Musica in TV e al cinema: il meglio del 2023

Com’è stato il 2023 musicale, visto attraverso gli audiovisivi? Come hanno raccontato la musica televisione e cinema, come la musica ha contaminato le loro storie, potenziandole e rendendole inaspettate?
Per quanti amano il racconto musicale su schermo il 2023 è stato un anno ricchissimo. Complice la fame di storie vere e di non fiction, probabilmente alimentata dal fenomeno dei podcast, il documentario a tema musicale ha vissuto un’annata d’oro per quantità. Dall’altissimo - l’addio di Ryuichi Sakamoto al suo pubblico - al parapromozionale - i documentari di Prime Video dedicati alle star di casa nostra, la musica non ha fatto che raccontarsi su grande e piccolo schermo per tutta l’annata.
La tappa finale dei tour diventa la sala cinematografica
Ci ricorderemo quest’anno come quello in cui le regine della musica musica mondiale hanno deciso di provare a espandere il loro dominio sui cinema. Capofila dell’operazione non poteva che essere Beyoncé con le faraoniche, monumentali tre ore di “Renaissance: A Film by Beyoncé” e l’inarrestabile Taylor Swift, persona dell’anno per TIME e protagonista dell’altrettanto lungo “Taylor Swift: The Eras Tour”.
I punti in comune con “Opus - Ryuichi Sakamoto” sono affascinanti. I tre artisti in questione di fatto propongono un’esibizione registrata al pubblico che non può essere lì con loro. Un intento comune che sfocia in tre progetti radicalmente differenti, plasmati dal concetto di “pubblico”. Queen Bey e Taylor parlano a folle oceaniche, a ragazzi e ragazze che cantano a squarciagola i loro pezzi in sala, tra bibite e pop corn (provocando qualche disagio agli outsider). Sakamoto, che sa di avere la morte al fianco, con il solo figlio a riprenderlo, costruisce un momento di musica intimo, che ti entra sotto pelle, a tu per tu con ogni singolo spettatore, che si sente lì seduto, solo, al fianco del maestro.
Le stelle del pop italiano su Prime, i cantautori passati al cinema
Questa la via tracciata dalle regine del pop statunitense, ma anche da noi le principesse della musica leggera non si sono fatte trovare impreparate. Elodie e Annalisa hanno conquistato il 2023 anche per la loro capacità di anticipare, dettare o seguire velocemente i trend con cui l’industria musicale internazionale si muove e si racconta. Il suo primo Forum di Assago Elodie lo ha trasformato in “Elodie Show 2023”, una diretta che ha portato quanti non si sono mossi in tempo a seguirla in diretta, in attesa del film concerto in arrivo nelle sale nel 2024. Annalisa invece è stata la prima a ottenere un risultato tangibile sul fronte delle hit natalizie, spinta anche da Prime Video.
La piattaforma streaming di Amazon crede tantissimo nel racconto della musica italiana contemporanea e sanremese, con format veloci, pseudopromozionale. Basti vedere la docuserie dedicata al dietro le quinte dell’anno d’oro di Elodie “Sento ancora la vertigine” e il road movie musicale "Bruciasse il cielo” che ha lanciato il nuovo EP di Blanco. Senza dimenticare Red Canzian, che al cinema ha portato il suo musical “Casanova Operapop”, cercando un pubblico pop(olare) che non riesce ad arrivare nei teatrali, provandolo a incontrarlo nella sala cinematografica.
Se Prime corre veloce, i produttori e distributori tradizionali non hanno trascurato la musica, utilizzando un approccio più tradizionale. Il documentario italiano musicale sembra assolvere un compito di memoria storica, guardando quasi sempre ai grandi del passato, realizzando un in memoriam documentastico: Enzo Jannacci, Lucio Dalla, Lucio Battisti… I due titoli che ricorderemo, da recuperare assolutamente, sono “Raffa” di Daniele Lucchetti (il racconto di Raffaella Carrà attraverso l’ossessione per il suo corpo e la sua persona) e “Io, noi e Gaber”, il docufilm scritto e diretto da Riccardo Milani. Guarda caso, i due docufilm che resistono di più al scivolamento verso l’agiografia.
La musica romanticizzata di Daisy Jones e The Idol
Dalla non fiction alla fiction, due serie TV quest’anno hanno provato a raccontare generi musicali differenti, faticando a uscire dallo stereotipo, con esiti opposti. "Daisy Jones & The Six” ha ripulito il rock a uso e consumo di un pubblico che che vuole essere confortato e non messo in crisi, finendo per venire nominata anche ai Golden Globes.
