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Colloquio esclusivo con l'artista toscana: si parla di arte, canzoni, amore e, naturalmente, di "Cuore"...

Quando si decide di intitolare un disco "Cuore", forse si decide anche di uscire un po' di più allo scoperto. E' una parola impegnativa, e non a caso sulle note che accompagnano l'album, si parla di "un nuovo primo disco". Di certo "Cuore" cambia di gran lunga indirizzo, rispetto alle precedenti prove di Gianna, e si propone come un disco più immediato e suadente dove gli altri erano più 'rigidamente' rock. Merito, ancora prima che della capace produzione di Fabrizio Barbacci, di un nuovo atteggiamento adottato da Gianna nei confronti della musica, almeno a quanto sembra anche da questa intervista...
Nella tua biografia si parla di questo come se fosse un po' il tuo 'nuovo' primo album: in che senso? E cos'è cambiato nel tuo modo di fare musica?
Credo che sia un disco con molta poesia - anche se non sta a me dirlo - però in questo senso mi sembra un album d'esordio. Prima di fare questo disco ho scritto due o tre pezzi e da lì ho avuto la visione del titolo: ero una notte in Maremma e ho avuto proprio l'immagine di un cuore. Questo è stato il concetto che ha alimentato tutte le canzoni: non ho mai voluto cambiare il titolo, anche se ce n'erano altri belli che a poco a poco sono venuti fuori.

E' un album nato da diversi incontri, se non sbaglio...
Sì, è così, anche se potrei dire che un elemento importante è stato il mio modo di relazionarmi alla musica. Comunque, un incontro importante è stato quello con Vic Vergeat, chitarrista dei Toad, che peraltro è di origini italiane, di Domodossola, per la precisione... l'incontro con lui e con il suo modo di scrivere, molto rotondo, mi ha fatto scrivere un brano come "Dimmi dimmelo"....e alla fine il titolo è "Cuore", perché viene da questo tiraggio blues, da questo tipo di onda sonora. Se vuoi cercavamo proprio una parte nera da inserire nella nostra forma bianca, cosa che mi ha ricondotto al grande amore per Janis Joplin.

Insomma, basta con il rock teutonico...!
Le band tedesche sono state un modo per trovare la mia identità, quel suono mi assomigliava nella rigidità, che ho ad esempio al pianoforte.... sono beethoveniana! Anzi, lo ero, poi ho conosciuto Conny Plank che cercava di stimolarmi verso il soul, verso la musica nera; voleva fonderla con la musica mediterranea. Solo che io allora ero molto teutonica, molto punk, e ho scelto musicisti con le cui caratteristiche Conny non era molto d'accordo. Ma la tendenza è sempre stata quella di ammorbidire questo lato. Si è trattato di un lungo lavoro, fatto grazie alle nozioni acquisite studiando e interessandosi alle culture femminili, per cui ho visto che uno dei precetti comuni a proposito del canto sta nel rilassamento di chi emette il suono. Ho imparato ad accordare la voce, invece di rovinarla, e adesso sento di saperla usare molto meglio, in modo ancora più consapevole.

E la scelta di Fabrizio Barbacci come produttore da cosa è dipesa?
Mi ero annoiata del mio modo di suonare che da un po' di tempo rimaneva lo stesso. Forse era la fine di una fase artistica, nel senso che io, con quel suono, penso di essermi spinta al limite, per cui era arrivato il momento di cambiare direzione. Nel frattempo le cose in Italia, in questi anni, sono cambiate molto, e non c'è più soltanto gente che copia come tempo fa, quando io registravo in Germania. Così ho pensato di cercare una band qui, con cui realizzare un album più blues...anche se i miei amici tedeschi mi mancano! Comunque, quando mi sono interrogata su come ricercare il suono giusto delle chitarre, mi hanno parlato di Fabrizio, che è famoso proprio per questa capacità. Con lui mi sono trovata benissimo, credo proprio che sia uno veramente bravo: pensavo che fosse una cultura, quella di saper mettere i microfoni, di scegliere il suono e di saperlo riportare su disco, valida solo all'estero, mentre invece sono riuscita a trovarla anche qui.

Parliamo anche delle melodie che ci sono in questo disco: alcune sono tra le tue più belle...
La melodia è una cosa che mi viene fuori con relativa facilità. Nel senso che non mi sono mai preoccupata di non trovarne. Dipende anche dall'ispirazione e dalle persone con cui scrivo; ma se il mio partner viene fuori con armonie che mi piacciono, sono capace di scrivere delle melodie pazzesche... in questo disco, comunque, è molto difficile separare le melodie dalle parole, perché è come se le canzoni fossero nate contemporaneamente su entrambi i fronti. C'è poi comunque stato un lavoro molto duro sui testi, perché io scrivo tantissimo e corro il rischio di perdermi... così, ad un certo punto c'è stato bisogno di mettere insieme le pagine e tirare fuori i testi del disco, e per alcune canzoni non è stato così veloce...

C'è voluto molto tempo per fare il disco?
Ci ho messo il tempo necessario... non si può dire, "devi finire il disco entro un mese...", sono un artigiano non un computer. Ho viaggiato tra i nativi americani e se ti avvicini ad uno dei loro pittori e gli chiedi quando finirà il dipinto cui sta lavorando, ti dice che non lo sa, perché non dipende solo da lui. Sembra inconcepibile per noi, ma il dipinto è pronto quando è finito, ed è finito quando è pronto. Se non mantieni questa libertà nei confronti delle cose che fai diventi un burattino, e non un artista.

Anche in questo album si parla d'amore, anche su "Cuore" il tuo amore sembra sempre arruffato, lottato, inseguito... insomma, non hai pace...!
Io penso che un rapporto vero d'amore debba essere incasinato e drammatico... ora però sono un po' fuori da tutto il 'gioco' dell'amore, sto un po' per conto mio, però poi ci sono cicatrici che fanno parte del tuo cuore. Il cuore è come un registratore: se lo apri ci trovi dentro tutte le piccole ferite e le piccole gioie che hai vissuto.

E' così difficile vivere i sentimenti per te?
Mah, è un prendere e dare continuo, ma è difficile darsi davvero. Parlo anche per me. C'è bisogno di complicità, ma è faticoso, io non ho problemi a dare, ma a darmi fatico molto. Ci sono comunque delle persone con cui ho un rapporto profondo. In ogni caso le canzoni di questo disco sono come dei capitoli di un libro, ognuno racconta una situazione diversa, e sono tutti riconducibili alla parola che dà il titolo all'album, "Cuore": sono tutte canzone nate lì dentro, e che parlano direttamente al cuore di chi ascolta.

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