L’effetto nostalgia sta inflazionando il pop anni ‘80?
Il cinema e la TV stanno usurando alcune delle più orecchiabili e amate hit pop degli anni ‘80? È lecito chiederselo, data la situazione attuale. Per giunta, sembra succedere per mera pigrizia, il che rende questo processo ancora più sconcertante.
Una coincidenza curiosa ha reso palese a tutti quanto gli spettatori musicofili più attenti hanno notato da tempo. Nelle ultime settimane sono arrivati nelle nostre sale cinematografiche due film molto diversi tra loro: “Air - La storia del grande salto” e “Super Mario Bros. - Il film”. Il primo vede il ritorno su schermo del duo Matt Damon e Ben Affleck e ricostruisce la storia di come Nike convinse Michael Jordan a indossare le proprie scarpe, diventando il gigante dell’abbigliamento sportivo che conosciamo oggi. Il secondo riporta l’iconico idraulico dei videogiochi Nintendo al cinema in versione animata, dopo il famigerato adattamento live action con Bob Hoskins del 1993.
Cos’hanno in comune questi due film? Apparentemente poco o niente, ma vedendoli in sala a pochi giorni di distanza uno dall’altro è apparso palese come usino brani pop simili, quando non identici, per punteggiare e commentare la storia raccontata dalle immagini.
Chi bazzica anche le piattaforme di streaming si sarà poi imbattuto in “Tetris” di Jon S. Baird, caricato nello stesso periodo nel catalogo Apple TV+. “Tetris” sembra il figlio illegittimo di “Air” e “Super Mario Bros.”, dato che intercetta e sintetizza le tendenze cinematografiche cavalcate da entrambi.
Come “Air - La storia del grande salto”, “Tetris” è un curioso esperimento che tenta di ricavare un film dal sapore biografico da una vicenda aziendale di colletti bianchi, finendo per tessere le lodi del capitalismo come eroe della storia. Come “Sper Mario Bros. - Il film”, capitalizza sul potentissimo sentimento di nostalgia che icone videoludiche e pop degli anni ‘80 esercitano sul pubblico. Anche “Tetris” fa le medesime sottolineature musicali, scegliendo in alcuni casi le stesse, identiche hit pop presenti negli altri due film usciti in sala. Chi ha visto i tre titoli all’uscita dunque ha sentito più volte “Holding Out for a Hero” nel giro di qualche settimana di chi non manca una serata anni ‘80 in discoteca.
"Holding Out for a Hero" e le altre
A colpire non è solo il ripetersi continuo di un esiguo numero di brani in maniera trasversale tra le produzioni hollywoodiane, ma anche come le scene che contengono questi brani sembrino una la fotocopia dell’altra. Per esempio “Holding Out for a Hero” accompagna scene in crescendo in cui il protagonista del film si rivela essere l’eroe dello stesso, che sia un idraulico italoamericano di Brooklyn o un’uomo d’affari finito nella capitale dell’U.R.S.S. in piena Guerra Fredda per assicurarsi i diritti internazionali di sfruttamento di un gioco creato per diletto da un ingegnere russo.
La canzone del 1984 cantata da Bonnie Tyler è la regina di questo fenomeno. Inclusa all’uscita nella colonna sonora del film “Footloose” di Herbert Ross, presenta un mix infallibile di elementi: sonorità che evocano istantaneamente gli anni ‘80, un crescendo pronunciato che la rende perfetta per montaggi riassuntivi di allenamenti o make over e il riferimento esplicito e centrale alla figura dell’eroe, che in epoca di cinecomics non guasta mai.
Nella mia personale top ten di brani degli anni ‘80 usati in maniera mercenaria dal cinema e dalla TV negli ultimi anni è seguita da “Heart of Glass” dei Blondie e da “Take on Me” degli a-ha. A mio parere sono questi tre brani le punte di diamante del fenomeno, esempio perfetto di quali siano le priorità di chi punta a intrattenerci e a convincerci a essere pagato per farlo. Il bacino di brani che subiscono lo stesso trattamento - utilizzo continuo e reiterato al mero scopo di evocare velocemente gli anni ‘80 nella mente dello spettatore - è più ampio ma non infinito. Questo gruppetto di hit rappresenta una piccolissima parte della sconfinata produzione di musica pop di quell’epoca.
I brani inclusi in questa ideale playlist a uso e consumo di Hollywood subiscono un destino comune: diventare via via più irritanti, perché usurati dal continuo apparire associati a un’idea di anni ‘80 molto superficiale. Tanto che, dopo averci fatto caso, diventa sempre più fastidioso sentirli emergere all’improvviso dalla colonna sonora di un film.
Per quanto sappiamo si tratta di un processo almeno parzialmente inconscio, perciò non è semplice capirne le cause. Viene da chiedersi: perché Hollywood ha deciso di ricorrere sempre a una lista di appena qualche decina di hit pope perché vengono usate continuamente, quasi con un copia e incolla automatico da un film all’altro?
Il copia-incolla delle colonne sonore
Azzardando una risposta questa domanda, direi che la colpa va per un 60% a come funziona Hollywood di questi tempi e per un buon 40% a come funziona la nostra testa.
