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«THE LOST ALBUMS: INYO - Bruce Springsteen» la recensione di Rockol

La borderline (musicale e simbolica), secondo Springsteen

Le recensioni dei "Lost Albums": "Inyo"

Recensione del 10 lug 2025 a cura di Gianni Sibilla

Voto 7.5/10

La recensione

"Inyo" è il 5° dei "Lost Albums": come il precedente "Somewhere north of Nashville" è stato inciso a metà degli anni '90, attorno a "The Ghost of Tom Joad" - con cui condivide le atmosfere talvolta minimali e le storie di personaggi alla ricerca di se stesso in una "hard land". Qua l'ambientazione geografica e sonora è ben definita: Springsteen esplora un territorio  in gran parte inedito ma non sconosciuto nella sua carriera, ovvero le frontiere fisiche e culturali tra Stati Uniti e Messico.  Un disco che affonda le radici nel folk - come "Tom Joad" appunto - ma spingendosi fino alla tradizione mariachi,  animato da storie cinematografico:  ballate epiche, tragedie familiari e spiritualità popolare.

il confine e le sue implicazioni simboliche sono sempre stati centrali nella poetica springsteeniana, a partire dai riferimenti: qua il principale è Ry Cooder e la sua "Across the Borderline", brano più volte interpretato da Springsteen dal vivo a partire dagli anni '90, assieme alle atmosfere più acustiche dei Los Lobos, band americana/messicana per eccellenza. Le suggestioni musicali di pezzi come "El Jardinero" e "The lost charro, o rileggono la tradizone "mexicali", con rispetto e amore, con la consapevolezza che la storia di questa parte della terra americana è fatta anche da chi ha attraversato il confine portando braccia e cuore. Canzoni come "Adelita", e "The Aztec Dance" vanno ancora oltre: sono esercizi di contaminazione, nei quali l’arrangiamento mariachi si fonde con lo stile narrativo del cantautore del Boss. "Our Lady of Monroe" è l'unica canzone che si allontana dal confine messicano per raccontare la storia di un poliziotto che si avvicina alla pensione e che ha vissuto attorno al New Jersey Turnipike, che segna il confine - anche questo simbolico oltre che fisico - con la metropoli newyorchese.

Springsteen nelle canzoni parla di  emigrazione, perdita, memoria, ribellione, amore e identità. "Ciudad Juarez" è una dolorosa elegia sulle sparizioni e i femminicidi in una delle città più violente del Messico. "Adelita" è un’epica rivoluzionaria al femminile,  da un personaggio realmente esistito. "Indian Town"  intreccio spiritualità laica, mitologia americana e malinconia personale, mentre la title-track "Inyo" è un racconto storico potente che attraversa la California del XX secolo partendo dalla costruzione dell’acquedotto di Los Angeles.  I riferimenti culturali e le fonti sono dichiarati nei crediti: "Adelita" include estratti da un’analisi femminista sui corrido, mentre "The Lost Charro" si basa su un poema messicano tradizionale.

"Inyo", come tutti "Lost albums" è un disco solista, ma Springsteen è affiancato da Ron Aniello (basso, batteria, chitarra, synth - probabilmente interventi recenti visto che la collaborazione tra i due è più recente), da Curt Ramm e Barry Danielian alla tromba, e soprattutto da due formazioni mariachi (con Jorge Espinosa, Luis Villalobos, Miguel Ponce, Humberto Manuel Flores Gutierrez) che donano autenticità e profondità timbrica ai brani. Soozie Tyrell arricchisce alcuni momenti con il suo violino e la voce.

Registrato tra New Jersey e California  "Inyo" è il più "concept album" di un cofanetto fatto di lavori tematici: un’operazione di coerenza tematica e musicale, che dimostra quanto Springsteen, anche nei suoi territori meno frequentati, sia un narratore unico. Un piccolo gioiello di contaminazione, che andava riscoperto.

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