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«WHOLE LOTTA LED ZEPPELIN - Jon Bream» la recensione di Rockol

Jon Bream - WHOLE LOTTA LED ZEPPELIN - la recensione

Recensione del 23 nov 2009

(RCS Libri, 287 pagine, 49 €)

La recensione

Sì, è vero, gli zeppeliniani queste cose le conoscono a memoria: l’apprendistato di Jimmy Page e John Paul Jones negli studi di registrazione londinesi, i primi concerti in Scandinavia, i tour americani uno in fila all’altro, il pecoreccio “mud shark incident” al’Edgewater Inn di Seattle, le smargiassate alla “Riot House” di Los Angeles, i metodi brutali ma efficaci del manager Peter Grant, i dischi epocali osannati dal pubblico e disprezzati dalla critica (salvo clamorosa retromarcia a posteriori), i record di affluenza ai concerti, il ritiro bucolico in un cottage del Galles, l’aereo privato Starship (un “Air Force One con le lenzuola di raso”, nei ricordi del tour manager Richard Cole), la dedizione di Page all’occulto e ad Aleister Crowley, la crisi e resurrezione di Robert Plant, la morte di John Bonham dopo l’ennesima sbronza colossale. Ma Jon Bream, regista e assemblatore di questo lussuoso volume, cuce gossip e leggenda, fatti, analisi e dettagli tecnici in un affresco sfaccettato e onnicomprensivo, attingendo per i particolari pruriginosi ai famigerati libri di Stephen Davis e dello stesso Cole (“Il martello degli dei” e “Stairway to heaven: Led Zeppelin uncensored”, peraltro disconosciuti dal gruppo) e orchestrando per il resto un coro assortito di voci: giornalisti autorevoli come Charles Shaar Murray e Barney Hoskins, colleghi adoranti come Joe Perry degli Aerosmith e le sorelle Wilson delle Heart, celebri groupies come Pamela Des Barres e Bebe Buell, stretti collaboratori come l’addetto stampa (e poi discografico) Danny Goldberg e il mago del suono Eddie Kramer, visionari come William Burroughs (il suo esoterico articolo/intervista a Page, datato giugno 1975 e recuperato dagli archivi di Crawdaddy, è una delle chicche del libro). Ma sono soprattutto le straordinarie immagini, catturate in studio e sui palchi di mezzo mondo, rubate tra un ristorante e la sala d’aspetto di un aeroporto, , incorniciate da copertine di dischi e di bootleg, date e biglietti di concerti, poster e locandine, a raccontate il carisma, la potenza sfacciata, la grandeur e il decadentismo della “più grande rock band di tutti i tempi” nell’arco di quei frenetici dodici anni. Le ultime pagine sono dedicate alla elettrizzante reunion del 10 dicembre 2007 alla O2 Arena di Londra e ai ricordi di Shaar Murray: uno che, come molti di noi, ha vissuto una vita scandita dalla musica dei Led Zeppelin. (am)

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