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Parliamo con le *All Saints*

Erano in molti a considerarle, soprattutto agli inizi, delle controfigure delle Spice Girls, capaci di saltare in corsa sul carro delle vincitrici: in realtà l’apparizione sanremese ha dimostrato invece che le All Saints vivono di una loro originalità e specificità. Sicuramente più ‘black-oriented’ delle loro colleghe, le All Saints sembrano anche meno comprese nei loro personaggi e si rivelano, conosciute di persona, quattro ragazze dalle idee decisamente chiare....

Be’, iniziamo con la prima domanda: Melanie, tu e Shaznay avete fatto nascere le All Saints - quando vi siete conosciute?
MELANIE: Circa quattro anni fa. Lavoravamo entrambe nello stesso studio, in All Saints Road, ed eravamo entrambe impegnate in session di registrazione con la stessa persona. Così ci siamo conosciute e siamo subito andate d’accordo...allora abbiamo pensato di fare qualcosa insieme. E sono nate le All Saints.

SHAZNAY: Ero sempre andata avanti pensando - come credo anche Mel e, in fondo, ognuno che entra in questo business - che avrei fatto carriera da sola. Poi ho conosciuto Mel e, approfondendo il nostro rapporto, le nostre similitudini, abbiamo iniziato a pensare al plurale. Avremmo bussato alle stesse porte insieme, avremmo cercato di realizzare lo stesso progetto. La stessa cosa è successa quando Nicky e Nat sono entrate a far parte del gruppo. Fino a quel momento avevamo lavorato in studio registrando un brano e riempiendolo di armonie vocali fino a farlo suonare come era nostra intenzione, ma ci eravamo rese conto che sarebbe stato impossibile riprodurre dal vivo quelle canzoni, perché c’erano troppe parti vocali per due persone sole. Così abbiamo iniziato a pensare che forse sarebbe stata una buona idea quella di avere delle altre cantanti, anche se non volevamo passare attraverso la solita trafila delle audizioni e degli annunci: volevamo che anche questo passo fosse compiuto con naturalezza... non correre il rischio di ritrovarci insieme a delle ragazze che ci avrebbero detto di sì solamente per fare carriera e avere successo, senza magari amare realmente la nostra musica. Volevamo qualcuno. Volevamo incontrare qualcuno che fosse ‘normale’, apprezzasse la nostra musica e noi come persone.

Natalie, che background musicale avete tu e Nicky?
NATALIE: Mia madre era solita farci esibire nell’imitazione di Mack e Mabel di fronte ai familiari, sempre, sempre e non soltanto di fronte agli amici più intimi. Abbiamo fatto anche quello! Siamo nate per stare su un palco. In casa c’era sempre musica. Siamo cresciute ascoltando Frank Sinatra e Barry Manilow e cose del genere, Nat King Cole come tanto rock, specialmente quello americano classico. Sai come vanno queste cose, se ascolti tanta musica in casa alla fine hai voglia di cantare, di esibirti, di guardarti allo specchio mentre mimi i tuoi artisti preferiti. Ho sempre rifatto i video che mi piacevano in camera mia, imitandoli allo specchio.

Come siete entrate nelle All Saints tu e Nicky?
NATALIE: Nick e io avevamo conosciuto Mel... Melanie e Shaz erano le All Saints 4 anni fa. Due anni dopo Mel ha incontrato Nick dopo 8 anni che non si vedevano, visto che tanto io che Nick andavamo a scuola con Mel nel 1987. Così ci siamo incontrate. E’ stato bello incontrarla di nuovo. E’ stata lei a dirci che faceva parte di questo gruppo, All Saints, e che loro avevano bisogno di altre cantanti perché c’erano molte armonie vocali da fare. Nick è entrata nel gruppo, mentre io, che volevo continuare a fare le mie cose come solista, all’inizio non ero molto dell’idea; a poco a poco però sono talmente entrata nella musica delle All Saints che è venuto loro spontaneo chiedermi di cantare con loro in pianta stabile. Così ho accettato. Capisci? Ho cantato per tutta la vita. Lo facevo anche a New York, illegalmente, quando non avevo l’età. Ma quello è sempre stato il mio sogno. Il sogno di una vita.

A cosa sentite di essere più vicine con la vostra musica, all’hip hop oppure al R&B?
MELANIE: siamo molti influenzate dal R&B ma il centro focale della nostra musica è maggiormente hip hop, a causa dei beats che usiamo e per... be’, gran parte del nostro stile....come molte delle melodie che scrive Shaznay e che sono molto ritmiche, e lasciano filtrare le sue influenze rap. Il R&B c’è perché in definitiva siamo delle cantanti, ma la nostra musica è maggiormente imparentata all’hip hop.

