Rockol30

Parliamo con i *CSI*

Un viaggio ‘chiarificatore’ in Mongolia, un tour (discusso) come supporter di Jovanotti e poi la pubblicazione di un album, "Tabula Rasa Elettrificata" (T.R.E.), arrivato a sorpresa al primo posto della ‘hit parade’ e adesso già disco d’oro. Le loro apparizioni dal vivo hanno messo in mostra un set irresistibile, che è già pronto per essere portato in giro nei prossimi mesi, visto che la nuova priorità per il gruppo sarà quella di suonare. Per i C.S.I., gruppo che oggi più che mai prosegue il discorso artistico e musicale portato avanti dai CCCP, è un momento magico, anche se Giovanni ‘Lindo’ Ferretti e Massimo Zamboni, come è loro costume, non si scompongono....

Primi in classifica con oltre trentamila copie vendute soltanto nella prima settimana di uscita: ve lo aspettavate?

Giovanni Ferretti: "Del fatto che ci fosse una grande tensione, una grande attesa ce n’eravamo resi conto anche noi. Per il resto non so cosa pensare, perché la parte che ci compete di questo lavoro è finita. Sentivamo che con questo disco avremmo potuto frantumare la nostra soglia di vendite, che è sempre stata intorno alle trentamila copie, ma questi sono conti che riesco a fare più volentieri a posteriori...."

L’interesse discografico è però anche e soprattutto il segnale di qualcos’altro...

Giovanni Ferretti: "Certo. Uno non compra il disco dei C.S.I. per sbaglio, ma perché lo aspetta, perché vuole sentire com’è. Credo che il nostro sia un problema di ‘dignità’ accumulata in una quindicina d’anni. Le cose si sono rigirate in modo tale che questo disco equivale un po’ a tutta la nostra storia. Mi sembra di vendere un po’ anche "Ortodossia" o "Live in Punkov" insieme a questo disco, e d’altra parte la storia dei C.S.I è abbastanza anomala rispetto a come vanno normalmente le cose musicali. Non è frutto di un battage pubblicitario, non è frutto di novità, ma è proprio il cumularsi di un’attenzione che persevera negli anni e, prima o poi, può sempre sbocciare in maniera imprevista e magari più forte del necessario. Adesso credo che ci competa fare una bella serie di concerti, perché è un po’ di tempo che produciamo un sacco di musica, ma dovremmo anche pensare a suonarla".

Un primo posto in classifica può cambiare le carte in tavola per un gruppo come voi?

Giovanni Ferretti: "La nostra situazione fino a oggi è stata molto piacevole, però sappiamo che le cose adesso potrebbero benissimo cambiare, anche se non è detto che il cambiamento si riveli positivo. Quando i CCCP avevano la possibilità di diventare in qualche modo un fenomeno discografico, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto "non è la nostra storia". Questa volta potrebbe anche essere la nostra storia, ma sempre con molta calma...d’altra parte il colpo d’occhio sulla scena musicale non è cambiato. Io sono stato in giro con Lorenzo, che ha un’immagine pubblica molto forte in Italia, e posso garantirti che la sua vita è tristissima. Io non vorrei ridurmi in questo modo. Posso fare delle differenze: non c’è dubbio che la pubblicità che ti deriva da situazioni come la televisione è molto diversa da una pubblicità che rimane comunque legata all’ambito della musica. La televisione ti ammazza, perché ti fa conoscere da un pubblico che è quello più generale, che guarda te come chiunque altro. Per cui non riesci più a fare niente, non riesci a mangiare o ad andare in bagno perché ti portano fin lì i bambini, ti chiedono di fare le foto ecc. Invece, finché il rapporto rimane privato tra te e il pubblico, si vive meglio. I C.S.I fanno una vita normale, prendono l’autobus, vanno a mangiare fuori, vanno al cinema, escono, Lorenzo non può fare queste cose...il rapporto con il nostro pubblico è una condizione assoluta per poter continuare a fare musica. I CCCP hanno smesso di fare della musica quando i palchi diventavano sempre più alti, c’erano sempre più ragazzini urlanti sotto e cominciava la fase del ‘juke box’, per cui tu hai un pezzo in radio e devi fare quello. No, grazie! Io sul palco faccio quello che voglio, non posso pensare che ci sia qualcun altro a decidere".

Siete stati il motore creativo dei CCCP fino allo scioglimento del gruppo: cosa vi convinto a tornare sul palco come C.S.I.?

