“72 Seasons”: come suonano i Metallica nel 2023
I fan dei Metallica aspettano un nuovo album di James Hetfield e soci da oltre sei anni, tanti ne sono passati dalla loro ultima fatica di studio, “Hardwired...To Self-Destruct” (leggi qui la recensione)”. Dopo anni di indiscrezioni, attese, difficoltà personali, una pandemia di mezzo e un ritorno sui palchi, la band californiana presenta al pubblico un nuovo progetto discografico, "72 Seasons", in arrivo il prossimo 14 aprile.
Dopo "Lux Æterna", “Screaming Suicide” e "If Darkness Had a Son", la band ha offerto come quarta anticipazione la title track del disco, un riassunto dell'intensità e dell'oscurità che i Metallica hanno deciso di affrontare appoggiandosi sulla loro esperienza che li ha visti sopravvivere fino a oggi. Nella loro nuova prova di studio i Metallica raccontano i primi 18 anni di vita di una persona, scavando nel profondo e portando a galla tormenti, domande, riflessioni e obiettivi. Nelle dodici canzoni di “72 Seasons”, per oltre 77 minuti di musica, si intrecciano storie di finzioni e accenni alla realtà propria del gruppo, che sopravvive ancora una volta all'apocalisse. Giunti al loro undicesimo album in studio, con oltre quarant’anni di carriera all’attivo, i Four Horsemen si lanciano in una lunga cavalcata a tutta velocità, ma mai a briglie sciolte in completa libertà, riuscendo a fare leva sulla loro saggezza per mantenere il controllo.
“72 Seasons”, prodotto insieme a Greg Fidelman, è un album carico di profondità che, non rivoluazionando il mondo dei Metallica, si inserisce nella sua storia e riesce a colpire in faccia per l'intimità cruda della sua narrazione. Ecco il disco spiegato, canzone per canzone.
1- “72 Seasons”
Il compito di aprire le danze di “72 Seasons” è affidato alla title track, brano già noto al pubblico, condiviso dai Metallica pochi giorni fa come quarta anticipazione del disco. Il rullante frenetico di Lars Ulrich e il riff veloce e tagliente di Kirk Hammett danno il via alla corsa. Scariche di chitarra e linee di basso tagliano l’introduzione strumentale, rievocando i giorni thrash metal degli anni ’80. La voce di James Hetfield arriva poi incisiva, senza però perdere troppo il controllo, andando dritta al punto di ogni concetto. Mentre la sezione ritmica gioca sui cambi di velocità, e la tensione risale con l’agitazione delle corde, il frontman svela le trame della narrazione. “Wrath of man / Thrive upon, feeding on / Seventy-two seasons gone”, sentenzia Hetfield svelando il concept della traccia d’apertura e dell’intero album.
2- “Shadows Follow”
“Shadows Follow” irrompe nel racconto di “72 Seasons” come una mitragliatrice: raffiche di basso e batteria accentuano l’angoscia giovanile della narrazione, scandita da scatti di chitarra. La band affronta la seconda traccia con maturità: per enfatizzare il racconto cerca la velocità e la crudezza dei suoi primi anni puntando a una dimensione dal vivo, ma mantiene il controllo facendo leva sulla sua esperienza. Dopo una lunga introduzione, la canzone si concentra sulla lotta contro demoni personali e di fantasia. Con tono sospeso e graffiante, che al momento giusto colpisce con durezza, James Hetfield indaga racconto e realtà: “Facing my demons / Now I know / If I run still my shadows follow”, dichiara Hetfield nella seconda parte del brano, seguendo un assolo di chitarra.
3- "Screaming Suicide”
È il momento di un altro brano già pubblicato, il secondo singolo "Screaming Suicide”. Colpi netti di batteria e il wah-wah di Hammett introducono il pezzo che, ammorbidendosi all’inizio solo in apparenza, rivela crudezza e pesantezza. Un giro di chitarra ripetitivo e ossessivo diventa un lamento, prima di farsi rabbia. Con voce profonda ma marcata, che si fa brutale con l’aumentare dell’intensità, Hetfiled affronta il tabù del suicidio: “Don’t ever speak my name / Remember you’re to blame / Keep me inside / Keep me inside / My name is suicide”.
4- “Sleepwalk My Life Away”
Il suono rotto delle corde del basso, spezzato da schitarrate che amplificano il ritmo, portano alla quarta traccia del disco. L’ingresso con colpi netti della batteria e riff di chitarra ripetitivi, esplodono in continue variazioni armonici, in cui si inseriscono i cambi di registro del frontman. La sua voce rimane però lucida e precisa nel rivelare le luci e le ombre del protagonista: “Stagger on through the fog / In the midnight sun / Shouting out at the shapes / Of the nameless no ones”.
5- "You Must Burn!”
Una ritmica serrata, con violente scariche di chitarra pulite, si incastrano tra le sferzate di basso. Per sette minuti, ”You Must Burn!” schiaccia sul pedale della pesantezza, giocata e basata su un ripetersi rabbioso di accordi e passaggi chitarristici che con l’incalzare della batteria si lasciano trascinare dalla velocità. L’atmosfera si appesantisce nella seconda parte, con i passaggi nervosi sulle corde dell’assolo e un effetto wah-wah. In sottofondo delle voci spettrali esaltano le sensazione della canzone, che include anche un contributo vocale di Robert Trujillo, mentre Hetfield torna a guardare in faccia i demoni da eliminare e canta: “Question yourself, you may learn/Who’s the next witch you must burn”.