Siete state maggiormente influenzate dalla musica americana o da quella inglese?
SHAZNAY: direi che c’è molto della tipica influenza musicale americana solo perché, sai come vanno le cose qui, o ascolti il pop più commerciale o le bands indie come Oasis e Blur oppure quella cosa orribile che risponde al nome di R&B inglese, una versione annacquata dell’originale americano. Credo che quello che abbiamo fatto sia stato non cercare di appartenere ad una categoria specifica. Siamo state noi stesse. Ci piace la musica americana, è ciò che preferiamo ascoltare, per cui non avrebbe avuto senso mettersi intorno a un tavolo e decidere di fare musica all’inglese, perché non è quella la musica che ci appartiene. Così abbiamo dato il nostro feeling ad una musica i cui beats provengono maggiormente dagli States, e sono quindi molto più potenti e duri di quelli adoperati solitamente dagli artisti inglesi che sono...sì, ti ci puoi divertire, ma quelli americani...il R&B, quello americano, il tipo di musica che fa Puff Daddy e gente come lui, non è la stessa di quella inglese, è molto differente. Ma se metti su un cd di Puff Daddy, uno delle Spice Girls o delle Eternal e uno nostro, ti accorgi subito di quale è il più vicino al suono americano.

C’è qualche artista in particolare che ammirate?
SHAZNAY: Sono diversi a seconda di ognuna di noi. Io ascolto molto rap, ma mi piacciono anche gli Ocean Colour Scene, mentre Melanie adora Jamiroquai, Nicky gli Oasis e Natalie il rock e il rap della vecchia scuola. Poi ci sono anche vecchie influenze come Stevie Wonder, Chaka Khan, Aretha Franklin e altri...credo che ci sia un legame tra tutte le nostre influenze e la musica che facciamo, perché mi piace il rap e lo ritrovo nella musica che facciamo, quasi che piaccia anche ad ognuna di noi. Abbiamo fatto una cover di "Under The Bridge" che è una canzone rock e l’abbiamo trasformata in una cosa stile All Saints. Nat ama il rock così ci siamo trovate a nostro agio e penso che finché le cose continuano ad andare avanti così tutto sarà perfetto. E’ come il discorso delle influenze....se qualcuno ti influenza, non devi copiarlo pedissequamente o cercare di fare suonare nello stesso modo la tua musica. Piuttosto questo significa che quella musica ha un effetto particolare su di te, che puoi usarla per aiutarti a creare il tuo proprio suono e le tue ’vibrazioni’.

Shaznay, come hai scoperto di saper scrivere canzoni?
SHAZNAY: E’ stata una cosa naturale. Scrivo da quando avevo 13 anni. E’ una cosa che non ho mai preso sul serio forse fino a quando ho scritto "Never Ever", canzone che ci ha procurato un contratto discografico. Lì ho capito che le cose si facevano serie. Non riesco nemmeno a ricordare come l’ho scritta e quanto ci ho impiegato. Non ho mai lavorato controvoglia a una canzone, costringendomi a scriverla o a finirla. Se ho una traccia di solito ci metto 10 minuti a completarla, forse 15, ed è una cosa che mi piace molto fare. Quando andavo a scuola...be’, studiavamo poesie inglesi in classe, e mi piaceva l’idea di scrivere delle rime e cose del genere. Credo che questo sia il motivo per cui mi piace molto il rap: adoro la capacità di raccontare una storia ricorrendo alle rime, svelandola verso dopo verso come per magia. Tutto fluisce con armonia, in modo limpido, e molte canzoni rap dicono la verità, raccontano storie vere; credo che questa sia una cosa importante per le canzoni, il fatto di essere oneste nella loro espressione. Tutto è nato dalla capacità, per una persona, di scrivere delle rime...di scrivere in rima cose che avessero un senso. Quella era la cosa che mi affascinava di più e da quando scrivo canzoni non l’ho mai considerata una cosa speciale...è soltanto successo. Non so spiegarlo, so che succede e spero che vada sempre così. Non voglio neanche essere messa sotto pressione, attorniata da persone che mi dicono: "devi scrivere un hit oppure una canzone come questa", perché poi finisco per entrare troppo nella paranoia della scrittura e così perdo l’ispirazione.

"I Know Where It’s At" è stato un grande successo per voi. E’ un brano che vi piace altrettanto?
NICKY: il motivo per cui quel brano ci piace molto sta nel fatto che era il nostro pezzo preferito. Era uno dei brani più belli prima che venisse scritto "Never Ever", e anche dopo che quella canzone era stata incisa, siamo state a lungo indecise su quale delle due ci piacesse di più. Ci siamo chieste quale delle due avremmo voluto pubblicare per prima, dal momento che erano ormai finite entrambe, e abbiamo optato per "I Know Where It’s At", che rappresentava tutta la nostra storia, dagli inizi fino a quel momento. "Never Ever" è un brano che rappresenta maggiormente il nostro essere cresciute, la consapevolezza di fare parte del music business e al tempo stesso la voglia di non crescere, di non diventare necessariamente delle professioniste senza cuore. "I Know Where It’s At" rappresenta il lato folle, divertente, come se fossimo in uno studio e stessimo organizzando una festa, per fare vedere alla gente come siamo davvero, mentre "Never Ever" è un brano che vuole mettere in mostra come siamo cresciute nel giro di due anni, e credo che sull’album ti accorgerai di come siamo maturate, visto che ogni brano è stato scritto dopo "Never Ever". C’è più sicurezza nella scrittura dei brani, più creatività e un maggior lavoro di gruppo. "I Know Where It’s At" è un brano che non mi ha ancora stancato: tutti mi dicevano che a forza di cantarla mi avrebbe stancato, ma quel momento non è ancora arrivato, credo che nessuna di noi si stancherà mai di quella canzone.

