
Allora, Samuele, immagino sia una bella soddisfazione ricevere la Targa Tenco per il miglior album dell’anno...
È un grandissimo onore per me... E’ un riconoscimento molto importante perché il premio del Club Tenco arriva dopo un altro premio che mi era stato consegnato, sempre a Sanremo, ma in un altro Festival, per la canzone “Replay”. In quel caso avevo vinto il premio della critica per una sola canzone, e dopo Sanremo ero tornato a Bologna a finire il disco. Al tempo di “Replay” molte cose dell’album non erano ancora proprio state scritte, quindi il fatto che l’album sia stato premiato qui al Tenco proprio come raccolta di canzoni mi dà una doppia soddisfazione, che è quella di non essermi appoggiato ad una canzone famosa per fare un album. Peraltro non credo che “Replay” sia la canzone più importante del disco...
Sei sempre stato apprezzato dalla critica però il premio è arrivato soltanto oggi; perché secondo te?
Credo che ci sia qualcosa di buono in tutti i miei dischi, ma credo anche che questo sia un lavoro più compatto dei precedenti. E’ un fatto che l’ambiguità non venga mia premiata, anzi quando c’è un po’ di ambiguità - come nei precedenti dischi, che mettevano insieme pezzi seri e filastrocche e sembravano di persone diverse – non si ricevono premi. Eppure l’ambiguità artistica per me è una qualità; comunque “L’oroscopo speciale” è stato premiato perché è un disco omogeneo, e questa è la tipica cosa che si fa in Italia perché pensano che oggi io sia quello lì, quello che racconto nel disco, mentre prima pensavano che io fossi due persone...
Ma tu rimani due persone, mi sembra...
Sì, ho sempre due anime e rimangono entrambe...il prossimo disco vorrei farlo allegro, forse perché questo mi sembra un disco molto cupo...
Sono in molti a pensare che hai un modo tutto tuo di raccontare le storie: da dove viene?
Innanzitutto uno può pensare che io parta sempre dai testi perché ho parlato sempre di più dei testi che delle musiche. Invece molto spesso io parto dagli accordi perché sono le armonie a farmi venire in mente il mondo da raccontare, e gli arrangiamenti più adatti. Questo disco non è come i precedenti, che erano descrittivi/narrativi con la storia del mostro o di Chicco e Spillo... è un disco che racconta in modo confuso i miei sentimenti e il mio stato d’animo. Ho raccontato questo più che delle storie, poi a volte la combinazione casuale di due parole mi porta a creare cose che suonano in un certo modo, come fanno gli appassionati d’enigmistica. Poi sono le cose che ho letto, come Bergonzoni e Rodari, mi ha portato ad elaborare una forma di scrittura mia.
Hai trovato cose interessanti tra scrittori più recenti? Sì, mi piace Isabella Santacroce, e ho trovato molto riuscite anche un paio di cose di Niccolò Ammaniti, però il mio scrittore preferito continua ad essere Italo Calvino. Non ne ho trovato uno giovane a quei livelli...
Hai firmato la colonna sonora di “Chiedimi se sono felice”, il nuovo film di Aldo Giovanni e Giacomo. E’ stato un lavoro molto diverso dallo scrivere un album?
E’ diverso perché si lavora su delle immagini. Ho iniziato lavorando sulla sceneggiatura, e lì sono stato creativo a tutto tondo, poi quando ho visto le immagini mi sono ridimensionato, perché correvo il rischio di scrivere un musical. Ho dovuto imparare a togliere, invece che aggiungere.. la cosa più divertente è che. da loro ho avuto la massima libertà, perché mi hanno lasciato fare le cose che volevo...
Che rapporto hai con Internet e con la tecnologia? Credo di avere un bel sito, finalmente, ho speso tanti soldi... anche se ricevo posta meno di prima, forse perché ci vuole molto a caricarlo... il rapporto che ho con internet va dai siti musicali a quelli pornografici! Poi c’è stato un periodo in cui ho chattato e sono diventato anch’io per una volta Marina da Modena...su Internet puoi vivere la più grande spersonalizzazione, ed essere chi vuoi almeno una volta...
La tua opinione su Napster? Immagini così il tuo futuro?
Sì. Desidero che mi finisca il contratto con qualsiasi casa discografica per avere una mia etichetta che deciderà come distribuire le mie cose. Io sono arrivato tardi a Internet, ci ho creduto poco all’inizio perché sono un reazionario, nonostante nelle mie canzoni sembri uno più aperto. Di certo in questi anni vedo la morte, la fine delle case discografiche per una serie di ragioni che vanno dal prezzo del Cd a una serie di scelte sbagliate che ne faranno chiudere molte. Per cui non vedo l’ora di potermi dedicare a una mia etichetta e a una mia distribuzione.
(Luca Bernini)