Tori Amos - GOLD DUST - la recensione

Un anno dopo essersi avvicinata concretamente alla musica classica con l'album “Night of the hunters”, Tori Amos decide di proseguire in questa direzione con questo nuovo lavoro intitolato “Gold dust”.
La rossa cantautrice americana ha deciso di rivisitare con l'ausilio della Metropole Orchestra quattordici episodi pescati dalla sua carriera, da “Winter” (tratto da “Little earthquakes” del 1992) a “Star of wonder” (da “Midnight graces” del 2009) passando per “Yes, Anastasia” (da “Under the pink” del 1994), “Jackie's strenght” (da “From the choirgirl hotel” del 1998), la title-track (da “Scarlet's walk” del 2002), “Programmable soda” (da “American doll posse” del 2007) ed altri ancora.
L'idea per questo nuovo album ha iniziato a girare per la testa di Tori nel 2010 quando proprio con la Metropole ha tenuto un concerto in quel di Amsterdam, il primo set mai tenuto dalla cantante con un'orchestra.
“Gold dust” è una collezione che celebra inoltre il ventennale di uscita del suo primo lavoro (appunto “Little earthquakes”) e la Amos ha voluto inserire canzoni più narrative ed introspettive, piuttosto che i singoli che hanno avuto maggiore successo.