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«MISSIONARY - Snoop Dogg» la recensione di Rockol

“Missionary”: Snoop Dogg e Dr Dre tornano insieme e non deludono

A 31 anni da Doggystyle i due riuniscono le forze per un G-Funk aggiornato. Con Method Man e Eminem

Recensione del 28 dic 2024 a cura di Michele Boroni

Voto 7/10

La recensione

Ammetto di aver approcciato a questo disco con aspettative bassissime. Negli ultimi anni ai miei occhi Snoop sembrava più un cartoon che un rapper – basti pensare alle sue performance durante le Olimpiadi di Parigi – e poi i suoi ultimi album con incursioni verso il reggae o il gospel non sono stati propriamente memorabili. Per quanto riguarda invece Dr.Dre pensavo che il meglio lo avesse dato nel suo ultimo “Compton” del 2015. In più il singolo con Sting “Another part of me”  che ha anticipato l'album e che utilizzava il campione di “Message in a bottle” lo trovavo piuttosto dozzinale. 
Invece l'ascolto completo di “Missionary” ha ribaltato le aspettative. 

Fin dall'autoreferenziale titolo, “Missionary” si propone come una sorta di continuazione non ufficiale del debutto del 1993 “Doggystyle”, disco che di fatto lanciò la carriera di Snoop, quella di produttore di Dr. Dre e il suono della West Coast che abbina il funk all'hip-hop trasformandolo in G-Funk. 
Già nella breve traccia introduttiva “Fore Play” si capisce subito che non si scherza: Dre infatti trasforma la hit in tonalità minore “People Make the World Go Round” in un'apertura festosa e travolgente. La tiratissima “Outta da blue” ha un'efficace interpolazione di “Paper Planes” di M.I.A., mentre “Skycrapers” vede una bella collaborazione tra due classici della scena, Snoop e Method Man. Piuttosto riuscita anche “Last dance with Mary Jane” che usa elementi di "Mary Jane's Last Dance" di Tom Petty in una lettera d'amore alla sua musa per eccellenza, ovvero l'erba. Lo stesso non possiamo dire per “Gunz N Smoke” dove le collaborazioni con 50 Cent ed Eminem sono dimenticabili. 
Sebbene non si avvicini davvero alla potenza di “Doggystyle”,  in questo album resta quello spirito originale mescolato a un suono ben prodotto modernizzato per rendere "Missionary" una degli album completi più piacevoli di Snoop da diversi anni a questa parte, e non solo un fanservice di una coppia che in passato ha ideato suoni e beat unici.
 

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