Marlene Kuntz: “Bisogna lavorare non solo sulla quantità”

Dopo un 2024 contrassegnato da una intensa attività live per celebrare i trenta anni dalla pubblicazione di “Catartica”, il loro primo album, sublimata dall'uscita di un doppio vinile dal vivo (leggi qui la recensione), per il 2025, dopo “la sbornia elettrica presa col Catartica tour” - parole del frontman del gruppo piemontese Cristiano Godano - i Marlene Kuntz si sono misurati con una nuova sfida proponendo in concerto alcune canzoni del loro repertorio riarrangiate per orchestra da Rodrigo D'Erasmo (ma anche da Diego Conti e Clara Rigoletti) che ha diretto sul palco la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna.
Dopo i concerti di Padova, Firenze e Perugia, il tour si concluderà sabato 6 settembre al Teatro Romano di Ostia Antica. Abbiamo raggiunto telefonicamente Cristiano Godano per farci raccontare come è nato e come si è sviluppato questo nuovo e inedito (per i Marlene Kuntz) progetto musicale, e per raccogliere le impressioni avute nel presentare sul palco, davanti a un pubblico, nella nuova veste, le canzoni della band.
(Foto di Michele Piazza)
Come e quando è nata l'idea di utilizzare il supporto di un'orchestra per portare dal vivo le canzoni dei Marlene? Era un'idea che avevate da tempo oppure è nata dall'esigenza di mettervi alla prova con qualcosa di nuovo?
In realtà è stata la nostra agenzia che ci ha lanciato questa idea, però noi siamo stati immediatamente molto ricettivi perché, sì, volendo era...non so se chiamarlo sogno, comunque sicuramente era una tappa auspicabile dal mio punto di vista, ci sono molti pezzi nostri che già su disco, sono stati arrangiati con sezioni d'archi o con violini e quindi poter fare il passaggio dal vivo di cose già immaginate nei dischi è una specie di perfetto coronamento della questione, il fatto che sia stato proposto è come se ci avesse dato il la per fare qualcosa che poteva covare.
Avete preso ad esempio qualche modello per integrare il rock e l'orchestra?
Ma no, in realtà no, non ci sono esperienze live che possono averci segnato, non ricordo neanche recentemente di essermi imbattuto in concerti con sezioni d'archi, quindi è più in astratto la consapevolezza del potenziale di una cosa di questo tipo, pensando al fatto che alcuni dei nostri pezzi soprattutto in particolare quelli di "Karma clima" (l'ultimo album dei Marlene Kuntz del 2022, ndr) dove abbiamo utilizzato un'orchestra a tutti gli effetti andando a Budapest a registrare. E' più l'idea di poter portare quel suono lì dal vivo, è proprio l'idea di poter mettere in scena ciò che già su disco è stato ascoltato, consapevoli che esperienze di questo tipo a volte si fanno, ci sono band che fanno queste cose, c'è sicuramente in genere il rischio di una contaminazione non riuscita, il nostro suono visto da un punto di vista piuttosto superficiale potrebbe non essere adatto, in realtà il nostro suono non è "Sonica", "Festa mesta" e basta, il nostro suono nel tempo si è evoluto, ci sono molte canzoni che possono essere collegate in questo modo, peraltro poi, per inciso, "Sonica" in realtà è in scaletta, e stiamo dimostrando che funziona.
Come è nata la collaborazione con Rodrigo D'Erasmo? L'avete scelto voi o il progetto nasce insieme a lui?
L'abbiamo scelto. Lui rappresenta idealmente ed è a tutti gli effetti un rappresentante di una commistione riuscita tra l'esperienza del rock che pratica ovviamente e la sua preparazione che passa anche per la musica classica, quindi lui ha una mentalità molto open, conosce molto bene come si può gestire la materia rock mescolandola con le sezioni d'archi, con i fiati, e quindi questa sua frequentazione con la musica rock, in questi termini, ci sembrava una garanzia di riuscita, in effetti lui è stato molto bravo a fare le parti che adesso l'orchestra esegue con noi. Per dovere di informazione, lui ha condiviso questa esperienza di creazione delle parti con Diego Conti che è un musicista, un ottimo violinista, di formazione classica ma molto sperimentale, anche le sue musiche sono assolutamente interessanti, e ha partecipato anche Clara Rigoletti.
