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Travis Scott: "Days Before Rodeo" è diventato un classico

L’artista, in occasione del decennale, ha ripubblicato il mixtape, oggi ascoltabile ovunque.
Travis Scott: "Days Before Rodeo" è diventato un classico
Credits: Francesco Prandoni

Per il suo decimo anniversario, Travis Scott ha deciso di pubblicare il suo secondo e storico mixtape, “Days Before Rodeo” sulle piattaforme di streaming, arricchito da alcune tracce inedite, per la gioia dei fan. Il progetto è stato un precursore di “Rodeo”, il disco di debutto ufficiale dell’artista di Houston, uscito l’anno dopo, nel 2015, e con all’interno brani di successo come "3500" e "Antidote". Successore di “Owl Pharaoh” del 2013, “Days Before Rodeo” venne pubblicato per la prima volta nell’agosto 2014 su SoundCloud e ora è accessibile e ascoltabile da tutti.

Tra le dodici tracce che spianarono la strada al suo successo mondiale vanno segnalate anche le hit “Don’t Play” con Big Sean e The 1975, e “Mamacita” insieme a Rich Homie Quan e Young Thug, tracce che hanno contribuito a definire il mondo di Travis. Dalla pubblicazione di “Days Before Rodeo” e del “figlio”, “Rodeo”, Travis Scott è diventato una delle figure più rilevanti dell’hip-hop mondiale: il clamore che ha suscitato “Utopia”, il suo ultimo disco uscito nel luglio 2023, un progetto che ha frantumato svariati record, ha rappresentato una delle sue ultime consacrazioni. Kanye West ha definito il secondo mixtape di La Flame, uno dei soprannomi di Travis, “un classico”. Ed è davvero così: Ye lo sa bene, visto che è stato ed è una delle maggiori fonti di ispirazione di quello che a oggi, probabilmente, è l’icona urban più importante al mondo. Un’icona amata e supportata anche in Italia, come dimostrano gli oltre 200mila biglietti staccati in un solo anno, per tre live, nel nostro Paese.

Ma perché questo secondo mixtape è stato ed è così importante nella carriera di Scott? Sono due gli elementi caratterizzanti: le produzioni e l’immaginario. Sul fronte lirico, tra racconti di eccessi e metafore di disarcionamenti nei giorni prima del rodeo, appunto, Travis non è mai stato un campione, neppure agli esordi. Il suo forte è il sound avvolgente che pervade tutto il progetto, un tratto distintivo ancora oggi, un mondo sonoro che ha spinto gli addetti ai lavori a sfoggiare, per parlare della sua musica, il termine “rap psichedelico”. Le produzioni eclettiche, spesso oscure e rabbiose, a volte pervase da improvvisi lampi colorati e più morbidi, la capacità di regalare momenti di respiro con la voce e di surfare con maestria su diverse onde, hanno reso Travis Scott quello che è oggi. E per rendersi conto della sua varietà e cultura basta leggere i feat, Young Thug, la band rock The 1975, Big Sean, Rich Homie Quan, Migos, Peewee Longway e il suo mentore T.I., oltre alle citazioni musicali e ai campionamenti contenuti nel mixtape: da Philip Glass a Marvin Gaye, passando per il blues di Bobby Bland. Tutto è ben calibrato e orchestrato, creando un’identità multipla, ma allo stesso tempo riconoscibile, un’identità che oggi è la vera firma di Travis.

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