E' tardi e nel bunker di Rockol sono rimasti solo il sottoscritto ed il Capo. In realtà è una di quelle interviste che bisognerebbe fare ancor più tardi, magari all'una e trentacinque circa, ma va bene anche così. L'uomo dal whisky facile ha detto sì. Chuck E. Weiss, figura di culto del sottobosco losangeleno, grande amico di Tom Waits, cantato da Rickie Lee Jones in "Chuck E.'s in love", frequentatore del leggendario Tropicana Motel, agitprop del Viper Room, ha acconsentito a fare una chiacchierata a tutto tondo con noi. L'occasione, facile immaginarlo, è costituita dall'uscita di un suo nuovo album, "Old souls & wolf tickets", pubblicato in questi giorni dalla Rykodisc. Il suo precedente, "Extremely cool", risaliva al '99 e venne prodotto dall'amico Fritz, cioé Waits. Quello prima ancora era di quasi vent'anni prima. Chuck E. Weiss crebbe a Denver ed iniziò a farsi le ossa suonando (la batteria) con un certo Lightnin' Hopkins. Waits lo conobbe nel '72 (o forse nel '71: non se lo ricorda più) al bancone del bar che sorgeva al fianco del club locale Ebbett's Field. Da allora sono in grande confidenza. Lui e Tom, non lui ed il bancone. Dopo una breve permanenza a Chicago, il Nostro si trasferisce a Los Angeles. A fine anni Settanta va ad abitare al Tropicana. Beve e fuma. Specialmente beve. Dopo poco si muovono lì, in Santa Monica Boulevard, anche Tom, Rickie, Sam Shepard, i Dead Boys, Marianne Faithfull e Mickey Rourke. Nel 1981 esce "The other side of town", collezione di suoi demo e primo "album". Gli undici anni successivi li trascorre suonando sia al Central sia al Viper Room di LA; quest'ultimo, sulla Sunset Strip di Hollywood, è il "mitico" locale, messo in piedi da lui con Johnny Depp, in cui ogni tanto si affaccia, inaspettata, gente del calibro di Springsteen o Jagger. Più tardi ancora arriva "Extremely cool", ed ora "Old souls". Il suo nuovo disco è un concentrato micidiale di boogie sporco e bluesaccio maledetto, in cui ritmiche sincopate si alternano a ballate cartavetrate. Ci permettiamo di suggerirvi "Blood Alley": se non vi commuove neanche un po', vuol dire che al posto del cuore avete un sasso. "Old souls" potrebbe quasi essere il nuovo album di Waits, se Waits fosse rimasto ad altalenarsi tra "Closing time" e "Nighthawks at the diner" e non si fosse invece imbarcato per notturne traiettorie oblique. Ma che tipo sarà Chuck al telefono? Ci immaginiamo un cristone burbero, magari coi maroni girati perché l'abbiamo tirato giù dal letto; dopotutto lì dev'essere più o meno mezzogiorno. Adesso lo scopriremo. Tuut tuut. Tuut tuut.
Yes, Franco?
Ah, mi aspettavi? Buongiorno, signor Weiss. Come stai?
Molto bene, grazie.
Dove sei? A Los Angeles?
Sì, proprio nel bel mezzo di Hollywood.
Allora. Nel '99 hai pubblicato "Extremely cool", dopo parecchio tempo che non facevi dischi, ed ora arriva un tuo nuovo album dopo solo un paio d'anni. Che cosa ti ha spinto a fare un altro CD dopo così poco tempo?
Oh, io…io…è stato, praticamente, che mi piace stare in studio a registrare roba nuova, se fosse per me, guarda, farei anche subito un disco nuovo.
Davvero?
Sì, certo. Ma ho paura che mi faranno aspettare un po' di tempo. Sarà difficile che possa uscire prima di un anno. Insomma, se va bene mi risentirete nel 2003.
Come mai stavolta il tuo amico Tom Waits non è stato della partita? E' stata una cosa voluta o glielo hai chiesto ed era occupato?
Penso che…io…no, stavolta ho preferito non chiedergli di fare il produttore, volevo un po' vedere come sarebbe andata senza di lui.
Ma ti scoccia od è un piacere quando la gente associa il tuo nome al suo?
No, è un piacere. Mi piace. E' una cosa un po' come Dr Dre con Snoop Dogg.
La mia canzone preferita da questo CD è "Blood Alley". Da dove hai tratto ispirazione?
Ti piace? Oh, sono contento. Davvero. Molto bene. Beh, è su un posto in cui sono cresciuto, in Colorado, un posto di quand'ero piccolo.
Negli articoli su di te si trova spesso scritto "grande musicista, peccato solo che non sia più conosciuto". Ma a te piacerebbe essere famoso, o sei contento del tuo status?
