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Intervista a Page & Plant

Incontrare Jimmy Page e Robert Plant a Montecarlo, dopo aver trascorso una vita ascoltando i loro dischi (tanto quelli dei Led Zeppelin che quelli solisti, perché il vero fan è così, non pone limiti alla leggenda...) fa un po’ effetto. I due sono sereni, rilassati, scherzosi, e minacciosi solo nei confronti di chi continua ad agitargli in faccia lo spettro degli Zep, neanche fossero passati due anni e non quasi venti dallo scioglimento del Dirigibile. Per l’intervista ci tocca Robert Plant, mentre Page, impegnato in una telefonica, ci raggiunge soltanto fine per saluti, autografi e un bicchiere di vino.

Perché avete scelto come titolo del vostro nuovo lavoro "Walking Into Clarksdale"?

Ho viaggiato molto sul delta del Mississippi e Clarksdale è una piccola città sul Mississippi che, per un breve periodo di tempo, circa una quindicina d’anni, è stato uno dei centri più carismatici per la gente di colore. Era il posto giusto per trovare musicisti sconosciuti e far loro registrare dischi: era anche la città in cui molti musicisti vivevano e c’era un grosso fermento. Il tutto andò avanti fino a quando, con l’abbandono delle attività legate alla coltivazione e alla raccolta del cotone, molte persone furono costrette a trasferirsi a Chicago. Fino ad allora Clarksdale era uno dei posti migliori in cui un nero potesse trovarsi a vivere. Adesso lì non c’è più niente perché sono cambiati i tempi, la musica è andata via, la meccanizzazione nel procedimento di raccolta del cotone ha eliminato qualsiasi fabbisogno di personale e la città è ridotta ad un quarto di ciò che era in origine. Tutte le attività e l’azione sono svanite, e la canzone parla del fatto che volevo andare lì per riportare le persone che mi avevano ispirato quando ero giovane, riportarle a casa.

"No Quarter" era una celebrazione del vostro passato con già dentro i primi semi del presente musicale di Plant & Page: è una sorta di sfida scrivere questi nuovi brani sapendo che sarebbero comunque stati confrontati con il vostro passato?

Tutto è comunque paragonabile al passato. Anche se giochi a pallone è così...sì, stimolante, ma non c’era sfida in quello che facevamo, perché comunque la storia e la leggenda sono sempre più forti grandi del presente. Facciamo musica perché è ciò che amiamo fare, e credo che abbiamo scritto anche in questo caso delle canzoni molto intense, non abbiamo sfide da raccogliere perché la leggenda è già così grande e ci abbiamo vissuto dentro per così tanto tempo che ormai la conosciamo. Voglio dire "Heartbreaker" e "Whole lotta love" sono impossibili da eguagliare, ma forse un giorno qualcuna delle canzoni che abbiamo scritto adesso le uguaglierà.

 

Se pensi alla tua carriera come solista, quale pensi che sia la cosa che ti dà in più Jimmy con la sua presenza musicale?

Credo che "Fate of nations" fosse un ottimo album, forte e bello, ma era molto meticoloso dal punto di vista sonoro e molto difficile da ricreare, ero diventato molto cerebrale in un certo senso. Lavorare con Jimmy rende le cose molto più veloci, istantanee, abbiamo una sorta di magnetismo che ci prende e ci porta entrambi verso lo stesso punto molto presto. E’ molto diretto lavorare con lui...

 

Studi ancora arabo?

No, non più. Adesso faccio interviste...

 

 

E’ vero che Elvis una volta voleva conoscervi perché era sconvolto dalle dicerie su quello che i Led Zeppelin combinavano durante i tour?

E’ vero...ma non credo che gli interessasse davvero sapere del nostro stile di vita. Credo piuttosto che fosse curioso di scoprire come facevamo a vendere più biglietti di quanti ne vendeva lui....lo capisco, per me era imbarazzante almeno quanto lo era per lui...

 

Ascoltando gli arrangiamenti di "Most high" si capisce quanto "Kashmir", del 1975, fosse un brano seminale per tutta una serie di vostre composizioni...

