
In questo periodo gli 883 (non più un gruppo ma unentità costituita dal cantante e autore Max Pezzali più il team operativo Cecchetto-Peroni-Guarneri) stanno preparando unoffensiva "multimediale" che parte da un libro ("Stesso posto stessa storia stesso bar") per arrivare a un film ("Jolly Blu"), passando per un greatest hits, "Gli anni". In questa chiacchierata Rockol tenta di "stanare" Pezzali e capire cosa farà da grande uno dei maggiori fenomeni italiani degli anni 90, molto amato dalla gente e molto snobbato dalla critica: troppo diretto nelle musiche e nei testi, e per nulla "cantautore". Ma in fondo, proprio cantando se stesso, si è fatto capire immediatamente dai giovani coi gridi di guerra di "Questa casa non è un albergo" e "Non me la menare", o descrivendo langoscia da "smalltown" di "Weekend" o "Con un deca".
Un libro, una raccolta, un film... Sembra evidente la voglia di fare il punto.
"Sì, dal 92 a oggi tutto è accaduto in tempi brevi e frenetici. Dare unocchiata alla nostra storia ci è servito a capire che alla fine, qualcosina abbiamo fatto. Senza troppe pretese, abbiamo ottenuto che qualche canzone entrasse nella colonna sonora della vita di un po di persone. E lobbiettivo di una vita per chi fa musica. Non posso ancora dire che sono canzoni che rimarranno, però è già un risultato che fa parecchio piacere".
La raccolta sembra privilegiare il lato "divertente" degli 883 a scapito di brani meno leggeri ma importanti per definire il tuo mondo. "La dura legge del gol", ad esempio.
"La scelta lho lasciata a Cecchetto perché chi scrive le cose non è mai obbiettivo nei confronti del proprio lavoro. Ad esempio io ero affezionato a un pezzo come "Il pappagallo", ma probabilmente oggi non sarebbe più così attuale".
Era dedicata a Sgarbi?
"A lui, a Giuliano Ferrara e a tutti quelli che gridavano, si schiaffeggiavano e facevano tv urlata per far sembrare forti le loro opinioni. Invece era solo circo".
Comunque non è un genere passato di moda: cè Biscardi che durante i Mondiali ha dato il massimo...
"Beh, il calcio si presta, ha un significato simbolico pazzesco... Vincere nell82 il Mondiale ci ha fatto credere di essere un popolo geniale. Non poteva succedere negli anni 70 o 90, ma solo negli 80, con Craxi in ascesa. Ci siamo scrollati parecchi complessi: eravamo dei ricchi fintissimi, però non potevano fare lUnione Europea senza i campioni del mondo! Ma "La dura legge del gol" non è nella raccolta perché ce lho ancora addosso, non la sento come "storia". Potrei averla scritta ieri".
Come ti trovi, dopo questi "Anni"?
"Cresciuto anagraficamente, personalmente e tutto sommato anche artisticamente. Anche se so che il libro o certe mie canzoni prestano il fianco a chi ironizza sulla mia "Sindrome di Peter Pan". Poi come esempi di questa sindrome citano Spielberg e Bill Gates. Alla faccia".
Certo il disagio generazionale traspare, specie in un artista che fino ad ora non si era mai apertamente rivolto ai trentenni.
"Affronterò il tema ancora più apertamente nel prossimo album. Da sempre mi ispiro a quanto accade nella mia cerchia di amici, e devo dire che se in "La dura legge del gol" cera qualche avvisaglia, adesso la crisi è scoppiata... E la "Linea dombra" di Conrad, citata anche da Lorenzo - non a caso, mio coetaneo. Non sai se puoi guidare la nave da solo o sarai per sempre un "secondo", che ha necessità di essere guidato. Non hai più la sensazione che le cose possano cambiare e la vita sia imprevedibile, che è il tipico atteggiamento delladolescenza, quando ti credi invincibile e immagini che una volta finita la scuola ti può succedere di tutto e sarà tutto bello. A 30 anni la sensazione è che molto della nostra vita è scritto e poco potrà cambiare, pochi colpi di scena potranno più avvenire. Il mio amico Cisco lavora in fabbrica, operaio al tornio a Binasco, e dice che i discorsi sulle donne non sono più quelli di una volta. E vorrei vedere: il tuo giro lo conosci, non hai il ricambio di amicizie, amori e stimoli di una grande città e vai in paranoia. E allora ci si scopre a dire: "Beh, dove vuoi che vada, cosa vuoi che cambi. Il lavoro è questo, la donna pure, me li tengo stretti".
