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Dopo la svolta dance di "Walking wounded" gli EBTG continuano sulla loro strada: altro che pop band!

Sono passati tre anni dall’uscita di “Walkin’ wounded”. Tre anni in cui Ben Watt si è buttato a capofitto nella cultura dance. Lui infatti è stato animatore di una delle serate drum’n’bass più cool di Londra (Movement, al Bar Rhumba, a due passi da Piccadilly Circus), oltre che di Lazy Dog (serata specializzata in deep house). Tracey intanto non è stata a guardare. Ha infatti cantato nell’album d’esordio di Adam F (uno degli artisti più in vista della scena drum’n’bass venata di jazz). Insieme a Ben Watt poi ha scritto “The Future of the future”, un pezzo con Deep Dish, uno dei progetti di epic house (sì, l’house barocca alla Robert Miles) più famosi nella scena dance. Ed è chiaro che oggi, dopo queste continue commistioni con la dance Everything But The Girl, ancor più che in “Walkin’ wounded” si siano avvicinati alle sonorità del drum’n’bass, del trip hop, della deep house per rinnovare il loro modo di scrivere canzoni.

Tracey: “Io e Ben negli ultimi anni siamo stati parecchio in giro per i club. Lui faceva il DJ, io gli andavo dietro. Siamo rimasti affascinati dalla vita, dalla cultura che gira attorno ai club. E’ chiaro che l’album rifletta questo modo di vivere”.

C’è un tema che fa da comune denominatore ai brani dell’album?
Ben: “Abbiamo sempre cercato di evitare operazioni di questo tipo. Credo che sia riduttivo incanalare tutto in un tema centrale. L’unico elemento comune ai brani di “Temperamental” potrebbe essere quello “temporale”. Tutti i brani sono stati scritti in un periodo di tempo relativamente breve e sono stati influenzati probabilmente da modi di essere o da idee simili”.
Tracey: “Sì, io credo che molte canzoni di questo album siano legate una all’altra proprio da esperienze comuni che abbiamo accumulato in un periodo preciso della nostra vita, quello che va dal 1996 ad oggi. Molti brani sono stati scritti in città e di conseguenza raccontano “storie urbane”. Mi ricordo anche che mentre scrivevamo avevamo a fuoco immagini ben precise, ricorrenti in ogni brano. Immagini notturne della città, immagini delle cluci della città che illuminano la notte. A un certo punto ci fermammo anche a pensare: okay, ogni brano rimanda a un preciso immaginario. Non è che ci stiamo ripetendo. Ma poi ci siamo anche detti: questo può essere un fattore positivo all’interno del disco. Non deve essere interpretato per forza come una ripetizione di luoghi e immagini simili, anzi, può essere un elemento positivo, che da continuità e coesione all’album”.

Considerando da dove arrivate e l’evoluzione che ha avuto il vostro progetto si può dire che EBTG di strada ne ha fatta parecchia. E’ stata un’evoluzione naturale o qualcosa di cosciente, di controllato?
Ben: “Nel momento stesso in cui lavori nel mondo della pop music, per rimanere “competitivo” devi cercare in qualche modo di cambiare, di non ripeterti. Una volta preso coscienza di questo elemento che regola il pop puoi decidere di assorbire le novità che il pop via via crea oppure di reagire a questo stato di cambiamenti e rimanere attaccato ai tuoi propositi di sempre. Io credo che EBTG abbia dalla sua una grande arma: la voce di Tracey. E’ così unica, così distinguibile che ETBG può adottare qualsiasi formula musicale per scrivere canzoni. E’ per questo che, nonostante in questi ultimi anni ci si sia avvicinati con coraggio a certe sonorità, alla club culture, ai beats e alle tessiture sonore della musica elettronica, EBTG è riuscito a mantenere intatte le sue caratteristiche principali”.

Questo cambiamento di direzione però è riuscito con successo a pochi gruppi….
Tracey: “E’ perché EBTG è sempre stato un duo. Io canto e Ben pensa alla musica. Non siamo mai stati un gruppo di quattro persone, con un sound definito dall’addizione di stili e modi di suonare diversi. Io ho sempre cantato e Ben poi ha avuto quasi sempre la libertà assoluta nel decidere da che parte potesse andare la nostra musica. Di conseguenza è stato più agevole rapportarsi a musiche diverse senza grossi problemi”.
Ben: “Credo che un altro vantaggio a nostro favore sia quello che comunque non siamo mai stati una rock band che se ne andava in tour, che viveva on the road. Anche le nostre canzoni hanno sempre avuto poco a che fare con il rock. Insomma, siamo sempre stati ai margini del rock. Questo ci ha permesso di avvicinarci alla club culture e alla musica dance senza grossi traumi”.

Come mai c’è stato questo avvicinamento a certe sonorità e a un uso continuo della tecnologia per fare musica?
Ben: Ero stanco delle chitarre. Ero stufo di scrivere canzoni usando sempre lo stesso strumento, gli stessi accordi. Lavorare con i campionamenti e i sequencer e i computer è stato liberatorio, mi ha aperto nuove strade. E’ stato interessante anche perché non mi sono avvicinato alla tecnologia cercando subito di capire come funzionavano le cose. Mi sono buttato, ho visto cosa veniva fuori. Ed è per questo che mi è piaciuto e mi piace tuttora “Walikn’ wounded”: perché è un disco naive, un lavoro di un musicista entusiasta piuttosto che di un esperto in macchine. E credo che questo entusiasmo sia venuto fuori nella musica”.

Cosa è cambiato tra “Walking wounded” e “Temperamental”?
Ben: Credo di essere un po’ più esperto nell’uso delle macchine”

Questo vuol dire che non sei più un’entusiasta?
Ben: No, fortunatamente sono ancora entusiasta di quello che sto facendo. E’ solo che rispetto a tre anni fa ho realizzato quanto cose ancora si possono fare lavorando sui suoni. Ho capito quanto diverso può essere l’approccio alla musica se pensi un pezzo che deve funzionare in un club. Ho capito quanto sia importante il mixaggio, quanto sia importante lavorare sui singoli suoni”.

Come vi fa sentire il fatto di essere ancora qui e soprattutto di aver cambiato l’audience nell’arco di questi anni?
Tracey: “Sono molto orgogliosa di questo. Direi una bugia se negassi che questo interesse verso di noi da parte di una nuova fetta di mercato non mi ha fatto piacere. Questo vuol dire che non siamo la solita pop band che ha fatto il suo tempo, che viene citata per le cose scritte all’inizio della propria carriera. E’ quello che di solito succede a molte pop band. A noi non è successo. E siamo ancora qui a parlare di EBTG”.

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