È stato un processo lungo e difficoltoso rielaborare le canzoni per orchestra e organizzare la scaletta per il concerto oppure è stato semplice e naturale?
Ormai da molti anni le scalette sono pensate mie, quindi sono io che penso alle scalette, è stato più doloroso che lungo, ma doloroso non è neanche corretto, era evidente che alcuni pezzi sarebbe stato bello che ci fossero e sono i pezzi più conosciuti, apprezzati dalla gente, penso a "Sonica", "Sonica" peraltro è stata un'idea di Rodrigo, ho delle idee che sono "Sonica", facciamo "Ape regina", io ero incuriosito ed esterefatto perché pensavo che avremmo potuto svicolare da questa parte molto ringhiosa delle nostre composizioni e proprio in funzione di ciò invece immaginando che molti pezzi comunque avrebbero dovuto esserci ho dovuto rinunciare ad altre canzoni magari minori nel nostro repertorio semplicemente per una risposta del pubblico, sono canzoni che a me piacciono molto perché tutte le scalette in genere sono dei compromessi. Il musicista spesso vorrebbe suonare cose che non suona mai, farebbe anche una scaletta, fra virgolette, dei lati B della sua produzione e sa di non poterlo fare, perchè comunque la gente è molto normale che si aspetta alcune canzoni. Perché il 10% del tuo popolo, dei tuoi fan più incalliti sarebbe felice di una scaletta di B-side, però è il 10%, ma il 90% sarebbe un po' dispiaciuto. Solo in quel senso c'è stata un po' di difficoltà nel redigere la scaletta, sono rimaste fuori delle canzoni che avrei amato poter mettere dentro, però ogni scaletta è sempre frutto di un compromesso.
Quale è stata la risposta del pubblico a questi concerti così diversi dal solito?
Io ho notato che, dopo la data di Perugia che è stata la terza, succede che è già alla fine dei primi due pezzi, c'è un applauso più partecipato e convinto, come se fosse così sorprendente l'impatto di ciò che è stato appena ascoltato, c'è una spontanea risposta di generosità immediata, in generale gli applausi poco alla volta crescono, con il concerto, con il cortocircuito che si crea con i musicisti per cui è un crescendo di emozioni condivise che poi lentamente erompe in questi applausi sempre più corposi fino al finale, questa corposità è già quasi presente del tutto, alla fine dei primi due pezzi.
Quindi la risposta del pubblico è ciò che più vi ha sorpreso in questa esperienza?
Personalmente sì, sto parlando per me stesso, però credo tutti noi ci rendiamo conto che c'è subito questa reazione molto confortevole.
Nel futuro dei Marlene c'è il progetto di portare indoor, magari nei teatri, questo tour?
Ancora non abbiamo preso delle decisioni, di nessun tipo sostanzialmente, anche dal punto di vista creativo non siamo ancora in grado, non credo ancora che sarà il momento ad esempio di fare canzoni nuove, quindi non siamo ancora nemmeno sicuri di quello che vorremmo fare con l'orchestra, da certi punti di vista sarebbe sicuramente bello una cosa per i teatri, ci sono una serie di cose che ancora dobbiamo capire, mi rendo conto che dovremmo quasi saperlo nel senso che ora siamo a settembre, si sta iniziando la stagione che volge all'autunno, però per ora è ancora sospesa.
Quanto è sostenibile, anche economicamente, fare un tour di questo genere in un momento abbastanza complicato per i tour medio piccoli?
Sono molto impegnativi perché ci sono molte persone che lavorano, quindi i costi aumentano, è più complicato però è anche sempre stata una nostra attitudine lavorare non solo sulla quantità ma anche sulla qualità, abbiamo sempre pensato che la qualità possa essere un ingrediente fra altri per la prosecuzione del tuo percorso. Io credo che la storia della nostra discografia lo testimoni abbastanza chiaramente, in qualche modo proviamo a spostare l'asticella da qualche altra parte, "Karma clima" in particolare lo dimostra e quindi questo passaggio con l'orchestra fa parte di questa nostra attitudine rivolta anche alla qualità.