A proposito della cover dei Red Hot Chili Peppers "Under The Bridge" - cosa vi ha fatto decidere di inciderla?
MELANIE: A noi tutte piacciono i Red hot Chili Peppers. Alcune di noi hanno conosciuto la loro musica prima delle altre. Mio padre, che ha sempre ascoltato rock, mi ha messo in contatto con quel mondo musicale e così io li ho sempre rispettati molto, visto che sono un gruppo rock in grado di incorporare il funk e anche degli elementi dell’hip hop nella propria musica. "Under The Bridge" è una canzone che ci è sempre piaciuta. E’ successo che...eravamo in studio e stavamo finendo un brano quando KG ha messo su il cd...aveva una base su DAT con il campionamento della chitarra originale. Eravamo alla ricerca di un pezzo leggermente rock che soddisfacesse la passione di Natalie per il rock e così io ho suggerito l’idea di farne una cover. Abbiamo tenuto quella chitarra e cambiato il resto, ma il motivo vero resta il fatto che ci piace la buona musica e quella è una bella canzone.

Le vostre canzoni sono molto diverse l’una dall’altra. Penso agli apparenti contrasti tra un brano come "Never Ever" e "Beg" o tra "Under The Bridge" e "Gotta Get Busy"...
NICKY: sono i nostri due lati. C’è il nostro lato serio e quello divertente, più irriverente. Siamo proprio così come persone, per cui quando ci esibiamo in "Never Ever" la facciamo esattamente come deve essere, mentre quando cantiamo un brano come "Beg" possiamo farla in un modo talmente folle e mostrare l’altro lato del nostro carattere. Siamo quattro ragazze molto energiche, ma al tempo stesso abbiamo un lato più delicato.

Volete dire che vi siete sedute intorno ad un tavolo e avete detto: "scriviamo una canzone sul fare l’amore" e l’avete fatto?
MELANIE: Certo, dopotutto siamo quattro ragazze a cui piace parlare di ragazzi. Ci scambiamo le nostre esperienze, è un argomento che fa parte delle nostre conversazioni, e quindi perché non scriverci su una canzone? E’ una parte della nostra vita...e l’abbiamo fatto in un modo abbastanza confidenziale, ammiccante, piuttosto che spavaldo, e non volevamo nemmeno essere apertamente troppo sessuali all’improvviso...è una piccola canzone, ma un po’ più intelligente (ride)

Di cosa parla "Bootie Call"?
SHAZNAY: Una ‘bootie call’ è...normalmente sono telefonate che i ragazzi fanno alle ragazze, ma adesso anche le donne hanno iniziato a farne, a me capita. "Bootie Call" è quando sei a casa, per conto tuo all’una di notte e all’improvviso hai voglia di vedere un rappresentante dell’altro sesso, così, senza complicazioni inutili. Lo chiami al telefono e giri un po’ intorno alla cosa fino a quando lo convinci a venirti a trovare! (ride) Ecco, questo è ciò di cui parla la canzone!(ride)

Dicci qualcosa su "I Remember"...
SHAZNAY: ho scritto "I Remember" quando avevo 16 anni. Avevo appena lasciato la scuola e la canzone parla di questo. Di lasciare la classe, gli amici più cari per ricominciare tutto da un altra parte, e di come poi sarebbe stato rincontrarsi di nuovo anni dopo in una di quelle riunioni della scuola. Questa è la canzone più vecchia che abbiamo, visto che l’ho scritta a 16 anni, ma da allora non l’ho cambiata poi molto.

Sarete inevitabilmente paragonate alle Spice Girls: cosa ne pensate dei paragoni?
MELANIE: Anche se noi crediamo di non avere nulla in comune con loro, la domanda arriva in ogni intervista. Così per forza di cose dobbiamo parlarne in ogni intervista, anche se vorremmo parlare soltanto di noi...questo è il lato brutto della vicenda, ma possiamo dimostrare quanto loro siano costruite e noi no, visto che abbiamo scritto da sole il nostro disco. Credo che l’unico motivo per cui ci paragonano a loro sia nel fatto che abbiamo avuto un brano di successo e siamo una girl band, anche se questa espressione andrebbe applicata anche a singoli artisti o musicisti. Ma visto che abbiamo avuto un singolo di successo e siamo le prime ragazze a "farcela" dopo le Spice Girls, tutti ci chiedono di loro...fortunatamente, quando avranno ascoltato il disco e noi avremo avuto un altro paio di hits, credo che smetteranno di parlarne..

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