sono il male che ti fa una parola / Ti senti un cesso anche col monitor spento / Mamma, domani non farmi andare a scuola / Ringrazia Dio che sei italiano e c'hai un letto / Io sono il: "Tornatevene a casa vostra” / Io sono il figlio che hai perso nel deserto”, canta Rkomi nei primi versi del brano, mettendo insieme un po’ di tutto, tra le tematiche oggi di attualità. E ancora: “Io sono gli ultimi risparmi di nonna / Per farmi lasciare questo posto di merda / Sono due bimbe che saltano con la corda / Ma saltano su una bomba, che cazzo sta succedendo?”.

La canzone, che poi definirla tale è anche inappropriato, considerando che non segue esattamente la struttura della forma canzone tradizionale, è un flusso di coscienza lungo poco più di due minuti, a suo modo spiazzante. Che non vuole dare risposte, ma sollevare delle questioni, stimolare delle riflessioni. Anche e soprattutto sull’arte e la cultura in generale, oltre che sulla mercificazione delle stesse: “Odio i manager, le cene, vecchie glorie della tele - rappa ad un certo punto la voce di “Nuovo Range” - “odio le donne moderne, copia e incolla Kylie Jenner / Odio gli italiani obesi avvelenati dalle madri / E odio i piccoli borghesi, i loro figli senza fame / Le offerte di Elon Musk e gli aperitivi su Marte / Odio chi mi spiega l'arte che, cazzo, è soltanto marketing / Odio: chi è sempre corretto, sempre perfetto”. Però.

Ai fan della prima ora, quelli che avevano storto il naso di fronte alla svolta “pop” di Rkomi con “Dove gli occhi non arrivano” del 2019, ancor prima di “Taxi Driver” e di Sanremo, complici i duetti con i vari Carl Brave, Elisa (che fino ad allora non contava proprio tantissime collaborazioni con esponenti del mondo urban) e Jovanotti, e che in questi mesi di silenzio mentre lui postava enigmatiche immagini sui social si chiedevano che fine avesse fatto il rapper di “Apnea” e “Solo”, “Odio, quindi sono” potrebbe ricordare il primissimo Rkomi, quello che nel suo primo Ep “Dasein Sollen” duettava con Izi su “Aeroplanini di carta” o si lasciava andare a esercizi di stile in pezzi come “180”, con un’originalità tutta sua. Rkomi li deluderà ancora o si farà in qualche modo perdonare?

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