
Questo “best of” segna il tuo ritorno sulle scene dopo un periodo di pausa lungo un anno, dopo la pubblicazione del “Sig. Dapatas nel 1999…
E’ stato un anno di attesa, ma, soprattutto, di riflessioni. Dopo quattro album e sette anni molto intensi, senza praticamente mai avere soste, mi serviva proprio una pausa, sia dal punto umano che professionale. Ora sono pronto a ripartire con diversi progetti, forse fin troppi.
Partiamo dal primo di questi progetti, quello più immediato: la raccolta “Occhi da orientale”. Come è nata?
Il progetto di questa raccolta, e sarei solo un bugiardo se non lo dicessi, nasce da motivi contrattuali e rappresenta la chiusura di un ciclo molto fortunato che mi ha visto sotto contratto con la Ricordi per sette anni. Dall’altro lato, però, è anche vero che questo album è stato pensato insieme con la casa discografica; in questo periodo, mentre sto facendo gli ultimi lavori con loro, c’è un’atmosfera strana, anche un po’ romantica, come se avessimo questo album di fotografie da guardare che ricorda a tutti ciò che abbiamo fatto in tutto questo tempo.
Nel disco ci sono tre canzoni inedite: quella che dà il titolo al disco, “Cuore di cera” e Testardo. Tre lati della tua produzione: la ballata rock, le influenze di altri generi musicali come il jazz e il divertissment… Un caso o una scelta precisa?
Le due cose insieme: è stato un po’ casuale, ma allo stesso tempo ho volutamente scelto questi tre diversi generi perché rappresentano delle sfaccettature che hanno sempre accompagnato la mia carriera. “Occhi da orientale” è, paradossalmente, forse la canzone più semplice e solare che io abbia mai scritto. “Testardo” è puramente un gioco, uno scherzo, un divertimento in romanesco, e questo aspetto ha sempre fatto parte dei miei dischi; così come “Cuore di Cera” è un omaggio al mondo delicato del jazz che per me coincide con il vecchio amore per la musica di Chet Baker, ma anche per la musica che cantava mia madre a Bologna prima che io nascessi. Questo è un riassunto “parallelo” di questi anni ed è forse solo casuale che queste tre canzoni non abbiano trovato spazio nei miei quattro album precedenti. La raccolta è anche un’opportunità di esistere che viene data a data a queste canzoni.
Un altro progetto riguarda il tuo sito internet, recentemente rinnovato…
Il mio sito internet non nasce per mio volere, per fortuna, credo, quanto dalla voglia di divertimento dei ragazzi del fan club. Pian piano è diventato sempre più importante anche per me: ho cominciato a visitarlo e a fare domande per ottenere consigli. E’ stata una forma di comunicazione molto importante, fino a quando degli amici di Bologna mi hanno proposto di contribuire tecnicamente e graficamente per sperimentare delle tecniche nuove. Contemporaneamente sto aprendo un nuovo sito, che non sarà solo mio ma anche quello di “Panama”, l’etichetta discografica che ho fondato insieme a Enzo Miceli, il mio produttore, e che sarà un vero e proprio “villaggio”.
Tra i vari progetti futuri c’ anche la pubblicazione solo via Internet di un disco “live”…
In tempi relativamente brevi, entro la fine dell’anno o subito dopo, faremo uscire un disco live che è stato registrato in chiusura dell’ultima tournée del Sig. Dapatas e che stiamo mixando in questi giorni in forma del tutto casalinga. Lo metteremo in vendita soltanto in rete sul sito dell’etichetta, ma non so ancora se sarà un vero e proprio CD o se addirittura sarà un DVD. L’idea è quella di avere un prezzo assolutamente basso per un prodotto che vuole essere puramente divulgativo.
Cosa ne pensi del processo di liberalizzazione della musica messo in atto dalla rete?
Non c’è nemmeno bisogno di essere a favore, anche perché è impossibile opporsi. Non ho mai pensato che la crisi del mercato discografico dipendesse dalla pirateria.
Quindi sei un difensore di fenomeni come Napster… Cosa ne pensi del recente accordo con la BMG?
Di questo accordo bisognerebbe avere informazioni più precise, credo di aver capito comunque che stiano cercando di comprare “un pezzo di Napster”, comprare il software per condividere la musica. Trovo Napster una cosa fenomenale, geniale, comoda e utile, anche perché sono convinto che non sia quello che non fa comprare i dischi, ma sia il costo. Io ho vissuto i miei 16 anni registrando un mare di cassette dalla radio, però poi quando c’era un disco che mi piaceva me lo andavo a comprare; potrebbe ancora essere così se i CD avessero prezzi accessibili.
Con la nuova etichetta hai firmato un contratto di distribuzione con la Sony e stai già lavorando al nuovo disco. Quando lo vedremo?
Parliamo probabilmente della prossima primavera, in linea di massima… chissà se da qui al 2001 si faranno ancora i CD… ma insomma, penso di sì, anche se non è detto che non ci saranno dei nuovi supporti per diffondere la musica. Sicuramente, rispetto a prima, il lavoro sarà ancora di più a 360 gradi, volutamente senza una direzione precisa, perché credo sia bello poter far musica nel modo più libero possibile, meno condizionata da fattori esterni.
(Gianni Sibilla)