Ma è crisi dei 30 o della nostra generazione in particolare?
"Scelgo la risposta più ovvia: entrambe. Crescere è pazzesco... I genitori che ti dicono: "E allora, ci fai il nipotino?" Lamico che ti dà dellimmaturo e racconta le gioie del matrimonio - due anni dopo, il matrimonio è finito, lui diventa più bambino di te e va a fare il bungee jumping. Intanto i compagni di liceo laureati e specializzati vivono ancora coi genitori, e raccontano che "Le nomine sono un casino, poi non ti parlo dellUSL, delle raccomandazioni..." Ma è vero anche che la nostra generazione non era preparata a tutto questo. Ricordo che al muro della mia scuola erano appesi il crocifisso, il ritratto di Pertini, e la carta dellEuropa con una Russia enorme e poche capitali da ricordare. Era un mondo stabile e comprensibile. Il messaggio era: "Vedrai che se studi e ti impegni il sistema ti garantisce un futuro: abbiamo sistemato il terrorismo, no? Stiamo pensando a te". E noi: "Cacchio, che bel futuro ci aspetta". Ora le nazioni vanno in pezzi, non si capisce su cosa si fondino, e il libero mercato è pronto a mangiarti vivo in qualsiasi momento. E allora il trentenne vive in un clima di insicurezza totale".
Quindi restano poche certezze: su tutte, il bar.
"Beh, il bar di provincia resiste perché è generalista, non insegue la "tendenza" come quello di Milano. A Pavia il bar si aggiorna un pochino con dei neon azzurri e rosa, a patto di non diventare troppo azzardato per lavventore più anziano. La tv del bar manda MTV, ma a patto che non rompa le balle al pensionato".
Ma per quanto riguarda te e il tuo lavoro, questa sindrome di Peter Pan non vuol dire che hai paura di fare un passo avanti? Nel video "La dura legge del gol" sembri Marlon Brando, arrabbiato e in bianco e nero. Viceversa, il film "Jolly blue" sarà una storia colorata e molto "giovanile".
"Sì, ma lì cè anche un discorso legato a una canzone scritta tanti anni fa pensando agli anni 80. E poi nei film musicali il realismo non esiste, così labbiamo buttata volutamente in favola".
Okay, allora prendiamo un passaggio del libro: "Non sono un genio, se lo fossi avrei fatto il premier". A parte che premier geniali non ne ricordo molti, la sensazione che tu ti nasconda è molto forte. Perché non osare di più?
"Beh, insisto che non mi sento un genio... Comunque spesso si perde di vista ciò che spinge a fare canzoni. Si vuole raccontare qualcosa e si gioca un certo gioco: far arrivare un cd col suo videoclip in quel circuito perché hai il contratto con la casa che fa il cd ma fa anche lo stereo o limpianto dvd e sta valutando quando mettere sul mercato il nuovo formato e quanto fartelo pagare... si fa parte tutti di questo meccanismo. Una volta il vero indipendente esisteva e cera un circuito alternativo. Ora non cè più una scena indipendente che vive solo dei propri mezzi. E lepoca della mediazione: o si usano i canali tradizionali o non si arriva. Lo potevi fare col punk, perché il punk nel 76 non voleva un dialogo, voleva esprimere la propria rabbia anche a 4 persone. Ma poi è stato assorbito, e allhip-hop è successa la stessa cosa. E per quanto mi riguarda, non ho fatto questo lavoro perché avevo certezze da tramandare, non credo di aver lautorità per dare messaggi".
