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thasup senza il suo avatar rischia di perdere la magia

Piano piano l'artista si sta mostrando “reale”. È la strada giusta?
thasup senza il suo avatar rischia di perdere la magia
Credits: Lorenzo Ruffo

Lo scorso settembre è stato protagonista di un concerto, il suo primo vero live, in programma al Fabrique di Milano. Un evento pensato per i fan e per presentare il nuovo album “c@ra++ere s?ec!@le”. Non è finita: il percorso di “materializzazione” e di abbandono, passo dopo passo, della dimensione da avatar animato, thasup lo ha continuato anche con la pubblicazione del nuovo video di “Dimmi che c’è”, brano realizzato con Tedua.

L’arrivo di thasup sulla Terra

Nella cilp, direttamente dalla luna, thasup ha attraversato l’atmosfera e aperto un portale sul nostro mondo, arrivando per la prima volta sulla Terra. Il video, con la regia di Late Milk, è nato da un'idea dello stesso produttore, che ha deciso di raccontare il suo mondo per la prima volta in versione non animata. All’inizio disorientato, l’artista riesce ad abbattere il muro che lo separava dal nostro pianeta e dai suoi abitanti, grazie alla musica. “Dimmi che c’è” è il primo singolo che arriva dopo l’uscita di “c@ra++ere s?ec!@le”, che ha raggiunto il doppio Disco di Platino. A soli 21 anni, thasup conta oggi due album all’attivo e oltre 2,5 miliardi di stream totali, audio e video. Il suo primo album “23 6451”: sin da quando, nel 2017, thasup, che ai tempi si faceva chiamare ancora tha Supreme, è sceso come un alieno sulla scena musicale, ha lasciato un segno.

Uno stile unico

È diventato l'icona della Gen Z con uno stile riconoscibile fondato su un sound accattivante e con testi scritti in un gergo tutto suo, fatto di parole utilizzate dalle nuove generazioni e neologismi, il tutto frullato dentro canzoni che spesso diventano dei veri rompicapo o dei labirinti in cui perdersi.

Nel primo volume, nonostante i cambi di registro e l’utilizzo di diversi strumenti, il trip di thasup, per quanto creativo, era limitato e in alcuni momenti si percepiva una sensazione di stanchezza e asfissia nell’ascolto globale, “c@ra++ere s?ec!@le” invece ha molto più respiro, gioca di più con la musica, è pop, punta in alto e viverlo dall’inizio alla fine è come salire sulle montagne russe: rap, funk, jazz, rock,  R&B, elettronica, cantautorato più classico, tutto trova una sua dimensione e alcune produzioni sono eccellenti. C’è anche qualche tentativo di andare più in profondità a livello di scrittura, come succede nella scarna “molecole (interlude)”.

Mostrarsi: è la svolta giusta?

La strada che porta all’abbandono del mondo animato, per una versione fisica, rischia di far perdere la magia che ha sempre contraddistinto thasup? Indubbiamente, avvicinarsi alla realizzazione di veri e propri live, dopo due album, è necessario. Sia da un punto di vista di sfogo artistico che di sostenibilità economica. È con i live che gli artisti, oggi, guadagnano. C’è da scommetterci: verrà annunciato un tour. Ma siamo certi che mostrarsi sul palco sia la declinazione live corretta? L’esperimento al Fabrique dello scorso settembre, per quanto suggestivo, non è propriamente riuscito. Il mondo magico, allucinato e misterioso di thasup, in quell’occasione, si è sciolto e sotto è rimasto un ragazzo, geniale certo, ma pur sempre un ragazzo giovanissimo con tutti i suoi limiti di “tenuta palco”.

Non sarebbe più coerente e interessante, certamente più costoso, realizzare un’operazione alla Gorillaz dei primi tempi con un mega schermo pieno di visual, avatar e immagini, e tenere l’artista e la band dietro di esso? Sarebbe più immersivo, meno amaramente “reale” e terrebbe intatto l’incantesimo, permettendo più gioco e divertimento. Anche perché le canzoni che funzionano ci sono, thasup da quel punto di vista non ha problemi.

L’ologramma del 2019

Anche l’ologramma utilizzato nel 2019 sul palco di X Factor è un possibile punto di partenza interessante. Abbandonare completamente l’universo avatar, diventando carne e ossa avvolti in una felpa viola, potrebbe essere un passo falso di “normalizzazione” da cui poi sarebbe difficile tornare indietro: thasup è diventato thasup anche per il grande punto di domanda che ha sempre portato sulla testa. Zero interviste, zero video con il suo volto, zero ego trip, sempre la musica davanti a tutto e tutti. Se è arrivato il momento, anche giustamente, di aprirsi di più, la speranza è che thasup lo faccia senza tradire alcune delle radici e delle suggestioni che lo hanno fatto crescere insieme al suo pubblico. 

 

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