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Nel 1988, una canzone malinconica, cantata da una ragazza di 18 anni con una voce piuttosto bassa, dominò le hit parade mondiali. Si trattava di "Twist in my sobriety", di Tanita Tikaram, nata nel 1970 in Germania da madre malese e padre (ufficiale dell’esercito inglese) originario delle isole Figi. Il suo primo disco, "Ancient Heart", vendette sei milioni di dischi in tutto il mondo. Ma forse l'enorme successo in giovane età la colse di sorpresa, anche per il suo carattere riservato e il genere musicale intimista, lontano dalla ribalta pop. Tanita non è più riuscita a ripetere l'exploit dell'esordio, e nel 1995 la cantante si è presa una pausa dalla musica per dedicarsi all'arte, al design e ai viaggi. Ora ritorna con un nuovo disco, intitolato "The Cappuccino Songs", e una nuova immagine più sexy.

Come mai, dopo tanto tempo, un disco così breve?

"Dura quaranta minuti, la durata che i dischi hanno avuto per più di vent’anni. Comunque volevo fare un disco breve, con dieci canzoni. Volevo che rimanessero impresse più velocemente".

Molto carino da parte tua mettere gli accordi, invece che vendere gli spartiti a parte come fanno tutti.

"Mi piaceva l’idea che la gente suonasse queste canzoni per conto suo. In realtà è un’idea che ho rubato a una musicista brasiliana, Marisa Monte".

Non possiamo non parlare del titolo e del cappuccino.

"E’ la prima volta che lavoro con qualcun altro per comporre canzoni, e questa persona è italiana: Marco Sabiu. L’ho incontrato a Londra, lui aveva lavorato con gruppi come i Take That, e voleva fare qualcosa di diverso. La nostra amicizia è nata prendendo il cappuccino. Ho voluto intitolare così il disco anche per suggerire una conversazione intima, socievole. Il cappuccino è chiaro e leggero sopra, ma scuro e denso sotto...Forse rispecchia un po’ il mio carattere".

Parlando di Italia, c’è anche una canzone intitolata "Amore sì".

"E’ un concetto che espresso in inglese non avrebbe avuto la stessa forza melodrammatica. La canzone parla di un conflitto interiore, del voler essere fedele da una parte e abbandonarsi all’impulso dall’altra. Per un anglosassone è più difficile esprimere questo abbandono, mentre nella cultura latina è più facile".

Conosci la musica italiana?

"Mi piace Paolo Conte, sono andata a sentire un suo concerto: it’s wonderful (N.d.R.: citazione intenzionale?). Non capisco quello che dice, ma mi piace tantissimo".

Come figlia di immigrati asiatici nata in Germania e cresciuta in Inghilterra, puoi dire la tua sulla commistione di stili e influenze provenienti da tutto il mondo, che è una tendenza musicale che oggi va per la maggiore.

"In realtà non credo di aver voluto fare particolari ricerche in questo senso, ho semplicemente cercato di esprimere quello che avevo dentro. E non ho neanche particolari interessi new age... in questo momento non seguo un percorso musicale o spirituale particolare. Mi piacciono i suoni orientali, arabi, è una musica molto sensuale. Poi mi piace usare gli archi perché creano un contrasto con la mia voce bassa. Ammiro molto il disco di Madonna per come mescola musica antica e moderna. Però se faccio una miscela di questo tipo, non è tanto per farla. L’importante è che corrisponda a ciò che voglio esprimere".

Sulle tue note biografiche si legge che un giorno hai tagliato i capelli, hai cambiato vestito, e sei diventata un’altra.

"Sembra molto superficiale, è terribile..."

In ogni caso la copertina e il video sono molto sexy, rispetto alla tua immagine precedente.

"E’ vero. Ma sono cresciuta, e sono abbastanza grande per giocare con la sessualità e con un’immagine provocante. Una volta non lo avrei mai fatto, è vero, ma cambiare è naturale. Non si può non cambiare".

Rimpiangi qualcosa del tuo debutto?

"Beh, vorrei aver fatto un po’ più di rock’n’roll. Comunque, no, non ho rimpianti".

Quando hai iniziato nel 1988, eri una ragazza di 18 anni in testa a tutte le classifiche. Hai fatto un disco all’anno e poi ti sei gradualmente "chiamata fuori" dal music business. Non pubblichi dischi dal 1995. Hai subito un contraccolpo rispetto alla pressione iniziale?

"In realtà il successo in giovanissima età mi ha permesso di fare tante cose che ho sempre sognato: viaggiare, coltivare i miei interessi. La pressione è parte del lavoro del musicista, se vuoi rimanere sotto i riflettori devi rinunciare a tante cose".

Da ex star 18enne, cosa pensi delle attuali teen-bands?

"Alcune mi piacciono, come ad esempio gli Hanson: mi piace la voce del cantante. Per quanto riguarda il tipo di sfruttamento che subiscono, penso che il music business sia molto antiquato e conservatore, e non sia molto interessato alle persone o a quello che hanno da dire, ma solo a come vendere un prodotto. Però ripeto: spesso proprio le giovani star sono le prime a voler rimanere a tutti i costi nelle charts, e rinuncerebbero anche a crescere e provare altre cose per farlo".

E cosa pensi delle nuove leve femminili, così grintose? Alanis Morissette, Shirley Manson, Anouk?

"Mi fanno paura! No, in realtà mi piacciono... Ma in realtà, a ben guardare, rispetto a dieci anni fa tutta la musica è diventata più aggressiva, dal rock alla dance".

A proposito di dance, qualche tempo fa è saltata fuori una versione remix di "Twist in my Sobriety", il tuo primo successo.

"Lo so. E non mi è piaciuta molto. Temo che i remix siano una specie di passaggio obbligato, che puoi apprezzare o meno, ma è comunque musicalmente interessante per capire meglio il tuo lavoro. Purtroppo spesso si trova gente che non fa che aggiungere una base ritmica banale; ma altre volte puoi scoprire nuove suggestioni nelle tue canzoni, come è capitato a me con il remix degli Asian Dub Foundation".

Ora che farai, sparirai di nuovo per tre-quattro anni?

"Per il momento, no: promuoverò il disco, e forse verrò a suonare in Italia in autunno".

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