Nelle profondità dei Fast Animals and Slow Kids, a teatro

I Fast Animals and Slow Kids per la prima volta sul palco del Teatro Arcimboldi di Milano: se si segue da tempo la formazione di Perugia, basta questa frase per capire la portata della nuova sfida che si sono posti Aimone Romizi e soci con il tour che li vede attualmente impegnati nei teatri. Dopo l’esordio nella sua città al Teatro Morlacchi, la sera del 30 marzo la band sale sul palco del complesso milanese inaugurato nel 2002 per ospitare inizialmente gli spettacoli del Teatro alla Scala durante il periodo di ristrutturazione del Piermarini. Il gruppo, oltre a realizzare il proprio "sogno in un cassetto", riesce quindi a portare la sua musica in una dimensione inedita grazie a un “concerto in quattro atti per piccola orchestra da camera”, con cui svela le sue diverse profondità sorprendendo i suoi fan ancora una volta.
La nuova sfida nei teatri
“Per tanti anni / Pensavo fosse alternativo fare il punk / Ma oggi / Ho trent'anni / Vorrei soltanto dire quello che mi va / Lo so, ti parrà strano / Ma in fondo questa è la mia nuova libertà”, canta Aimone Romizi in “Canzoni tristi”, brano estratto dal disco pubblicato dai Fast Animals and Slow Kids nel 2019, “Animali notturni”, il loro primo album uscito per una major. A partire da questo suo quinto lavoro di studio, la formazione di Perugia ha intrapreso un cambiamento di atteggiamento e attitudine, smussando gli angoli della sua anima punk e adottando sonorità più morbide in confronto ai suoni più frenetici del passato. Questa evoluzione ha continuato a maturare, spingendo il gruppo a raccontarsi via via in modo sempre più profondo, attraverso pezzi intrisi di riflessioni, e ad allontanarsi dalle atmosfere più crude. I FASK hanno così abbracciato la loro “nuova libertà” e hanno preso il coraggio per esplorare territori per loro inediti. Nell’estate del 2021 Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Jacopo Gigliotti hanno affrontato la sfida della pandemia con un tour che li ha visti suonare canzoni tratte dal loro repertorio rielaborate in chiave essenzialmente acustica (qui il racconto del concerto al Magnolia), davanti a un pubblico rigorosamente seduto. A settembre dello stesso anno i Fast Animals and Slow Kids hanno poi pubblicato l’album “È già domani” (qui la nostra recensione), il risultato di una maturità sempre più completa e definita, e che li ha poi riportati in scena con un “concerto rock & roll” (qui il racconto della data al Fabrique). Ora la formazione perugina si è messa nuovamente alla prova con il suo primo tour nei teatri, che li vede attualmente impegnati a presentare le sue canzoni in una nuova veste insieme a una piccola orchestra da camera. È così che, in una calda serata di fine marzo, l’animo più hardcore e la frenesia più irrequieta dei Fast Animals and Slow Kids trova sfogo nella compostezza di un teatro come gli Arcimboldi.
Le diverse profondità dei FASK, in quattro atti
Sono da poco passate le 21 quando l’apertura del sipario segna l’inizio dello spettacolo milanese e la band raggiunge in scena il suo fedele collaboratore Daniele Ghiandoni e i sei musicisti dell’orchestra già in postazione. Il gruppo è pronto a esibirsi davanti a un pubblico ordinatamente seduto, ma che durante il concerto, grazie al coinvolgimento di Aimone Romizi e compagni, sa anche trovare l’audacia per rompere la rigida ritualità imposta dal luogo.
