
Ha pubblicato un solo album, PIPES
& FLOWERS, che le è già valso la nomea di "Alanis
Morissette italiana". La triestina Elisa non si scompone e
va diritta per la sua strada. Taciturna, schiva, si illumina
quando deve raccontarsi negli argomenti che le interessano, e,
naturalmente, quando sale sul palco. Il suo album di debutto è
comunque arrivato come una piacevole scoperta, e Rockol ha colto
la palla al balzo per cercare di conoscerla meglio...
Quanto c'è di spontaneo dietro il fenomeno Elisa, e quanto
invece c'è di costruito, ad esempio, da una talent-scout come
Caterina Caselli, la tua discografica?
E' vero che Caterina Caselli è rimasta entusiasta della
mia musica e ha realizzato questo progetto con molta cura, ma è
anche vero che lei per prima ha sempre cercato di mantenere un
approccio molto naturale, senza forzare le mie convinzioni.
Da dove arriva Elisa musicalmente?
Ho ascoltato molta musica soul e r&b quando avevo
10/11 anni. Mi piacevano molto Otis Redding e Aretha Franklin, le
loro canzoni e quel tipo di atmosfera. Sono cresciuta con loro
perché con la mia voce seguivo le loro cassette. Poi ho iniziato
a fare i cori sulle canzoni dei Beatles, sempre sui dischi,
naturalmente. Ho scoperto il punk, ho amato i Sonic Youth, PJ
Harvey, Tori Amos soprattutto da quando ho iniziato a studiare
pianoforte.
Quando hai messo per la prima volta le mani su uno strumento?
Credo che sia stato quando avevo più o meno otto anni,
e mio padre ha portato a casa un organo. Era bellissimo, e io ho
iniziato a suonarci sopra le canzonette, ma non riuscivo a
suonare per via dei pedali. Poi a 11 anni ho affrontato la
chitarra e ho iniziato a suonare i riff del Metallica, però non
ci riuscivo, ero veramente un disastro. Così ho iniziato a
scrivere, a studiare con i libri per autodidatti...
Quando è stato invece il momento in cui ti sei esibita
in pubblico per la prima volta con l'idea di fare questo
mestiere?
E' stato quando avevo 14 anni a Trieste, ho cantato
"Anche per te" di Battisti, "The fool on the
hill" dei Beatles, "Prospettiva Nievskji" di
Battiato. Ci ho messo un mese ad imparare soltanto quella,
perché era molto difficile per via dell'estensione vocale, però
è stato bellissimo. Alla gente è piaciuto molto. Mi sono resa
conto che era quello il mio mondo, che sul palco mi trasformavo e
riuscivo a liberarmi di molte cose.
Cosa ti affascina dell'inglese al punto tale da voler
cantare in quella lingua?
Mi piace molto il suono, la possibilità di scrivere in
modo sintetico senza perdere la poesia. E poi forse il fatto di
aver sempre ascoltato la musica in inglese e aver incamerato quel
tipo di suono mi ha aiutato. Degli italiani ascoltavo Mina e
Battisati, ma per il resto avevo riferimenti stranieri.
Che conoscenza hai fatto dell'inglese sul campo?
Sono stata in america, ma non in Inghilterra, anche se
vorrei andarci,così come in Irlanda. In america sono stata a
Berkeley per quattro mesi, per registrare il disco, anche perché
all'inizio, quando sono arrivata, non avevo pronti tutti i pezzi.
Così mi sono fermata per comporre, ho conosciuto dei ragazzi del
posto e mi sono trovata molto bene grazie alla loro mentalità.
E' tutto molto più semplice, con tanta gente che suona e che ha
voglia di ascoltare gli altri. Un panorama veramente eccitante.
Come e quando sono nate le canzoni di questo disco?
Le canzoni di questo album sono nate negli scorsi due
anni, anche perché erano in molti a volermi far cantare in
italiano. Poi si sono accorti tutti che non funzionava, perché
io ho sempre scritto in inglese e quindi sono più in confidenza
con quel linguaggio.
Ti da fastidio l'essere paragonata in continuazione ad
Alanis Morissette?
Io ammiro molto Alanis Morissette, perché secondo me ha
il merito di avere aperto una porta, visto che dopo di lei è
esplosa una scena musicale femminile che adesso sta spopolando.
Non so se senza di lei sarebbe successo lo stesso. Non mi da
fastidio essere paragonata a lei, anche se mi sento molto
diversa, non mi sembra di essere simile a qualcun'altro. E'
normale che qualcuno faccia dei paragoni che possono servire a
catalogarmi in qualche modo, perché si parte comunque da quello
che si ha in mano. Il paragone con Alanis Morissette è uno di
quelli che mi fa più piacere...
Di cosa ti piace scrivere?
A me piace molto la poesia, così come mi piace essere
sincera in modo tale da poter sentire davvero quello che canto.
Non racconto storie, né fatti di persone, almeno adesso. Uso
doppi sensi e metafore, mi creo un mondo astratto all'interno del
quale c'è sempre un po' di verità. I mie testi riguardano
comunque me.
Alanis Morissette ha scritto testi molto espliciti,
soprattutto sessualmente: tu ti troveresti a tuo agio nei suoi
panni? Riusciresti a scrivere così?
E' già successo, però il sesso come l'amore, come
altri sentimenti che ho raccontato in questo disco sono comunque
messi dietro una specie di velo, che non lascia vedere tutto ma
soltanto immaginare. Nel mio disco descrivo dei rapporti
sessuali, ma per farlo parlo di ballerine, no di quello che
succede realmente.
Ti fanno soffrire le storie d'amore o ti ritieni
fortunata?
Io sto bene, adesso. Il mio ragazzo suona con me, siamo
musicisti tutti e due, e stiamo crescendo insieme. La cosa bella
è che ci stimiamo molto, e qualsiasi cosa succeda ne parliamo:
stiamo veramente cercando di affrontare il mondo insieme. Per ora
direi che va bene così...
Quando sali sul palco qual'è la cosa che ci tieni
maggiormente a comunicare?
Cerco di stare attenta per vedere se quel piccolo filo
che mi unisce al pubblico cresce canzone dopo canzone. Cerco di
vedere se riesco a comunicare, se riesco a far crescere questo
tipo di emozione. quando sei sul palco è un po' come quando sei
sulla Luna, devi riuscire a comunicare, ma i canoni sono diversi
da quelli soliti. così cerco di essere spontanea e di non
forzare nulla, neanche il mio essere nervosa...
Qual'è il complimento più bello e l'offesa più brutta
che ti hanno fatto?
Mi ricordo di più le cose non belle...ad esempio mi da
fastidio quando mi dicono 'brava' senza pensarlo, mentre amo i
complimenti fatti in silenzio. Mi da fastidio quando mi criticano
per come mi vesto, perché vuol dire che la comunicazione di cui
parlavamo prima non si è instaurata. Come fai ad avere tempo per
guardare come sono vestita? Io non ho tempo per giudicare il tuo
abbigliamento, sono troppo presa a cantare...