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Quella volta che Nikki Sixx rubò il suo primo basso

Ma non andò a finire come aveva progettato.
Quella volta che Nikki Sixx rubò il suo primo basso

Un buon basso non era economico. Persino quello più sfigato e malconcio era al di fuori della portata di chi portava a casa poco più di un salario minimo. Ma la passione per la musica era tanta. Troppa. “Non riuscivo a pagare l’affitto ed ero finito a vivere a casa della ragazza con cui uscivo. Ma la decisione era ormai presa: mi serviva un basso e me lo sarei procurato”. Lo racconta Nikki Sixx nel libro “The First 21 – Come sono diventato Nikki Sixx”: nel volume, tradotto in Italia dalla casa editrice Il Castello, il bassista dei Motley Cue riavvolge il nastro dei suoi primi 21 anni di vita, quelli vissuti "prima" di iniziare l'attività musicale, con il nome anagrafico di Franklin Carlton Feranna. Lo fa con disinvolta franchezza, senza risparmiare dettagli. Fra i tanti aneddoti ce n’è uno molto curioso sul furto del suo primo basso, strumento di cui sin da subito si è innamorato. “Dopo le prove, un giorno, chiesi a Joel: mi presti la custodia della tua chitarra? Per cosa? Non glielo dissi. Risposi soltanto: farò attenzione. Te la riporto stasera. Feci attenzione e gli restituii la custodia, ma solo dopo aver fatto una capatina da Broberg.

Entrai nel negozio e iniziai a conversare con il commesso: sono un musicista. Mi sono appena trasferito in città e mi servirebbe un bel lavoro”, racconta Sixx in un estratto del libro. Poi il racconto continua: “Chiacchierammo un po’, parlando delle nostre band preferite. Dopo qualche minuto, il commesso mi interruppe: aspetta un attimo. Vado a prendere un modulo. Appena scomparve nel retrobottega, afferrai un Gibson appeso al muro e lo ficcai nella custodia vuota di Joel. Fui così veloce che ebbi persino il tempo di darmi una sistemata prima che ritornasse. Riempii la domanda di assunzione usando un nome e un indirizzo falsi. Poi strinsi la mano al commesso e, dissimulando la massima calma, uscii dal negozio. Quella sera ci incontrammo da Rick. Ero raggiante d’orgoglio, ma non mi sbottonai subito. Volevo raccontare l’impresa soltanto davanti alla gang al completo. Alla fine, mi misi al centro dello scantinato e aprii la custodia. Guardate il mio nuovo basso, esclamai”.

E qui il racconto si fa divertente e a tratti surreale: “Nessuno rise. Mi guardarono tutti, in silenzio. Frank, quello non è un basso, mi dissero. Osservai la sagoma familiare: Les Paul, finitura gold top. Contai le corde. Avevano ragione. Ma non ci potevo fare nulla. Di certo non potevo restituire una chitarra rubata”.

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