Sì, è vero, è musica che fa parte della stessa area compositiva...alcune sono rockabilly, altre sono più etniche: siamo fortunati a possedere questa serie di ‘aree’ tematiche nelle quali cresce la nostra musica...cose nelle quali si muove permanentemente la nostra musica

 

C’è una connessione molto forte tra le cose di "Presence" e "Physical Graffiti" e quelle che fate adesso tu e Jimmy, come se in qualche modo aveste cristallizzato in quella musica le vostre caratteristiche: c’è molto meno del primo e dell’ultimo periodo degli Zeppelin. Vi sentite più a vostro agio con questo tipo di struttura musicale?

Sì, è così. E’ più costruttivo ed ha molta dinamica. "Led Zeppelin I" in fondo era una po’ come una jam session. Ma credo che questo album sia molto legato a Physical Graffiti, è stato così facile da fare: è stato facile scrivere le canzoni, così va bene, almeno finché pensi che non debba per forza essere messo a confronto con quanto hai già fatto: questo è esistenzialismo, ciò che conto è ciò che esiste qui e adesso, non m importa né del passato né del futuro.

 

Deve essere stato un processo faticoso arrivare a questo tipo di consapevolezza dopo oltre un decennio trascorso tra rapporti conflittuali con il mito dei Led Zeppelin, almeno fino a Live Aid...

E non lo volevo neanche fare, a quel tempo...mi sembrava che la natura dello show fosse importante, ma l’ho odiato con tutte le mie forze. Ho odiato salire sul palco e cantare ancora una volta "Stairway to heaven", ho odiato vedere i Duran Duran che piangevano di fianco al palco, c’era tutta una pomposità che mi sembrava una stronzata. Ma adesso siamo qui, e comunque anche queste sono tutte stronzate no? E’ un bel modo di passare la vita, dopotutto...

 

Cosa pensi della pubblicazione di BBC sessions?

Cosa ne penso? Credo che metta in luce molto bene la grande evoluzione compiuta dal gruppo in un breve lasso di tempo, passando da tipico gruppo da club, molto schematico, a band molto aperta e dalle forme musicali molto libere, cosa che poi saremmo rimasti per tutti gli anni a venire, soprattutto dal vivo, dove abbiamo continuato ad espandere le nostre strutture musicali. C’è una stupefacente musicalità nella band, ma io non sono un grande amante delle registrazioni live, e così credo che sia buono perché mette in mostra la giovinezza dei Led Zeppelin, come sia cambiata la loro mentalità e anche la loro immaginazione musicale in un breve lasso di tempo, come la coesione dei tre musicisti fosse sempre migliore. Poi se non ti piace....

 

Come siete passati dal blues ad altre forme musicali?

Non saprei. Credo che sia stata un’evoluzione naturale. E’ dipeso dal fatto di aver viaggiato, di aver conosciuto altre persone, di aver conosciuto il mondo.

 

Dai tempi di "Now and Zen" la tua immagine e la tua musica sono sembrate maggiormente influenzati dalle filosofie orientali, mentre Jimmy era dedito all’esoterismo: siete ancora dentro questi interessi?

Occasionalmente mi capita di leggere libri, fare viaggi ma non studio niente a livello di discipline. Sono come un voyeur adesso e sbircio dalle finestre ma nessuno può vedermi. Assorbo....e mi piace il romanticismo, il pericolo e i mistero che ruotano intorno a questo cose, ma sono sensazioni fisiche, non metafisiche.

 

"When the world was young" e "When I was a child" sono canzoni che hanno a che fare con il mondo dell’infanzia: sei contento del tuo passato?

Sì, molto. Ho avuto delle ottime opportunità, sono stato molto fortunato. Sono nato in un periodo in cui il concetto di famiglia era molto forte, un po’ com’è ancora oggi in Italia ma come non è più da noi.

 

Pensarti come una persona legata ai valori della famiglia non è proprio vicino all’immagine che si ha di te normalmente...

A quei tempi ero un ragazzo, ero sull’altro fronte, quello di chi riceveva, mentre adesso sono io quello che deve dare. Ma ho avuto dei grandi figli: non ho avuto una moglie, ecco tutto...

 

Ti manca una moglie?

No, ho molte assistenti....molte mogli satellite....

 

Adesso?

Sempre...