Giovanni Ferretti: " I C.S.I. sono stati uno sforzo di volontà di Gianni Maroccolo. E’ stato lui che ci ha convinti a tornare sul palco. Il sogno C.S.I. è stato sognato da Maroccolo, non è stato sognato da noi; noi abbiamo sognato il sogno CCCP, però poi la vita si è molto complicata perché a posteriori abbiamo capito che l’ultimo disco dei CCCP era già il primo disco dei C.S.I., perché lo suonano in realtà i C.S.I.. Pur di stare sul palco con noi in questi anni Maroccolo ha imposto delle limitazioni molto forti alla sua azione musicale. Maroccolo era un bassista esagerato, basti pensare ai primi dischi dei Litfiba: poi, pur di avere noi sul palco, si è dato una forma intellettuale che è durata fino a "T.R.E.". Quando i C.S.I. su "Linea Gotica" si sono trovati a fare un disco che non presupponeva la batteria in favore di atmosfere molto cupe, scarnificate, Maroccolo si è messo a suonare la chitarra acustica. Capisci? Lui, che probabilmente è il miglior bassista d’Italia, molla lo strumento e si mette a suonare la chitarra in un gruppo che ha già due chitarristi! Con "T.R.E." le cose sono cambiate. Era ora che Maroccolo tornasse a fare il bassista, era ora che io tornassi a cantare con tutta la mia energia".

Quanto è stato importante un precedente come "Linea gotica" per realizzare un album come "T.R.E."?

Giovanni Ferretti: "E’ come se si fosse chiuso un cerchio. Credo che "T.R.E." non poteva uscire che da un ‘gorgo’ come quello che si è prodotto con "Linea gotica", gorgo che ci ha costretto a guardare in faccia certe cose. Abbiamo litigato moltissimo, e d’altra parte un disco che parla del peso del vivere non è facile da fare con il sorriso sulle labbra. Una volta scaricata quell’emotività è stato possibile prendere un’altra direzione: poi nei C.S.I. è rientrata la scheggia dei CCCP, grazie alla pubblicazione di "Live in Punkov", per cui ci siamo riappropriati di quella storia. Non a caso la canzone più CCCP del disco è nata dal basso slegato di Gianni Maroccolo e da Gigi Cavalli Cocchi che ha iniziato a pestare duro sulla batteria, non certo da me e Zamboni che ci siamo detti: "Vai! Ancora i CCCP!". "T.R.E." è un album che può stare dove vuole, ha una sua semplicità e vitalità: è anche per questo che abbiamo potuto accettare la proposta di Jovanotti relativa al tour..."

A proposito del tour di Lorenzo, è vero che Massimo non voleva farlo?

Giovanni Ferretti: "Sì, ma è anche vero che una volta iniziato è stato lui che ci ha trascinati fino all’ultima data di Roma..."

Massimo Zamboni: "...perché se le cose si fanno, si fanno fino in fondo. E’ vero, non volevo farlo, ma non per Lorenzo, del quale in realtà avevo una grande stima già molto prima di conoscerlo. A me i suoi dischi piacciono proprio, e sono anni che io e Giovanni pensiamo che sia una gran bella persona e che valga la pena di conoscerla. Non volevo fare il tour perché sono sfaticato, era estate e non avevo voglia di muovermi, sembrano motivi molto banali ma non lo sono...poi mi è piaciuto il pensiero di suonare in meridione, dove noi facciamo fatica ad andare a suonare. La cosa più positiva del tour è stato il rapporto con Lorenzo, che ha amplificato e confermato quello che pensavamo e speravamo di lui, mentre l’altra cosa positiva è stata il divertimento dei concerti. Poi se questo servirà per vendere più dischi o consolidare il nostro successo lo vedremo, comunque molte radio ci hanno passato perché suonavamo con Lorenzo..."

