
Recente protagonista del Salone della Musica di Torino, dove gli è stata dedicata unintera giornata nel corso della quale parlare, suonare, intrattenere il pubblico e raccontare i suoi progetti, Lorenzo Cherubini si è confermato un artista incapace di stare fermo un attimo. E così ben presto lo vedremo sul grande schermo per un film, mentre per il futuro musicale uscirà una sua colonna sonora e, probabilmente verso la fine del 98, un album dal vivo...
Che impressione hai avuto del Salone e perché hai deciso di fare una lezione ai ragazzi?
"Il Salone, per quello che ho potuto vedere correndo da uno stand allaltro, mi è sembrato bello, di sicuro uniniziativa valida. Per quanto riguarda la seconda domanda invece, la mia intenzione originaria era quella di fare un dibattito. Poi però, quando mi hanno detto che ci sarebbero stati anche ragazzini delle elementari, ho pensato che sarebbe stato più facile e più comunicativo organizzare una cosa anche musicale. Lidea di spiegare ai ragazzi le funzioni di ogni singolo strumento e il procedimento attraverso cui nasce e si costruisce una canzone mi è venuta pensando a quando io ero un ragazzo. Mi sarebbe piaciuto molto assistere ad una lezione così, piuttosto che passare le ore a suonare il flauto dolce. Io ad esempio mi sono trovato a dover imparare a suonare la chitarra a venticinque anni, senza aver mai suonato uno strumento musicale e con un disco al numero uno in classifica. Lo so che è un paradosso, ma a mie spese mi sono reso conto di quanto avrebbe potuto migliorare le cose la conoscenza della musica. Ecco, sento che da una lezione come quella fatta oggi un ragazzo può uscire cambiato, può scoprire lamore per uno strumento, iniziare ad avvicinarsi alla musica: sono cose importanti, che in piccolo servono a cambiare la vita".
Ti definisci spesso unignorante, musicalmente parlando, e uno stonato: come concili queste qualità con il mestiere che fai?
"Sì, ma adesso non esageriamo. Per me magari questa coincidenza di limiti ha scatenato unenergia che poi è diventata la mia caratteristica, però ti assicuro che quelli veramente stonati fanno dei dischi allucinanti! In realtà tutto nasce dal fatto che io cominciato facendo il DJ in un momento in cui questo diventava una figura artistica. Oggi i Prodigy e i Daft Punk vendono dischi in tutto il mondo e sono dei DJ, gli U2 hanno chiesto ad un DJ di produrre il loro album, mentre quando ho iniziato io tutto questo mondo non era ancora così affermato, ma la musica già si utilizzava come un oggetto. Si prendevano i dischi e si campionavano, e quello era il nostro modo di essere musicisti. Noi non volevamo essere dei professionisti, non volevamo che il tutto diventasse una ripetizione derivante dal lavoro, e allora guardavamo i musicisti come delle persone inutili, una razza che odiavamo, visto che noi facevamo i dischi con il campionatore. Negli anni 80 i musicisti erano professionisti, e questo secondo noi rovinava tutto, soprattutto perché i nostri idoli erano gente come i Run DMC o i Public Enemy, che con poche centinaia di dollari e dei campionatori facevano dei dischi incredibili. Poi andando avanti capisci che nei musicisti cè del buono e che la cosa che conta di più sono le canzoni. Quelle sono le cose che restano, non è importante se suona un musicista o un campionatore".
Hai incontrato Walter Veltroni: cosa vi siete detti?
"Abbiamo parlato del problema dellIVA sui dischi...io però devo fare una premessa. A Veltroni voglio bene, anche se ogni tanto fa delle cappelle, perché ho accettato luomo, per cui non sono obiettivo. Per quanto riguarda lIVA lui mi ha detto che è una normativa europea, che ovunque lIVA è al 20% e che quindi lItalia si è adeguata a questi standard. Io ho controbattuto che secondo me non è sempre e per forza necessario andare dietro allEuropa, ma poi lui ha iniziato a parlarmi di industria, di scorpori, di costi, di produzioni e io non ho più capito niente... mi ha detto comunque che stanno investendo dei miliardi per quanti vorranno iniziare a fare musica, un po come era successo con le sovvenzioni per il cinema qualche anno fa. Certo, spero che le cose non vadano nello stesso modo, visto che a un certo punto facevano film tutti, a spese dello Stato, ma è comunque uniniziativa importante. Poi ci siamo salutati, mi ha fatto firmare gli autografi per la figlia e la classe della figlia e quindi...insomma tutto bene".
Parliamo di cinema: è vero che stai girando un film?