6- “Lux Æterna”
La velocità e l’intensità non perdono impulsi nel corso di “72 Seasons”, dove le ballate sono assenti e le grandi melodie scarseggiano. I Four Horsemen continuano la loro cavalcata, seppur non a briglie sciolte, ma con disciplina e tecnica. Con “Lux Æterna”, primo singolo estratto dal disco e noto già da novembre scorso, si intensifica la corsa lanciata di batteria, chitarra e basso in un omaggio ai Motörhead. La voce è al massimo e Hetfield non lascia dubbi sull’essenza del brano, che nel ricordare la frenesia dei primi anni di carriera dei Metallica cita anche il testo di “Motorbreath” dal loro primo album “Kill ‘Em All” del 1983: “Full speed or nothing”.
7- “Crown of Barbed Wire”
“So tight this crown of barbed wire / Its destiny I wear / It splits the skin to the soul / This jagged wreath I bear”: è la sentenza di “Crown of Barbed Wire”, che riporta l’ascoltatore alla sofferenza e al dolore. Il cantato di Hetfield gioca sulle sfumature e sul ritmo delle parole, mentre l’ambiente musicale assume solennità con un chitarrone alla Black Sabbath all’inizio. L’aria si fa pesante attraverso le distorsioni e i violenti colpi di batteria, crescendo sulla prepotente chiusura del basso che colpisce come una mitraglietta.
8- “Chasing Light”
“There’s no light”, proclama con rabbia il frontman dei Metallica aprendo la nona traccia di “72 Seasons”. Dal martellare della batteria, fino al veloce rincorrersi delle dita sui tasti nell’assolo di chitarra, nel brano si rincorrono tutti gli elementi che ci si aspetterebbe dalla band, ma in modo pulito e confortante. Arriva così l’incoraggiamento ad affrontare l’oscurità, perché senza di essa non c’è luce.
9- “If Darkness Had a Son”
La violenza dei colpi di grancassa, in cui si inserisce la chitarra, dà il via all’introduzione di oltre un minuto di “If Darkness Had a Son”. Il ritmo è serrato come in una marcia e, sul rincorrersi delle linee di basso, entra a gamba tesa la voce di Hetfield. “Temptation”, urla il cantante, che per tutto il brano gioca sui cambi di profondità e illustra il lato più oscuro di questa “bestia” che “grida ancora per quello che brama” (“The beast still shouts for what it's yearning / He stokes the fire, desire burning).
10- "Too Far Gone?”
Una scarica di elettricità apre una rincorsa di batteria e scariche di chitarre. Un'atmosfera punk influenzata dai Misfits si fa prepotente tra le trame del brano, che ritrova solennità fra le linee nervose del basso. “I, I am desperation / Need it so bad today / I, I am isolation / Static and disarray / Need this, gotta have no / Crawling out my skin”, esclama Hetfield, che su un ritmo serrato dà prova di un’ampia espressività, alternando frasi melodiche e parole quasi urlate.
11- “Room of Mirrors”
I Metallica non lasciano mai il tempo di riprendere fiato, nemmeno con l’avvicinarsi della fine dell’album. Lars Ulrich sta già picchiando su grancassa e rullanti quando prende il via “Room of Mirrors”, un brano che rivela sorprese alternando passaggi diversi da quello che l’inizio prevedeva. La chitarra si prende il suo spazio, la batteria riporta tutto nella piena velocità, mentre Hetfield si mette nudo davanti allo specchio (“In a mirror room / just a simple man / naked, broken, beat and scared”) e affronta un interrogatorio su quello che è veramente giocando con i suoni delle parole: “Would you criticize, scrutinize / Stigmatize my pain?”, chiede il cantante.
12- “Inamorata”
A “72 Seasons” i Metallica riservano un gran finale con “Inamorata”, una delle canzoni più lunghe - se non la più lunga - del loro repertorio. Un ripetersi di batteria secca e la chitarra senza distorsioni portano l’ascoltatore verso un umore oscuro, dove però si rivela un tappeto di melodie aperte. Hetfield entra prima con dolcezza e voce sommessa: “Misery / She needs me / Oh, but I need her more”, ammette con onestà il frontman evocando il legame intricato con la malinconia. L’agonia di James Hetfield colpisce per l’autenticità e il brano di undici minuti non scade mai nella noia e nella ripetizione. “Inamorata” attraversa diversi stati d’animo e ambienti sonori, dove in armonia si scambiano momenti violenti e parti più solenne, chiudendosi solo dopo nuove fasi armoniche, nuovi riff e un nuovo assolo di chitarra.
"72 Seasons" sarà disponibile in diverse versioni, tra cui doppio vinile nero da 140g e varianti in edizione limitata, CD, digitale e in Dolby Atmos (streaming dove disponibile). Per l'elenco completo delle configurazioni, i pre-ordini e ulteriori informazioni, visitare il sito web https://capitol.lnk.to/72seasons.