La dimensione del teatro diventa per i Fast Animals and Slow Kids l’occasione per ripensare la propria musica con una nuova narrazione, che riesce ad abbracciare le anime più profonde della band e le sue nuove aspirazioni. In questo contesto, il gruppo trova modo di presentare la sua storia sotto una nuova luce attraverso quattro atti in cui mette a nudo se stesso e le sue riflessioni. Ogni atto corrisponde infatti a tematiche o aspetti definiti e il concerto, come suggerito dalla scritta che appare sul megaschermo sullo sfondo, che accendendosi illumina la penombra che avvolge la sala, prende il via con “cinque canzoni che parlano di paura e amicizia. Cinque canzoni per farsi coraggio”. La prima parte dello show è riservata a brani che evidenziano l’amicizia e la grande passione in comune per la musica che da quindici anni lega in modo viscerale Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Jacopo Gigliotti. Pescando da album recenti e meno recenti, i FASK raccontano la loro forza attraverso la rilettura di propri pezzi come “Animali notturni”, “Come un animale” e “Stupida canzone” che, con il supporto dell’orchestra, trovano nuovo respiro in un arrangiamento che fa incontrare chitarre acustiche ed elettriche con strumenti a corda e fiati. In questo contesto, meno rock e più folk, trovano spazio anche uno dei cavalli di battaglia della band, “A cosa ci serve”, e una canzone che ultimamente si sentiva raramente dal vivo, “Troia”.
Già con il primo atto, che fin da subito accende l’entusiasmo dei fan che riempiono platea e gallerie degli Arcimboldi con cori e applausi, i Fast Animals and Slow Kids svelano la profondità e la natura del concerto. Nonostante non siano previsti momenti frenetici o riff fulminanti, pogo sotto al palco, stage diving del frontman o una delle sue tipiche “arrampicate” sulla struttura del palco, lo spettacolo “Una notte con: Fast Animals and Slow Kids - Concerto in 4 atti per piccola orchestra da camera” sorprende per la capacità con cui non tradisce la natura della band. La voce di Aimone, che sul palcoscenico degli Arcimboldi trova modo di sfogarsi sia seduto su uno sgabello che muovendosi in scena o interagendo con i compagni e il pubblico, dà ancora una volta prova delle sue capacità interpretative che gli permettono di dare enfasi e carattere alle canzoni colpendo come un pugno in faccia o come un abbraccio i presenti.
In viaggio, tra natura, buio e amore
La serata agli Arcimboldi dei Fast Animals and Slow Kids continua con altri tre atti, dedicati rispettivamente al viaggio, al buio della propria mente e all’amore. In qualche modo, è possibile anche seguire l’evoluzione più intima della band che, partendo da una delle dimensioni per lei più genuine e immediate come quella legata alle esperienze di viaggio, attraversa anche aspetti più delicati e tediosi. Dopo il secondo atto, dove protagonisti sono brani come – tra gli altri - “Vita sperduta”, “Cosa ci direbbe” e “Lago ad alta quota”, si passa quindi a uno dei momenti più intensi dello show. Con esso, e con – per esempio – “Coperta”, “Annabelle” e “Senza deluderti”, i FASK regalano al pubblico un forte messaggio di speranza che permette a tutti di abbracciare l’amore della parte finale. “Dopo il buio, la cosa più potente che potevamo fare era concepire un atto intero, che è l’ultimo, che contenesse quella che era la parola che non siamo mai riusciti a dire per bene”, ammette Aimone Romizi dal proscenio prima dell’apertura del sipario sul quarto e ultimo atto della serata: “Nei primi dischi dei FASK non riuscivamo neanche a dire cuore: dicevamo petto, costato, fuoco. Avevamo paura delle parole: eravamo dei ragazzini spaventati dalle parole. Adesso, però, abbiamo capito che le parole servono solo per entrare in comunicazione con qualcun altro e non sentirsi soli. Quindi adesso lo diciamo con questo ultimo atto che è l’atto dell’amore”. “Novecento”, “Dritto al cuore”, “Canzoni tristi”, “Non potrei mai” e “Forse non è la felicità” sono quindi le canzoni a cui è affidato il compito di portare in uno spazio più viscerale e intimo il pubblico che in risposta, alla fine, decide di alzarsi in piedi e sfogarsi cantando a sguarciagola. Il Teatro Arcimboldi diventa così uno spazio dove anche la musica dei FASK trova una propria dignità e segna un altro importante traguardo della band perugina.
Scaletta
Primo atto
Animali notturni
Come un animale
Stupida canzone
A cosa ci serve
Troia
Secondo atto
Vita sperduta
Tenera età
Cosa ci direbbe
Lago ad alta quota
Terzo atto
Il vincente
Fratello mio
Coperta
Annabelle
Senza deluderti
Quarto atto
Novecento
Dritto al cuore
Canzoni tristi
Non potrei mai
Forse non è la felicità