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«MIA FIGLIA VUOLE SPOSARE UNO DEI LÙNAPOP (NON IMPORTA QUALE) - Roberto Freak Antoni» la recensione di Rockol

Roberto Freak Antoni - MIA FIGLIA VUOLE SPOSARE UNO DEI LÙNAPOP (NON IMPORTA QUALE) - la recensione

Recensione del 24 lug 2001

Ed. Arcana, pagg 176, L. 16.000

La recensione

Saggio sociologico, libro di costume o sfruttamento di un fenomeno di massa? Tutto questo assieme: “Mia figlia vuole sposare uno dei Lùnapop (non importa quale)” echeggia fin dal titolo quel “Sposerò Simon Le Bon” che, scritto dall’allora adolescente Clizia Gurrado, negli anni ’80 divenne il simbolo della passione dilagante tra i (meglio, le) teenager per i Duran Duran. Il libro in questione, però, è di ben altra pasta, pur avendo un tema molto simile: il più recente caso “di massa” della musica in Italia. I Lunapop, appunto.

Il libro, dicevamo, è di tutt’altra pasta perché tale è il suo autore Roberto Freak Antoni, mente degli Skiantos, già scrittore e, non ultimo, parte in causa: padre di una figlia votata al matrimonio mass-mediatico del titolo.
Disinvolte citazioni dei più importanti sociologi rock (come Simon Frith), stralci da articoli di giornali, pagine di diario, letture dei testi delle canzoni, ricostruzione dello sfondo cittadino e musicale, interviste ai protagonisti: il libro è un pout-pourri nei contenuti e nelle forme. Chi si aspetterà lo stile caustico del Freak Antoni leader degli Skiantos e autore di fulminanti battute, lo troverà solo a tratti, misto a riflessioni ben più serie. E, a ben vedere, in questo sta contemporaneamente il maggior pregio ed il maggior difetto dell’opera: è difficilmente catalogabile nei consueti schemi e non solo di quelli peraltro ristretti del libro musicale. Spesso ci si chiede dove voglia andare a parare l’autore, altrettanto spesso si rimane piacevolmente colpiti dalle intuizioni che in modo geniale associano elementi apparentemente lontani.
A dire la verità, appare un po’ fuori luogo l’incontro con il gruppo, che sembra dare un finale troppo “buonista” al libro. Che, peraltro, vale la pena di una lettura proprio perché non lascia indifferenti, come d’altronde è sempre stato per la musica dell’autore.

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