Ma chi compra i tuoi dischi e canta le tue canzoni lo pensa.
"E ho il diritto di menargliela con le mie teorie anche se le ritengo giuste? Io mi sento più cantastorie che profeta. E tra le mie delusioni cè quella di aver adottato come mie opinioni certe teorie che in realtà erano state costruite da altri. Oggi penso che nessuno faccia canzonette o cd col bollino Siae per proporsi come modello di idee o opinioni".
Però quando ascoltavi canzoni invece che inciderle forse lo pensavi.
"Per la nostra generazione il profeta era Vasco proprio perché diceva che non cera una morale, che il giusto e lo sbagliato erano molto relativi. Ma Vasco è stato quello che è stato ed è quello che è proprio perché esprimeva il suo disagio e una rabbia che riconoscevi come vera perché sapevi che lui era pronto a pagare di persona. Quando invece sento certe teorie sulle canzoni "sociali" mi viene unangoscia..."
Cioè?
"Noi sentivamo i Public Enemy e ci gasavamo con la Islam Nation. Quella del reverendo Farrakhan che un anno fa davanti a un milione di persone ha sparato su cristiani, giudei e massoni neanche fosse Goebbels. E la sinistra è vicina ai musulmani neri dAmerica? E parlando di musica, tutti matti per Ice T e il gangsta-rap. Poi Ice T è arrivato a Bologna, ha suonato le canzoni tratte dal suo disco con la Porsche in copertina e ha rotto il braccio a uno perché voleva farsi la sua donna. Era un pagliaccio, ma noi lì a immaginarci tematiche intensissime, mentre alla fin fine era una moda. Nel mondo del pop si fanno facilmente passare come grandi verità certe stronzate aberranti. Perciò preferisco evitare di proporre la mia versione della vita come definitiva, non mi sento di convincere nemmeno i miei amici del bar, dove tra laltro lex di Lotta Continua oggi è assessore nella Lega, trasformismi incredibili, tutto relativo. Io racconto il mio piccolo universo sperando che interessi a qualcuno. Quando non interesserà più a nessuno mi ritirerò in buon ordine. Comunque dicono che nellatomo è riassunta la struttura delluniverso, e che la montagna ha la stessa conformazione di un suo singolo spuntone..."
Pensi che anche lhip hop italiano sia una moda?
"Io sono uno di quelli che lhip hop lo ascoltava e tentava di farlo. Ho lasciato perdere perché non sapevo farlo come quelli bravi. Oggi in America lhip hop è tornato al suo machismo di base, mentre in Italia con 99 Posse e Almamegretta è giunto a una maturazione, è pronto ad affrancarsi dalla moda Usa e dai suoni usati dai due-tre produttori che vanno per la maggiore".
E tu, dal punto di vista musicale, da che parte andrai?
"Vorrei fare un disco al 70 per cento acustico, tipo brit pop. E il restante 30 per cento di elettronica "pura", nel senso che non vorrei mescolare i generi. Mi piacerebbe recuperare lo spirito dei primi Depeche Mode. Ammiro i Soerba, e ne parlavo proprio con Morgan dei Bluvertigo che li produce: abbiamo il culto del techno-funk anni 80, anche quello commerciale e minimalista. Era musica che ruotava attorno al concetto di canzone, ed era costruita sulla melodia, non sui campionamenti".
E il brit pop?
"Per la stessa convinzione di poter recuperare lantico gusto della melodia. Verve e gli Oasis, quando fanno cose brutte le fanno veramente brutte. Ma ogni tanto decollano, e ti fanno capire che cè ancora spazio per la grande musica. Però nel prossimo album qualche soddisfazione depechiana me la voglio togliere. E poi gli stilisti hanno già deciso che lanno prossimo sarà tutto allinsegna degli anni 80. Quindi, oltre a fare quello che mi piace, sarò anche alla moda...".