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«THE LOST ALBUMS: SOMEWHERE NORTH OF NASHVILLE - Bruce Springsteen» la recensione di Rockol

Springsteen tra country e rock ’n’ roll

Le recensioni dei "Lost Albums": "Somewhere North of Nashville"

Recensione del 07 lug 2025 a cura di Gianni Sibilla

Voto 6.5/10

La recensione

"Somewhere North of Nashville" è l’album più diretto della raccolta "Lost Albums": un viaggio nel country delle origini, filtrato dallo sguardo di Bruce Springsteen, che qui si diverte, gioca con i generi e ritorna a una scrittura più immediata, tra midtempo melodici e ballate che richiamano Hank Williams. Registrato mentre lavorava anche al cupo e introspettivo "The Ghost of Tom Joad", questo disco è una sorta di "lato b": un ritorno alle radici americane della sua musica, tra Nashville e Las Vegas, erdae steel  e rock ’n’ roll.

"Somewhere North of Nashville" è un disco contemporaneamente molto springsteeniano nella scrittura melodica di midtempo come "Under a Big Sky" o "Blue Highway" ma anche molto radicato in un suono preciso, come mostra la presenza netta in molti brani di slide guitar e violino. È l’interpretazione rispettosa di un genere, anzi due: c'è il rock ’n’ roll delle origini in molti brani che sembrano richiamare quella cover di "Viva Las Vegas" di Elvis Presley che il Boss aveva inciso qualche anno prima.

La leggerezza si percepisce anche nei testi, che oscillano tra ironia e malinconia. "Repo Man" e "Detail Man" giocano con i personaggi maschili "blue collar" tipici delle canzoni di Springsteen, mentre "Silver Mountain" e "Delivery Man" sembrano piccoli racconti cinematografici con una vena di romanticismo. "Under a Big Sky", ballata malinconica e dylaniana, è il capolavoro del del disco: una riflessione sull’abbandono e la nostalgia, con arrangiamenti commoventi, in cui il country è solo un tocci di violo. Echi country classici si sentono incece anche "Janey Don’t You Lose Heart" (già pubblicata come lato b ai tempi di "Born in the U.S.A.", in versione diversa), "Poor Side of Town" (cover del classico di Johnny Rivers), "You’re Gonna Miss Me When I’m Gone" e "Blue Highway", mentre "Stand On It" è un omaggio al rockabilly (anche questa canzone del periodo BITUSA).

Springsteen è accompagnato da molti collaboratori di lunga data: Garry Tallent e Danny Federici dalla  E Street Band, Gary Mallaber alla batteria, Marty Rifkin alla pedal steel, Charlie Giordano alle tastiere, Soozie Tyrell al violino (entrambi pure loro membri della E Street Band, ma dagli anni 2000). La produzione è firmata insieme a Ron Aniello e il suono è diretto, quasi fosse un "live in studio" - anche se come una buona parte dei "Lost albums" è stato rifinito e completato recentente.

Oggi è facile capire perché queste canzoni sono rimaste nel cassetto: aveva molto più senso pubblicare un album sociale e politico come "Tom Joad" che uno come questo che poteva essere facilmente frainteso, soprattutto considerando che Springsteen arrivava da un periodo in cui aveva già spiazzato più volte i suoi fan. 
Se fosse uscito nel 1995, questo disco sarebbe sembrato nostalgico e conservatore. Ascoltato oggi, "Somewhere North of Nashville" è divertissement, un omaggio a una musica che è dentro il DNA di Springsteen e di tutta la cultura americana.

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