"Sì, anche se faccio una piccolissima parte, praticamente un cameo da un minuto e mezzo. Il film è I giardini dellEden di Alessandro DAlatri, e racconta la vita di Gesù tra i 10 e i 30 anni, quella che non cè sui Vangeli. Io interpreto un amico di Giovanni Battista che diventa anche amico di Gesù. E un film bellissimo, con una sceneggiatura veramente valida. Io e Saturnino stiamo facendo la musica per il film: siamo andati in Marocco a registrare dei musicisti, pubblicheremo la colonna sonora che sarà un misto di sonorità etniche, interpretate però con unintenzione psichedelica, blues. Stiamo cercando delle melodie intorno alle quali creiamo tutto il resto: limportante è non farlo diventare un finto disco di musica etnica, tipo Deep Forest, che proprio è un genere che non mi piace. Le riprese del film finiranno entro novembre, e sto cercando di stare sul set - che è in Marocco - il più possibile, per respirare laria che poi vorrei venisse fuori dalla musica."
Che tipo di Gesù sarà il protagonista del film?
"Alessandro non si è ispirato ai Vangeli Apocrifi, ma ad altre fonti storiche: questo è tutto quello che so. Posso dirti che Gesù è interpretato da Kim Rossi Stuart e la sua versione è molto simile a quella classica delliconografia cristiana: è un bel Gesù e però impegnato a fare cose totalmente umane, normali: va a cammello, canta, viaggia, si incontra con la gente. Non credo che sarà un film che farà scandalo, perché ho fatto leggere la sceneggiatura ad un mio amico prete e anche lui lha trovata molto bella".
Il 6 novembre ci sono gli MTV Europe Awards, ai quali parteciperai. Hai già deciso in che modo?
"Sì. Faremo "Lombelico del mondo", un po perchè non vado lì a promuovere un disco ma a far parlare di noi, e quella canzone è il nostro pezzo più dimpatto. Poi credo che tutti quelli che parteciperanno stanno preparando grosse trovate tecnologiche, mentre noi andremo lì e suoneremo il nostro pezzo. Anche perché se devo andare lì per competere con le trovate tecnologiche degli U2 forse è meglio che sto a casa... Vorrei riuscire a trasmettere la nostra carica e il nostro entusiasmo, e credo che questa cosa forse, grazie alla televisione, verrà fuori".
Hai più parlato con i C.S.I. da quando sono andati primi in classifica e ti senti un po responsabile del loro successo?
"Certo che ci siamo sentiti. Ci sentiamo spessissimo, e il loro primo posto in classifica è una conquista importante. Dicevo proprio ieri a Giovanni Ferretti che ascolto molto spesso alla radio il loro singolo "Forma e sostanza" e, mentre la prima volta che lho sentito pensavo fosse un brano difficile, adesso ne scopro sempre più lappeal, e sento che è un brano che ormai è passato ed è arrivato ai ragazzi. E giusto che i C.S.I. vengano conosciuti, perché il loro disco è bellissimo e dal vivo fanno veramente paura! Per il resto mi sento partecipe del loro successo, non corresponsabile. Lo vivo come se il loro numero uno fosse un po anche il mio, ma per un fatto anzitutto umano, visto che abbiamo passato lestate insieme. Poi se cè qualcuno del mio pubblico che non li conosceva che ha comprato il loro disco tanto meglio...anche perché se lo meritano davvero".
Giovanni Ferretti ha detto nel corso di un dibattito che se lui dovesse scrivere per i giovani smetterebbe subito. Lui sente piuttosto di scrivere per gli esseri umani: sei daccordo?
"Assolutamente sì. Quando scrivi una canzone non hai un destinatario come quando scrivi una lettera. Io non scrivo neanche per gli esseri umani, io scrivo per me. Mi fermo prima. Scrivere per gli esseri umani forse è un passo successivo, io scrivo ancora per me, scrivo perché mi da soddisfazione, perché mi sento importante, perché mi sembra una cosa che a volte mi viene. Poi il passo successivo è quello di scrivere per gli esseri umani e del resto Giovanni scrive da molto più tempo di me".
Come hai vissuto la tua prima esperienza cinematografica con LAlbero?
"E stata unesperienza positiva e faticosa. Positiva perché ci siamo divertiti molto e anche se riusciamo appena a pareggiare le spese, però è stato veramente bello lavorarci e fare quello che ci veniva di fare. Faticosa invece perché mi sono reso conto che il lavoro dellattore richiede una pazienza infinita: a volte passi giornate intere sul set, sotto il sole, per fare cinque inquadrature o una scena brevissima. E veramente massacrante, si soffre proprio, al punto che penso che gli attori diventano bravi e hanno successo a forza di soffrire sul set! Eppure poi il girato ti ripaga di tutto, perché quando vedi le cose montate con la musica, le sequenze giuste, ti emozioni e capisci la grandezza del cinema".
Il tuo pensiero positivo viene a volte minacciato dallesterno?
Certo, altrimenti forse non sarebbe così forte e determinato. Viene minacciato dal fatto che nonostante a volte pensi che la musica possa cambiare il mondo in realtà poi non è così. Viene minacciato, ma limportante per me è tenere duro...fino a quando ce la faccio..."