Ispira più simpatia “The Idol”, la serie HBO che ha tentato di scandalizzare a tutti i costi tuffandosi nell’atmosfera tossica e distruttiva del pop contemporaneo . I critici e gli spettatori hanno passato l’estate a massacrarla, ma è impossibile non vedere come entrambi i titoli approccino il racconto del mondo musicale romanticizzandolo all’estremo, ovviamente ciascuno a modo suo.
In TV è stato l’anno d’oro di HBO, con i fenomeni “Succession” e “White Lotus”: la stagione finale del primo e il ritorno del secondo hanno giustamente tenuto banco per la capacità di affascinare, mortificare, rapire l’attenzione del pubblico, in generi (dramma vs commedia) e in modi opposti ma complementari. A loro va attribuito il grande merito di aver creduto nell’importanza di una sigla vera e propria, lunga, dal tema musicale curatissimo, contrapposta a quelle micro title card di qualche secondo che vanno per la maggiore oggigiorno, con il titolo della serie in Bebas Neu su sfondo nero. HBO ha sfidato il pulsante Skip Intro e ha vinto. Nell’anno in cui entrambe le serie hanno raggiunto l’apice di popolarità, così hanno fatto le iconiche, incredibili sigle composte da Nicholas Britell e Cristobal Tapia de Veer.
In casa nostra, in piccolo, qualcosa si muove: basta pensare alla collaborazione dei Calibro 35 rinnovata per la seconda stagione di “Blanca” , all’esplosione di popolarità di “Mare Fuori” che catapulta i pezzi della serie e i loro interpreti in classifica, ad Andrea Farri che passa dalle musiche di “Imma Tataranni” a quelle di “Io, Capitano” di Matteo Garrone, in corsa per una nomination agli Oscar 2024. Complimenti a mamma RAI per aver fatto prima e meglio dei suoi concorrenti tradizionali e streaming.
“Barbie" batte “Priscilla" e “Maestro"
Al cinema invece il racconto musicale si rivela ingessato, appesantito dalle aspirazioni dei suoi realizzatori, concentrato su altro rispetto alla componente musicale. “Priscilla” di Sofia Coppola sembra avere come scopo quello di demolire il mito musicale e umano di Elvis , salvo poi renderlo il personaggio di gran lunga più interessante del lungometraggio che dovrebbe fare giustizia alla giovane moglie. “Maestro” di Bradley Cooper dice davvero tantissimo delle ambizioni del suo regista e protagonista a caccia di Oscar, ma ben poco del genio musicale e del tormento umano di Leonard Bernstein.
L’estate cinematografica del Barbenheimer sul fronte musicale ha visto vincitrice la bambola Mattel reimmaginata dal Greta Gerwig. Non ce ne voglia Ludwig Göransson, compositore della bellissima colonna sonora del film di Christopher Nolan, ma uno dei pezzi che ha segnato il cinema del 2023 è indubbiamente “I’m Just Ken”. Ryan Gosling canta una sorta inno alla fragilità maschile bionda, con un altissimo coefficente di cantabilità al karaoke da brilli e ben più di qualche remota possibilità di aggiudicarsi un Oscar. Con buona pace di Billie Eilish e Dua Lipa, che hanno contribuito alla colonna sonora del film per lo stesso motivo.
Le scelte musicali cult del 2023: 50 Cent, Franco Battiato e Sophie Ellis-Bextor
Mentre in Giappone i RADWIMPS confermavano il loro dominio incontrastato nella cinematografia di Makoto Shinkai con i brani contenuti in “Suzume” e la Idol Ado conquistava classifica e botteghino giapponesi con i pezzi di “One Piece Film: Red”, gli studios statunitensi continuavano a usare troppo e male le hit degli anni ‘80 in film e serie TV per creare un artificiale effetto nostalgia . Con l’arrivo di “Wonka” e del prequel di “Hunger Games” nelle sale a fine 2023 ci siamo anche accorti che a Hollywood si continuano a produrre i musical, ma tentano di far credere al pubblico che siano “film normali”.
Da noi invece è stato l’anno in cui la musica di Franco Battiato ha potenziato due dei momenti più poetici scritti dal cinema italiano nel 2023: il ballo in “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti e la chiusura di “La Chimera” di Alice Rohrwacher.
Un po’ scontato ma innegabilmente accattivante il finale di Saltburn con Barry Kheogan che balla molto nudo e molto smargiasso sulle note di “Murder on the Dancefloor” di Sophie Ellis-Bextor, una sorta di versione Rated R di Tom Cruise che ballava in camicia in “Risky Business” (1983). La scelta musicale più riuscita del 2023 però la mette a segno un film francese. Justine Triet manda a processo una donna che forse ha ammazzato suo marito in “Anatomia di una caduta”, mettendo sul banco degli imputati anche la versione strumentale di "P.I.M.P." di 50 Cent.