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Questa settimana parliamo con *Natalie Imbruglia*

Vista da vicino Natalie Imbruglia sembra più decisa che sul palco. Durante il concerto era intimidita dalla folla enorme che aveva riempito il locale, il Magazzini Generali di Milano. Più di mille persone premevano per vedere da vicino questa australiana dalle origini italiane, proiettata in cima a tutte le classifiche grazie alla fortunata ascesa di un ottimo singolo, il delicato e suadente "Torn". Gli spettatori hanno spinto così tanto da far cadere un altoparlante, e un blocco di luci. Spavento, disordine, il concerto si ferma. Con prontezza di spirito Natalie cerca di calmare la folla che ondeggia: "Sapevate che so anche ballare il tip tap?", scherza, ma intanto la situazione sembra seria. Poi il concerto, il primo da quando è uscito il suo album "Left of the Middle", riprende. Passate l’emozione e la paura, Natalie parla del suo entusiasmo, e delle sue insicurezze.

Metà della tua famiglia viene dall’Italia...

Sì, è vero. Mio padre è nato a Lipari ma ha vissuto in Australia da quando aveva quattro anni. Dopo essersi trasferito laggiù con i suoi genitori non è più tornato in Sicilia. Emigravano in cerca di lavoro e hanno deciso dove andare facendo testa o croce. La moneta ha scelto l’Australia invece dell’Argentina, e così mio padre ha incontrato mia madre. Io mi sento abbastanza italiana. Parlo con le mani, vero?"

In effetti...

Me lo fanno notare tutti! E quando mi adiro viene sempre fuori che è il mio temperamento italiano a farmi perdere le staffe....

Sei sorpresa dal successo che hai ottenuto?

E’ ancora una cosa talmente irreale.... Dopo aver abbandonato la televisione (Natalie è stata tra le protagoniste di "Neighbours", una soap opera molto famosa nel mondo anglosassone, N.d.R.) mi sono trasferita a Londra per cambiare vita. Da una parte non potevo lavorare come attrice per questioni legali, dall’altra non avevo il coraggio di dare sfogo alla mia passione per la musica.

E’ stato un momento difficile?

Sì, ma anche positivo. Mi sono resa conto di quanto fossi stata fortunata prima, quando potevo permettermi tutti i capricci. Ho imparato che cosa vuol dire avere la preoccupazione di non riuscire a sbarcare il lunario. Oggi credo di avere una visione molto più lucida del successo rispetto a quella che avevo quando ero una star delle soap operas. Apprezzo molto di più quello che ho.

Come esordiente, hai paura del successo?

No, la pressione non mi spaventa, anzi mi fa sentire privilegiata. Mentre lavoravo all’album mi capitava spesso di sentirmi insicura del lavoro che stavo facendo. Ho superato quei momenti ripetendomi che l’insicurezza è la molla che ti spinge a migliorare.

Infatti il disco è piaciuto anche alla critica...

Non me lo aspettavo affatto. Ero convinta che mi avrebbero stroncata solo perché venivo dalla soap opera. Mi aspettavo che dicessero: ecco un’altra attricetta che vuole sfondare nel mondo della musica. Insomma, ero pronta al peggio, così quando hanno cominciato a parlarne bene, mi ci è voluto un po’ di tempo per rilassarmi.

Di cosa parla il tuo primo singolo, "Torn"?

Di illusioni d’amore, in parte autobiografiche. E’ per questo che nel video c’è tutta quella confusione che mi impedisce di finire i gesti affettuosi. Ci tenevo moltissimo a quel video. Volevo che mostrasse me, non l’attrice che sono stata. Perciò abbiamo scelto un attore per cui io avessi una simpatia istintiva. Le riprese sono state molto spontanee e divertenti

"Torn" non è l’unica canzone dell’album che parla d’amore...

C’è anche "Big mistake" - che sarà il prossimo singolo - scritta a Los Angeles assieme a Mark Goldemberg degli Eels. Lì parlo di uno che ha lasciato la sua donna, ma poi cambia idea e torna indietro. Lei lo accetta suo malgrado, ma non è più felice.

E "Impressed" invece?

Anche "Impressed" è stata scritta a Los Angeles, ma è una canzone molto più leggera: ci sono alcuni ritratti di un sacco di persone che incontravo nei club. Gente stramba e superficiale, degli stereotipi che volevo raccontare con ironia e sarcasmo.

Hai avuto modo di lavorare con ottimi musicisti...

Quando ho conosciuto Phil (Thornally, bassista dei Cure, N.d.R.) non avevo idea di chi fosse. Lui mi ha trattato in maniera molto professionale: se c’era qualche cosa che non gli piaceva, me lo diceva senza complimenti. Io ho apprezzato la sua franchezza perché ha fatto bene alla mia sicurezza. E’ stato lui a presentarmi a Nigel Godrich.

Come lavoravate?

Loro hanno scritto tutte le musiche, e io le parole. In futuro mi piacerebbe imparare la musica, ma per il momento dirigo i musicisti dicendo loro quello che vorrei e quello che invece non mi piace. Quando scrivo i miei testi mi piace essere molto istintiva; cerco di pensare il meno possibile e di lasciare uscire il sentimento.

Sei innamorata?

In questo momento della mia vita non ci sarebbe posto per l’amore. Sono troppo assorbita dalla musica. Ma in questo momento non potrei essere più felice di così. Speriamo che continui!

E con un guizzo, Natalia l’italiana tocca ferro a mo’ di scongiuro...

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