È un fatto assodato che negli ultimi anni sono le stesse colonne sonore dei film a somigliarsi sempre di più tra loro. Il fenomeno è analizzato nel dettaglio e con grande dovizia di esempi e dati da questo video essay di Every Frame a Painting. In sintesi funziona più o meno così: ai compositori di colonne sonore per il cinema viene chiesto di comporre pezzi strumentali simili a brani già esistenti. Questo perché spesso nel montato appena abbozzato di una scena, per capire se la stessa funziona o no, viene aggiunta una traccia già esistente, magari da una colonna sonora famosa. Se il regista s’incapriccia di avere quel pezzo o viene ricercato in maniera ossessiva un risultato simile, il compositore riceverà la richiesta di creare una colonna sonora che si mantenga qualche passo al di qua del rischio di un’accusa di plagio.
In questo senso viene spesso fatto l’esempio dei supereroi Marvel e del Marvel Cinematic Universe. Un filone cinematografico immensamente popolare, il re indiscusso del botteghino e della scena cinematografica attuale, ma che ha faticato a lungo a creare una tema musicale immediatamente riconoscibile. Ad oggi, decine di film e anni dopo il primo Iron Man, solo il tema degli Avengers composto da Alan Silvestri è davvero familiare al grande pubblico.
Gli effetti della nostalgia sulle hit pop anni ‘80
Torniamo dunque ai nostri pezzi pop anni ‘80, che probabilmente sono vittime di un meccanismo simile: in sala di montaggio uso il pezzo più scontato possibile per capire che effetto fa, poi finisce che lo lascio lì dov’è a film ultimato. Prevedibilmente sono le canzoni risalenti agli anni ‘80 le vittime designate di questo gioco al riciclo, perché nessun altro decennio ad oggi suscita nel pubblico più nostalgia ed entusiasmo.
Con la crescente popolarità degli anni ‘90, potremmo avere presto la prova del nove del fenomeno e altre hit pop potrebbero finire usurate allo stesso modo. La mia previsione è che negli prossimi anni emergeranno velocemente brani utilizzati a ciclo continuo per evocare il distintivo mood dell’ultimo decennio del Novecento in ambito musicale.
Brani come “Heart of Glass” e “Take on Me” infatti non sono necessariamente i più rappresentativi dell’epoca in cui sono stati scritti, ma sono in grado di evocare in maniera potente e istantanea quell’atmosfera anni ‘80 che chi li utilizza vuole ricreare.
Un’atmosfera che un regista come James Gunn ha saputo ricreare con enorme successo attraverso le colonne sonore della trilogia dedicata ai Guardiani della Galassia, gli eroi Marvel più spiccatamente musicofili. Gunn però è un cineasta di grandi qualità e un appassionato di musica disposto ad affrontare tutto il lavoro necessario per fare scelte non scontante, emotivamente impattanti e sorprendenti.
I film citati finora sono opere meno personali e carismatiche, prodotti d’intrattenimento disposti a ricorrere a qualche scorciatoia per contenere tempi e costi. Il vizietto della hit anni ‘80 mercenaria però non è prerogativa dei film eredi dei “titoli da cassetta” di un tempo. Anche grandi registi e blockbuster molto ambiziosi sono cascati nella stessa trappola.
In un mondo ideale tutte le colonne sonore evocative degli anni ‘80 suonerebbero come i mixtape di Peter Quill, il protagonista di "I Guardiani della Galassia" che gira per gli universi ballando a tempo di musica col suo fido Walkman al fianco. Nella realtà invece la colonna sonora di un film sfuma e si confonde in quella del precedente e del successivo.Certe hit pop sono così sfruttate da evocare sentimenti di fastidio simili a quelli di una grande canzone sentita troppe volte come jingle di una pubblicità.
In questo meccanismo però anche noi, come pubblico, abbiamo le nostre responsabilità. Questo esempio è un piccolo sintomo di una pandemia ben più diffusa, che sta uccidendo l’originalità delle scelte di chi crea film e serie TV: la pigrizia con cui preferiamo ciò che è familiare a ciò che è nuovo e sconosciuto.
Perché faticare nel tirare fuori una scelta musicale non scontata o addirittura spiazzante, quando il pubblico risponde con immutato favore alle operazioni più sicure e prevedibili di tutte? Se siamo disposti a spendere i nostri soldi e il nostro tempo per film o serie che si appellano alla nostra miope e acritica nostalgia per “i bei tempi andati” degli anni ‘80 è poi inutile lamentarsi dell’infinita serie di remake, sequel, prequel e operazioni nostalgia che vengono continuamente annunciati.
La prossima volta che, seduti sul divano di casa o sulla poltroncina del cinema sentirete le familiari note di “Holding out for a hero” nella scena di film o di una serie, chiedetevi come siete finiti a vedere l’ennesima operazione nostalgia tanto mercenaria da scegliere questo brano per evocare gli anni ‘80… di nuovo.
Tetris è disponibile su Apple TV+.
Air è disponibile su Prime Video.