Giovanni Ferretti: "Io e Zamboni ci siamo resi conto che Lorenzo è nel mondo della musica la persona più simile a noi che ci sia stato dato di incontrare, con una differenza rimarchevole, cioè che noi veniamo da Reggio Emilia e lui dalla Città del Vaticano. L’approccio che abbiamo con la musica è il più simile che abbiamo visto, non c’è altro essere umano che si rapporta alla musica in modo così forte. Certo, Reggio e il Vaticano sono gli opposti più distanti, però tutti e due hanno alle spalle un immaginario forte. Per quanto riguarda le polemiche, sono cose così piccole che si riducono da sé: qualcuno che pensa di essere puro dice che ti vendi e non sei puro... per noi è una cosa da ridere! Anche perché se fosse più seria dovremmo metterci lì a studiare la nostra maniera di insultarli. Capisco che qualcuno possa avere di te un’ immagine così bella e pura da avere voglia di preservarla dal mondo, che preferisca che i C.S.I. rimangano ‘piccoli’, perché sono pensieri che abbiamo avuto anche noi per i nostri miti: però senza malevolenza. Io ho fatto un contratto davanti a Dio con Zamboni, per cui non farei mai una cosa che crea problemi a lui, ma le cose che creano problemi a quanti ti stanno a cuore devi farle, perché fanno parte della vita..."

Fino ad oggi il vostro percorso artistico è stato sicuramente più tortuoso e meno in vista di molti altri, eppure con "T.R.E." vi siete mostrati ben più ‘avanti’ della gran parte dei gruppi rock italiani. Da cosa dipende questa continua sintonia con i tempi?

Massimo Zamboni: "Sono state proprio le continue deviazioni e la capacità di stare a galla nonostante tutto che poi fortificano. Il fatto di spostarsi continuamente dà una carica e un fascino che fa sì che quando tu rientri nella scia del gruppo ti trovi ad essere più forte. Siamo consapevoli di avere un’identità molto fascinosa per chi ci guarda dall’esterno e questo mi spiega perché ci sono molti ventenni che ci seguono".

Giovanni Ferretti: "Noi facciamo musica in relazione alla vita che viviamo. I nostri dischi sono il riflesso dei cambiamenti che facciamo nella vita per cui i nostri riferimenti non sono mai dentro la musica. E’ così che la nostra musica diventa significativa. Noi facciamo della musica ma siamo interessati alla vita, mentre normalmente si fa della musica essendo così interessati alla musica da pensare che la musica poi è tutto, mentre la musica non è niente. E’ la vita che è tutto, poi la musica serve tantissimo a vivere. Noi siamo assolutamente all’interno del mondo musicale perché tutto quello che produce la nostra vita poi o ributtiamo in pubblico attraverso emozioni musicali, però è la vita che ce lo insegna. Il fatto che il nostro disco più rock’n’roll sia un disco ispirato alla Mongolia vuol dire qualcosa".

"T.R.E." mi ha dato sin da subito l’idea di un disco terribilmente attuale, impregnato di contemporaneità, con una forte componente di ‘qui e ora’: è un’impressione che condividete?

Massimo Zamboni: "Anche "Linea gotica" aveva delle corrispondenze molto forti, però fortemente negative, perché era una sorta di lamento collettivo che usciva dai C.S.I. nel momento di maggior cruenza della guerra jugoslava. Credo fosse necessario che qualcuno per tutti tirasse fuori il negativo che c’era senza lasciarlo soltanto ai giornali o alla televisione. Questo nuovo disco è molto positivo, che non vuol dire ‘godersi la vita, farsi le canne e bere coca cola’, vuol dire che in uno spazio come la Mongolia è più facile liberarsi dalle sovrastrutture. Piuttosto il pericolo è che diventi un surrogato dello spazio che manca: a me ad esempio capita, quando leggo certi libri o ascolto certi dischi, di trovarvi dentro proprio quello spazio di cui ho bisogno e di soddisfarmi in quella fruizione".

Massimo, so che Giovanni non è una persona ‘facile’: come si fa a non litigarci?

Massimo Zamboni: "Ah be’, io e lui siamo ormai arrivati a una pace dei sensi invidiabile, da vecchia coppia, nel senso che i CCCP ci hanno dato modo di macinarci a vicenda e molto pesantemente. Adesso sono dieci anni che non litighiamo! Anche gli screzi dentro i C.S.I. riguardano noi due e gli altri ma non noi, perché ognuno dei due sa quello che pensa l’altro. All’interno del gruppo Giovanni è molto difficile da sostenere, se lui è su sono tutti su, mentre se lui è giù sono tutti giù: questa è una cosa che io ho metabolizzato e infatti guarda come sono ridotto.... mentre per gli altri può essere ancora molto difficile da accettare. Però ti assicuro che sono molti di più gli agi che i disagi...."

 

Foto by Jack Orano

Altre interviste

Elisa - Parliamo di musica con *Elisa* (19/12/1997)

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.