 

Sì, ma anche un tipo come te, già da come si presenta non è facile che entusiasmi...Mi ricordo di averti visto in un programma di Red ronnie, e non appena sei entrato in studio ti sei avvicinato al bancone dove c’era sua moglie e hai chiesto: "Quanto vuoi per questa ragazza?" Ci sono approcci più romantici...oppure ti piace comprarle all’orientale?

Di fatto questo non è il modo migliore per trovare moglie, però se non altro fai ridere gli altri, e questo è il primo gradino per far cadere tutti i preconcetti che ti riguardano.

 

In che modo Robert Plant, una volta considerato il giovanottone campagnolo e senza cervello del gruppo, si è trasformato adesso in un perfetto uomo da press-conference, molto più veloce dei giornalisti nel raccogliere le provocazioni e cavalcarle? Mi sembra che lo stesso Jimmy si appoggi molto a te, in queste situazioni...

Ci aiutiamo l’un l’altro, lui non faceva più queste cose da molto tempo, ma io ho continuato a farle per conto mio. Sono stronzate, ma divertenti. Alla fine impari a dare le risposte giuste anche alle domande sbagliate, e a non prenderti troppo sul serio. Penso che saranno queste cose a farmi vendere i dischi? No...però forse in qualche modo stabiliranno una differenza. La musica per me è importante così come sto, e queste due cose procedono di pari passo. Sono più sicuro, non sono particolarmente acuto come uomo intellettualmente esoterico, però faccio le mie cose, e fino a quando non si fa finta di essere altri tutto va bene.

 

Un’altra cosa che ho notato, è la tua capacità di dire no ad ogni tentativo di celebrazione della leggenda dei Led Zeppelin...

Assolutamente sì. Non ho alcuna intenzione di fare una nuova edizione dei Led Zeppelin a metà prezzo....

 

Quantomeno a prezzo intero....

Esatto....sono qui perché non posso andare in Croazia, a Zagabria ho un buon motivo per tornare...

 

Intuisco che non è la musica...

...esatto!

 

Pubblicherete altri dischi dal vivo dei Led Zeppelin, tipo le registrazioni al Budokan?

No, l’unica cosa che mi piacerebbe pubblicare è il concerto della Royal Albert Hall, del 9 gennaio 1970, il giorno del compleanno di Jimmy. Veramente eccellente, forse uscirà un homevideo....

 

Una volta hai detto che rimetterti a suonare con Jimmy Page era impossibile, sarebbe stato come fare di nuovo l’amore con la tua ex-moglie: visto che l’hai fatto, volevo sapere com’è stato....

Be’, sorprendentemente bello! Non ha perso le sue vecchie doti. La morte di John Bonham per molto tempo mi ha fatto sentire allergico alla storia dei Led Zeppelin. Ho avuto un buon successo come solista, e sono soddisfatto per alcune canzoni che ho scritto, soprattutto per quelle contenute su "Manic nirvana" e "Fate of nations", sono state delle belle esperienze per me. Così quando ci siamo ritrovati insieme è stato in un modo più indipendente, che ha giovato ed è piaciuto ad entrambi. Ci siamo baciati al nostro primo appuntamento, ci siamo ritrovati in una stanza e ci siamo chiariti su tutto quello che girava intorno a noi a livello di voci, sulle cose che lui aveva detto e quelle che io avevo detto....

 

Tutti i vostri precedenti amanti...

....bè, di quelli ho ancora il numero telefonico....

 

Tu e Jimmy Page siete stati ispirazione per molti gruppi come Pearl Jam, Soundgarden e tanti altri...siete contenti di questo....

Sì, come Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Howling Wolf, Muddy Waters, Robert Johnson sono stati i miei punti di partenza, così noi lo siamo stati per qualcun altro: non è una grossa scoperta, funziona da sempre così...qualcuno imita qualcun altro, è che forse non bisognerebbe fare canzoni così simili...come dice un vecchio proverbio inglese: se vivi in una casa di vetro, non tirare sassi. Credo che le nostre canzoni siano molto simili a dei vecchi blues, ma forse è giusto che sia così...non credo che i Prodigy ascoltino i Led Zeppelin, ma se si scoprisse di sì, ne sarei molto contento. Quello è il futuro della musica....

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