Penso che…beh, in un certo senso entrambe le cose vanno bene. Certo che non sarebbe male essere più conosciuto, ma mi piace anche mantenere la mia privacy, la privacy è una cosa molto importante.
In Europa sei considerato un artista di culto. Ma cosa succederebbe se il tuo nuovo album entrasse nella Top 10 americana?
Eh heh…ne sarei felice, o almeno, finanziariamente ne sarei felice. Ma poi inizierei a chiedermi che cosa ho sbagliato: essere messo nella stessa categoria delle Britney Spears mi sembrerebbe preoccupante.
Una mano sul cuore: hai mai pensato "maledizione, mi piacerebbe un giorno essere conosciuto come Tom"?
No, direi proprio di no, non faccio paragoni. Siamo così amici che un pensiero così non mi viene neanche in mente.
Ma il Tropicana Motel c'è ancora?
No, al suo posto ci hanno messo un albergo di una grande catena americana. Non sembra più lui, non ci assomiglia per niente.
Ogni tanto Rickie Lee Jones la senti ancora?
Sissignore.
Il rap suscita qualche interesse su di te? Lo ascolti mai?
Oh, certo, sì. Però di solito preferisco la roba più vecchia, quella di una volta, le cose anni Ottanta. Mi sembra che la chiamino "old skool", qualcosa del genere. Non so…vediamo…NWA, Heavy-D. I Run-DMC no…maledizione, volevo dirti che c'è anche un altro gruppo che mi piace, ma non mi viene in mente…oh, merda…
Vabbé, dai, fa niente. Senti, ho letto tre brevi biografie su di te ed in nessuna c'è scritto quanti anni hai. Vogliamo farlo sapere al mondo intero?
Ah hah, è una cosa che devi chiedere a mia madre! (ride)
Devo prenderla come un "no"? Diciamo…tra i quaranta ed i cinquanta?
Ecco, questa è un'ottima soluzione. Mi piace. Puoi scrivere che sono tra i quaranta ed i cinquanta.
Hai figli?
No. Mi piacerebbe molto, ma purtroppo non ne ho.
Sei mai stato in Italia?
No, mai. Però mi piacerebbe molto venire lì da voi. Se si verificassero le circostanze giuste, verrei di corsa. Il problema è che odio volare.
Quindi forse non ti vedremo mai in concerto.
Mah, sai, questo non è detto. Tra un po' farò un tour qui in America, ma non è detto che magari non riesca anche a fare un salto in Europa. Magari, non so, verso la fine della primavera.
Ma se dico "Italia", a te cosa viene in mente?
Eh heh, vediamo…belle ragazze, belle donne. Una bella campagna. Buon cibo.
A proposito: hai qualche nostro piatto preferito?
Le lasagne. Fagioli con salsiccia. Fettuccine. Spaghetti sì, ma non tanto, preferisco la pasta larga. Rigatoni.
La trippa no, eh?
Cos'è la trippa?
(Glielo spieghiamo. Alla fine dice solo: "Ugh")
Hai mai ascoltato della musica italiana contemporanea?
Sissignore. Però non mi ricordo come si chiama, il tipo. E' stato pochi anni fa. E' uno che fa un po' spoken word, un po' boogie…aiutami…
Ciao, è una parola. Non lo so, non mi viene in mente nessuno così. Non è per caso, anche se non c'entra molto, Vinicio Capossela?
Uh…non lo so, non mi ricordo proprio. Ma può essere. Credo che adesso sia sui 35 anni.
Ho letto da qualche parte che a volte pensi che quella canzone di Rickie Lee Jones su di te sia un po' una maledizione. E' vero?
Beh, no, non è esattamente così. Sì, è un po' imbarazzante, ma solo perché è una canzone che non ha molto a che fare con me, che non mi dipinge come sono.
La Viper Room funziona ancora? Se sì, vi suoni sempre?
Sissignore, funziona eccome. Ed ogni tanto mi esibisco. A fine mese suono lì.
Parliamo di drink. Si ha l'impressione che nel tuo nuovo disco abbiano avuto una certa importanza.
No, adesso non bevo più. Una volta sì, eccome. Scotch, bourbon. Adesso però ho smesso.
E come mai?
Sono stato costretto: il mio corpo non ce la faceva più.
Ti capisco: è successo così anche per me.
Davvero? Ah hah ha hah hah (ridiamo per un paio d'ore come due scemi).
Ti lascio con un'ultima domanda. Prima dicevi che potresti fare un nuovo disco anche subito. Quindi hai già dei pezzi pronti?
Sì, un paio sono già finiti, completi. Si intitolano "Back-handed compliments" e "The evil of two lessers".
Perfetto. Ciao, grazie per la chiacchierata e grazie per il tuo tempo.
Grazie a te. E' stato davvero un grande piacere. Ciao.
Clic.
(Franco Bacoccoli)