
Come mai un disco dal vivo? Io sospetto che il DVD sia la vera ragione.
Sì, assolutamente. Un anno fa mi trovavo in macchina, bloccato nel traffico. E non so perché mi è venuto in mente che da qualche tempo nei nostri concerti eravamo al meglio dal punto di vista musicale e visuale, e che ci ritrovavamo coi mezzi tecnici per fissare al meglio questa nostra condizione. Anche perché il DVD fornisce la possibilità di far vedere cosa succede a un concerto, che è importantissimo, specialmente per una band come noi in cui la reazione e interazione del pubblico è così importante. Per registrarlo abbiamo messo microfoni in tutta la hall, per non registrare solo gli strumenti sul palco ma anche il pubblico. In origine l’idea era di registrare un solo concerto, ma poi vedendo le immagini girate in Belgio non ero contento, sembrava che gli operatori avessero filmato sempre le stesse cose. Ci sono piaciute di più invece le immagini girate da una troupe in Giappone, che aveva catturato cose più particolari, che potevano essere ricondotte solo a quel particolare concerto e a quel particolare pubblico. E a quel particolare momento, visto che alle sette de mattino quando il sole sorge hai un feeling, a mezzanotte un altro… Quindi ci è venuto in mente che sarebbe stato interessante dare immagini da più show, per dare un’idea più completa di tutto il tour. Così i concerti sono diventati quattro.
Sapendo quanto vi piace la tecnica moderna, immagino comunque che nel DVD ci sia qualcosa di più che non un semplice video di 4 concerti…
Te lo faccio vedere intanto che parliamo… Se hai un lettore DVD nel PC il computer diventa un vision mixing sound system. Ogni tasto sulla tastiera chiama un’immagine intanto che la musica suona. E’ vero veejaying, con 52 immagini che puoi mixare tra loro. Un’altra cosa interessante che puoi fare è creare musica partendo dalle immagini, visto che in un’altra sezione abbiamo immagini cui sono associati dei suoni. Tu schiacci una serie di immagini che ti piacciono, e crei la musica per accompagnarle… Che io sappia, qualcuno ha fatto un mixing software, ma finora nessuno lo aveva fatto in questo modo.
Ma di fronte a queste esperienze molto visuali rese possibili dal DVD, cosa rimane a coloro che prenderanno il CD audio?
Sai, detto che noi abbiamo lavorato duro per farlo sembrare comunque un’esperienza sonora capace di avvolgerti, è inevitabile che chi ascolta debba usare un po’ più di immaginazione – cosa che è sempre successa coi dischi… Ma più in generale, sono contento che gli Underworld siano una delle prime dance band a fare un live. Era importante anche perché molta gente ha un’immagine stereotipata della dance band che va sul palco e suona dei nastri… Noi suoniamo davvero, i nostri pezzi sono suonati davanti al pubblico ogni sera.
In effetti da qualche tempo molti show dance assomigliano agli show rock di una volta, con molta partecipazione ed euforia da parte del pubblico.
Infatti come ti ho detto mi piace molto l’idea di catturare l’atmosfera che c’è a ogni show, e il DVD ti permette di farlo. Comunque non so come siano i concerti rock in questo periodo, non vado a concerti rock. Ci andavo da giovane, ma da anni non ci vado più. In ogni caso sul palco noi non cerchiamo di ricreare l’album. La gente spende un sacco di soldi e viene per ballare. Quello è l’essenziale, loro sono chiamati ad esprimersi quanto noi sul palco. Dobbiamo farlo assieme e contemporaneamente, ed è diverso da quanto avviene in studio.
A proposito, parlando di dischi dal vivo, hai dei favoriti?
Ne ricordo soprattutto uno degli AC/DC, forse era “For those about to rock”… o era “If you want blood”?… Non ricordo bene, comunque aveva una grande energia. A me in effetti sono sempre piaciuti più gli album di studio. Ma ad esempio “Made in Japan” dei Deep Purple era grande, il primo disco dal vivo che ho mai avuto. Già allora però notavo come la produzione dei live era molto inferiore a quella dei dischi di studio… Quando ero ragazzo mi piacevano Led Zeppelin, Faces, Yes, AC/DC. A quei tempi il rock aveva la produzione più eccitante. C’era molta sperimentazione sul suono, che ora si è quasi del tutto spostata verso la dance music. Alla fine degli anni ’80 è cominciata la vera sperimentazione nella dance, e nello stesso periodo il rock ha perso un po’ di coraggio nella manipolazione dei suoni.
Comunque tu e Karl avete un po’ di radici nella musica rock, e questa è una delle grandi differenze con i Chemical Brothers, come ad esempio il fatto che loro sul palco se ne stanno dietro le tastiere e quasi non si vedono.
Il modo di porsi di Karl in concerto, beh, questo ha più a che fare con Karl, che è semplicemente… Karl. A me piacciono i grooves, mi piace la dance. A Karl piace cantare. Quello che ne viene fuori è questo, e il modo di fare di Karl come “frontman” non è studiato in qualche modo, non c’è una volontà cosciente di buttarci dentro un po’ di rock, anche se Karl ha un passato da chitarrista. Entrambi sul palco ci esprimiamo come ci viene. Comunque personalmente adoro i Chemical Brothers...
Per voi tra l’altro un album dal vivo è anche un modo interessante di rinfrescare il materiale, di remixarlo e renderlo più attuale…
Che è una cosa che per la dance è fondamentale, è vero. Mi sorprende che pochi gruppi dance ci pensino.
E il prossimo album? Tra poco entrerete in studio… E sarete in due. Avete pensato a sostituire Darren Emerson?
No, resteremo in due. Dell’album non so molto. Come amo ripetere, so solo una cosa: so solo che amo i “grooves”. E’ tutto quello che so! Io e Karl non parliamo mai degli album fino a che non sono finiti. Prima li facciamo, poi solo verso la fine ci ragioniamo su. Immagino che giocheremo con le voci e con i ritmi, come sempre... Ma non so dirti altro, sinceramente. Comunque fra poco entreremo in studio, e ne saprò di più.
Cosa avete pensato a Roskilde, quando avete saputo della tragedia?
Stavamo suonando su uno dei palcoscenici, proprio durante il concerto dei Pearl Jam. Cinque minuti dopo che siamo scesi dal palco dopo un grande concerto, con una grandissima atmosfera, uno della crew ci ha detto cosa è successo. E’ stata una mazzata terribile. Sai… Nonostante quello che si è detto, gli organizzatori di quel festival spendono un sacco di soldi nella sicurezza. Sembra così ingiusto. Di fatto, non c’è stata una struttura che abbia ceduto. Temo che il problema stia nel fatto che quando hai tante persone in un posto può succedere letteralmente di tutto, come è effettivamente accaduto in altri concerti, ad esempio a Woodstock ‘99. Personalmente non amo trovarmi in mezzo alla folla, l’ho sempre evitato. In una folla spesso non riesci a controllare quello che succede. Sono terribilmente dispiaciuto per i Pearl Jam, perché si erano sempre battuti per la sicurezza dei loro fans. Mia moglie ha detto di aver visto le immagini in tv, ed era atroce vedere le espressioni dei musicisti.
(Paolo Madeddu) |