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«ONE ASSASSINATION UNDER GOD - CHAPTER 1 - Marilyn Manson» la recensione di Rockol

Il caparbio come-back del Mefistofele del pop internazionale

Esce (per Nuclear Blast) il dodicesimo album di Marilyn Manson

Recensione del 27 nov 2024 a cura di Simöne Gall

Voto 7.5/10

La recensione

Il Reverendo Manson sta ancora facendo i conti con le accuse che lo hanno duramente colpito in questi primi anni Duemilaventi: hanno avuto come effetto quello di vedersi voltare le spalle un po' da chiunque, nell'industria, in particolar modo dal suo manager di lunga data Tony Ciulla e dalla compagnia Loma Vista Recordings, la stessa che aveva licenziato i suoi ultimi, discreti lavori (i non proprio imprescindibili 'Heaven Upside Down' del 2017, e il più recente 'We Are Chaos', uscito nell'innominabile 2020). A detta di qualcuno, il sipario sulla sua carriera sembrava ormai essere definitivamente e miseramente calato, insomma.

Poi, però, lo scorso 2023, tra una sentenza e l'altra, Manson si era rifatto vivo promettendo nuova musica per la contentezza di chi, differentemente dai suoi detrattori, lo ha sempre difeso: sì, loro, i fan. O meglio, la sconfinata folla di adoratori che Manson, al secolo Brian Warner, è stato meritevolmente in grado di conquistare lungo il corso di tre decenni. Per quanto infatti possa suonare strano, trent'anni sono trascorsi dal debutto su Nothing Records, 'Portrait Of An American Family', predecessore del fortunato 'Antichrist Superstar' (tra i due titoli, a essere precisi, ci sarebbe anche l'inquietante EP 'Smells Like Children', da cui la hit "Sweet Dreams", cover degli Eurythmics), ma allora il nome Marilyn Manson non era unicamente riconducibile a una singola figura carismatica, bensì a un nucleo di individui - fra i quali Madonna "Pogo" Wayne Gacy e Twiggy Ramirez, che avrebbe poi fatto parte, quest'ultimo, degli A Perfect Circle - che insieme costituivano a tutti gli effetti una band, e così sarebbe stato fino almeno al periodo correlato all'inflessibile sound di 'Golden Age Of Grotesque' (2003).

Marilyn Manson 2024: un ritorno di soppiatto

Durante l'estate 2024 Manson aveva pubblicato, senza che gli venissero dedicate troppe cerimonie, alcuni inediti accompagnati da tre videoclip: "As Sick As The Secrets Within", "Raise The Red Flag" e "Sacrilegious", ritornando anche con dignità a fare sold-out sui palchi affiancato dalla sua attuale line-up, che si compone del polistrumentista Tyler Bates, più Gil Sharone, Piggy D e Reba Meyers. Un successo, quello del ritorno on-stage, segno della sua continua rilevanza come perenne "villain" del panorama musicale internazionale. Se infatti l'originale king dello shock-rock Alice Cooper tiene attualmente ancora botta andando verso gli ottanta, l'oggi cinquantacinquenne Manson non sembra badare troppo agli anni che si consumano crudelmente. Negli States, le recensioni dei suoi live si sono rivelate estremamente positive, ma visionando il video amatoriale della tappa al Grand Sierra Resort di Reno, in Nevada, non si può che avvertire, oggi più che mai, la mancanza di quell'uniformità che caratterizzava  i grandi tour degli anni d'oro di (e dei) Marilyn Manson, e il senso di nostalgia e di solitudine del frontman appare palpabile.

Le cose sono destinate a mutare, e va bene, se non fosse che in questo nuovo album, realizzato per conto della storica metal label Nuclear Blast, Marilyn pare guardare come non faceva da tempo allo spirito dei suoi anni Novanta e primi Duemila. Lo si avverte già da certi suoni effettati e stratificati e da quei barlumi che rimandano a 'Holy Wood' e 'Mechanical Animals'  (del primo 'One Assassination Under God – Chapter 1' riprende il font del logo sulla copertina, che presenta qui un artwork, disegnato da Manson stesso, simile a quello del singolo di "The Dope Show"). Infatti 'One Assassination Under God', lo si era già capito dai singoli anticipatori, non marchia un percorso musicale rinnovato, per Manson, ma più presumibilmente, in un certo modo, un inedito, nuovo inizio nel quale lo stesso bilancia un approccio più maturo alla scrittura, più sobrio e anche meno spavaldo del solito. Le trame goth-metal industriali e new-wave delle nove tracce, da quella omonima all'album a "Sacrifice Of The Mass", sono rivestite di un taglio vagamente sperimentale. E più moderno, anche, sebbene la musica rechi in sé una naturalezza identitaria che va di pari passo con ciò Manson continua a voler rappresentare con la sua immagine pubblica, quella che lo ha condotto fino a qui. In "Meet Me In Purgatory" il cantante sembra immedesimarsi in Gary Numan, mentre "No Funeral Without Applause" è introdotta da un arpeggio in stile "Heart-Shaped Box" destinato a confluire nel suono addolorato del buio.

Rabbia, ma anche introspezione e vulnerabilità sono elementi che permeano poi altri momenti quali "Sacrilegious" o "Nod If You Understand", così come, certamente, i tre singoli pubblicati in estate. Complessivamente, 'One Assassination Under God' è un lavoro meticolosamente costruito, coeso e attento. Difficile dire se segnerà per Manson un tragitto tutto in salita, ma del resto è superfluo congetturare: a quello ci pensano già i media.

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