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Sick Luke: “Sono un camaleonte: vorrei lavorare con il mondo pop”

Il suo nuovo disco “Dopamina” ha pezzi trap, ma anche aperti e lucenti. L’intervista.
Sick Luke: “Sono un camaleonte: vorrei lavorare con il mondo pop”
Credits: Giacomo Gianfelici

Sick Luke oggi si sente una “mosca bianca” rispetto all’immaginario comune della scena trap, che nel 2016 ha contribuito a far esplodere con le sue produzioni. Il producer romano, 31 anni, è diventato padre e il suo nuovo album “Dopamina” (neurotrasmettitore e catecolamina cruciale nel cervello e nel corpo umano, responsabile della motivazione e del piacere), che racconta il suo amore per la musica, è contaminato da vari generi. Ma soprattutto apre una finestra più grande su un altro mondo, quello pop, che Luke vorrebbe esplorare sempre di più. Diciotto i nomi coinvolti: Blanco, Simba La Rue, Lazza, Tony Effe, Tedua, Alfa, Piccolo, thasup, Capo Plaza, Sayf, Nayt, Rose Villain, Clams Casino, Venerus, Ele A, Glocky, Side Baby e suo padre Duke Montana.

Questo è un disco molto diverso dal precedente “X2” del 2022, che era più dark. Perché è stato importante cambiare?
Perché volevo dimostrare di saper fare anche altro. Anche in “X2” ho giocato in realtà, lavorando con nomi come Ariete, Mecna, Cosmo e Pop x, e non solo con Sfera e altri della mia cerchia. Per “Dopamina” sono andato ancora oltre. Non c’era il Covid come durante la lavorazione di “X2” e quindi questo lavoro è proprio diverso.

Avete lavorato in studio e quindi non a distanza?
Sì, ho fatto session con tutti. Con gli artisti parlo, mi confronto, c’è un rapporto diretto. E questo non può che avvenire in presenza. In un primo momento mi ero detto: “‘Dopamina’” deve essere un disco trap. Ma poi ho capito che non sarebbe stato interessante, che dovevo aprirmi.

Da qui l’idea di realizzare prod più lucenti? La paternità ha influenzato le idee sonore?
Il mood è sempre stato quello di sorprendere con musiche diverse. Anche con la Dark Polo Gang è successo, penso a un progetto come “Sick Side”. La paternità senz’altro mi ha spinto a essere più aperto. Crescere un figlio non ti fa venire voglia di fare le trappate con le mitragliette e i bazooka (ride, ndr). In questo progetto ci sono pezzi più luminosi, è vero, ma comunque non mancano anche quelli che spingono come “Money Machine” e “Keanu Reeves”.

“Da quando ci sei tu” con Alfa parla di un figlio. Ma Alfa non è padre. Come avete lavorato sui testi?
Quando è venuto in studio e ci siamo conosciuti, mi ha detto: “Tu sei padre, giusto? Posso scrivere un pezzo su tuo figlio?”. Gli ho detto di sì, mi è sembrato un cercare di dare voce a quello che vorrei dire io a mio figlio Teseo. È una canzone che può arrivare a più persone e fotografa la mia voglia di allargare il mio sound.

“Le donne” con Tony Effe è un ritorno al futuro della Dark Polo Gang?
Totalmente. Tony scrive testi che fanno ribollire il sangue, ma anche estremamente autoironici e divertenti. E questo lo è. Ricorda la Dark, ricorda un certo modo di approcciarsi alla musica.

La combo Blanco e Simba La Rue?
Me l’ha proposta Blanco. Sono rimasto colpito. Blanco ha fatto un pezzo con Mina. Da Mina a Simba è un attimo proprio (ride, ndr). Mi è piaciuta la sua voglia di mettersi in gioco.

Piccolo è uno dei protagonisti di questo disco?
L’ho voluto in due tracce apposta. Se fosse “libero”, lo prenderei e farei un lavoro gigante con lui, alla Dark Polo Gang, perché per me è fortissimo. Lo vedo molto nello stile di Kid Laroi e Post Malone. Consiglio di ascoltare il suo disco “Amaranto”.

“Father's Day”, in feat con tuo padre Duke Montana, in cui anche tu addirittura rappi e canti era un pezzo necessario
Per me sì. Il finale di un disco di Sick Luke deve avere un pezzo con suo papà. Ed è bello che, essendo evocato nel testo anche mio figlio Teseo, in qualche modo vengano celebrate tre generazioni. Non penso che in Italia si sia mai vista una cosa del genere.

Di padre e figlio che cantano insieme, in realtà, sì. Basti pensare a Cristiano e Fabrizio De André. Comunque: perché ha ancora senso fare un producer album? Molto sono finiti nel dimenticatoio presto.
Per me è un modo per fare vedere a tutti che cosa sono capace di fare. Pensa al pezzo con Tedua: l’ho fatto tornare a trappare come non succedeva da un po’. Cerco di tirare fuori il meglio da tutti. Molti producer album sono un’accozzaglia di cose e di feat. Ispirandomi a Future e Metro Boomin, infatti, ho realizzato diversi brani con artisti singoli, senza altri interventi. I dischi da producer vengono dimenticati non perché non siano validi, ma perché non riescono a raccontare proprio il progetto secondo me.

In questo disco ci sono diversi pezzi pop. Il prossimo obiettivo è quello di lavorare con grandi nomi del pop italiano?
Mi devono chiamare loro. Sono mega aperto a lavorare con tutti gli artisti pop. Dopo “X2” mi ero beccato con Coez. Ho fatto session con Ultimo. Gli artisti pop lavorano in un altro modo. Ho fatto session, per questo disco, con Calcutta e Claudio Simonetti dei Goblin. Sono un camaleonte, mi piace contaminarmi.

Ma perché ti devono chiamare loro, non puoi proporre le basi tu?
Perché io scrivo, ma molti non rispondono (ride, ndr). Ho scritto a Tiziano Ferro, con cui ci siamo scambiati dei messaggi, ho scritto a Elodie, ho scritto a Ultimo. Ultimo mi ha risposto. Io insisto eh, mica mi offendo se alcuni non mi rispondono, non mi arrendo: ho l’ambizione di portare freschezza anche in quel genere.

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