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«I PRIMI 4 SECONDI DI “REVOLVER” - Gianfranco Salvatore» la recensione di Rockol

Gianfranco Salvatore - I PRIMI 4 SECONDI DI “REVOLVER” - la recensione

Recensione del 27 nov 2017 a cura di Franco Zanetti

EDT, 400 pagine, 25 euro

Voto 10/10

La recensione

Di Gianfranco Salvatore ricordavo, per averli letti molti anni fa, due libri su Lucio Battisti: “Mogol-Battisti, l'alchimia del verso cantato” e “L'arcobaleno - Storia vera di Lucio Battisti”. L’idea che si confrontasse con i “miei” Beatles, come suggeriva il titolo di questo suo ultimo libro, mi interessava moltissimo, e per questo ho chiesto di riceverlo per poterlo recensire.

Chi me l’ha gentilmente spedito, l’ufficio stampa di EDT, deve aver pensato malissimo di me, perché sono passati dei mesi e non hanno ricevuto segnali di vita nel modo in cui giustamente si aspettavano di averli: la mia recensione del libro.

Ma se hanno dubitato di me, si sono sbagliati. Perché il libro è rimasto per molte e molte settimane sul mio comodino, di fianco al mio letto, e ogni sera ne ho letto qualche pagina. Pagine bellissime, pagine interessantissime, ma anche pagine densissime. Perché dai primi quattro secondi di “Revolver” – l’album dei Beatles si apre con un singolare intro (un conteggio del tempo, “one-two-three-four-one-two”, un nastro che scorre, un rumore di fondo “elettrico”, un colpo di tosse, un suono di chitarra) – Salvatore prende l’abbrivio per la sua affascinante analisi di un intero periodo della storia della musica e della cultura pop degli anni Sessanta. E siccome Salvatore è titolare di una cattedra di Storia della Popular Music, e docente di Etnomusicologia, quello che scrive (e prima ancora quello che pensa) è di straordinario interesse anche per chi, come me, la musica l’ascolta da curioso e storico, non da studioso.

Ma per capire “davvero” quello che scrive Salvatore bisogna stare attenti: non si può leggere velocemente, bisogna impegnarsi come quando si affronta un testo universitario su una materia molto amata e che si desidera conoscere meglio. E questo (bellissimo) libro è di 400 pagine, scritte anche non troppo grandi: trecento di testo e cento di note. Ed è per questo - perché l’argomento mi interessa molto, perché quello che scrive Salvatore è spesso illuminante (anche quando non mi sembra condivisibile, ammesso che io possieda gli strumenti per non condividere il pensiero di Salvatore, per il quale porto un rispetto che sconfina nella soggezione), cioè perché ad ogni pagina mi accorgevo di imparare qualcosa che prima non sapevo o che non avevo pensato o che non avevo pensato in quei termini - che non mi sono arreso, che ho continuato metodicamente a leggere, pagina dopo pagina, sera dopo sera, fino a quando non sono arrivato alla fine del libro (il cui ultimo capitolo s’intitola, genialmente, “Gli ultimi dieci secondi di ‘Let it be’”). E una volta finito il libro mi sono sentito finalmente soddisfatto, ed enormemente arricchito; tanto che ho avuto la tentazione di ricominciare a leggerlo daccapo, ma stavolta cercando di seguire man mano anche le ricchissime note, che come ho già scritto occupano cento pagine (lo so che raccoglierle tutte alla fine è più comodo, ma se posso dirlo avrei preferito trovarle a piè di pagina). Non l’ho ricominciato subito perché altri libri aspettavano il loro turno, ma, me lo sono ripromesso, lo rileggerò presto, magari durante una vacanza. E’ sicuramente, senza dubbio, con assoluta certezza, uno dei libri più importanti che io abbia letto negli ultimi dieci anni. Se avete il coraggio di affrontarlo, fatelo: ne uscirete, come me, provati ma migliori.

 

Franco Zanetti

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