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Contro la nostalgia dei Blink-182

“One More Time”, in particolare il video, ricorda che il tempo non lascia scampo.
Contro la nostalgia dei Blink-182

Quando nel 1999 uscì “Enema of the State”, i ragazzini non ascoltavano altro. Io ero poco più che un bambino, eppure quelle canzoni facilone ed eccentriche, di cui non capivo una parola, mi si erano subito incollate in testa e non si staccavano più. Era Blink mania e lo sarebbe stato per diversi anni. Sembrava che non si parlasse che di quel trio di simpatici mattacchioni che correvano nudi e non si ascoltasse altro. “Enema of the State” fu un album generazionale? Senz’altro. Non è un caso che alcune delle canzoni simbolo di quel progetto non possano mancare in un party revival come si conviene, o in una festa in piazza, anche in quelle più trash.

La copertina con un'infermiera in abiti succinti mentre indossa un guanto in lattice, a farsi immortalare fu Janine Lindemulder, pornostar statunitense, era pruriginosa e anche per questo divenne un simbolo di quei fine anni ’90. “What's My Age Again?”, la struggente “Adam's Song” e la scatenata “All the Small Things” furono giustamente, sin da subito, degli inni anche grazie al traino di Mtv. Il principale distacco del gruppo californiano dalla scena punk fu rappresentato dai testi: non più denunce contro la corruzione della società, della droga, dei disagi giovanili, né manifestazioni di anarchia, ma storie che hanno sempre avuto lo scopo di divertire, usando espressioni volgari, ma esilaranti, con solo rare eccezioni come “Adam's Song”, che affronta il tema del suicidio. Sono passati ventiquattro anni da quel disco che in qualche modo è una fotografia di un tempo per tutti quei ragazzi, oggi grandi, cresciuti con quel terzo progetto del gruppo.

Dai loro inizi, quasi trent'anni fa, quando hanno incominciato a suonare in un garage di San Diego, i Blink-182 hanno venduto oltre 50 milioni di album in tutto il mondo, diventando una delle rock band più rappresentative della loro generazione. Secondo il New York Times "nessuna band punk degli anni '90 è stata più influente dei Blink-182”. Con il ritorno di Tom Delonge, dopo quasi un decennio, ad affiancare Mark Hoppus e Travis Barker, il trio, che il prossimo 6 ottobre sarà all’Unipol Arena di Bologna, punta tutto sull’effetto nostalgia. La band californiana ha pubblicato due nuovi singoli: la title track dell’album e “More Thank You Know”. Proprio “One More Time”, che offre il titolo al disco, rappresenta una riflessione sui valori dell’amicizia e sulla vita. L’aveva già preannunciato il batterista Travis Barker durante l’intervista a Zane Lowe di Apple Music spiegando che è una sorta di racconto di quanto avvenuto negli ultimi anni: dalla malattia di Mark Hoppus al riavvicinamento con Tom Delonge, i versi cantati sia da Tom che da Mark, contengono, oltre che questi temi, anche riferimenti ai litigi tra loro e all’incidente in aereo che ha coinvolto Barker nel 2008. Una canzone quindi malinconica, nostalgica, il cui video, in modo plateale, riavvolge il nastro del loro legame attraverso una serie di immagini e dettagli inequivocabili e anche commoventi. È un modo anche un po’ subdolo e paraculo, diciamolo, di monetizzare il passato.

Non è un caso che la clip abbia colpito emotivamente i fan di vecchia data e faccia da trampolino a un ritorno in grande stile sulle scene. Rivedere quei tre Peter Pan, oggi adulti, con i segni del tempo addosso, vestiti da ragazzini, tirare fuori in modo così ostentato frammenti di una storia trentennale, con tutti i suoi fantasmi, fa stare scomodi nella propria pelle. Sì, perché i Blink-182 devono essere sempre giovani, correre ancora nudi, fare canzoni stupide, ma irresistibili. Voglio ricordarli solo così, perché sono nati per essere quello. Non possono schiaffarci in faccia che sono cresciuti e invecchiati in questo modo. Abbiamo ancora bisogno di credere che quel mondo esista così come lo abbiamo fissato nella mente. “Più anziano, ma niente è diverso” o ancora “Non voglio comportarmi come se ci fosse un domani”, cantano. E ci costringono a guardare indietro, a guardarci allo specchio vedendo quegli stessi segni che portano anche loro con orgoglio. Contro la nostalgia dei Blink 182 c’è solo il ricordo ovattato di un tempo che non c’è più, un tempo a cui aggrapparsi. La reunion è fatta sull’onda di un ritorno di moda a quelle sonorità e interesserà soprattutto i Millennials, a maggior ragione questo video non era necessario. Mark, Tom e Travis, questa, non dovevano farcela

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