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«TIGERS BLOOD - Waxahatchee» la recensione di Rockol

Waxahatchee è sempre una ottima scelta (poi è l'anno del country)

Katie Crutchfield con "Tigers blood" conferma il buono proposto dal precedente "Saint Cloud"

Recensione del 04 apr 2024 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

Waxahatchee altro non è che il nome che si è data per firmare i suoi dischi la 35enne Katie Crutchfield, prendendo spunto da un corso d'acqua che scorre dalle parti in cui è cresciuta, nello stato dell'Alabama. "Tigers blood" è il suo sesto album, ma è il primo dopo "Saint Cloud", il suo disco più importante uscito quattro anni orsono che negli Stati Uniti raccolse buoni riscontri, soprattutto nell'area frequentata dagli amanti del country-folk-rock indipendente. In "Saint Cloud" Katie si metteva completamente a nudo denunciando a se stessa e al mondo il suo tribolato passato vissuto pericolosamente con l'infingardo e distorto conforto regalato dall'alcool. Nel mettersi a tavolino per scrivere le canzoni del nuovo album le si presentava innanzi l'impegno di mantenere quanto di buono seminato con la prova precedente e di misurarsi con la volontà di comporre brani andando contro ciò cui aveva sempre creduto: ovvero che si dovesse essere tormentati fin dentro l'anima e la carne per riuscire a comporre della vera arte.

Katie Crutchfield, Brad Cook e la band

Così come già nel disco precedente al fianco di Katie Crutchfield siede il produttore Brad Cook (anche al basso), coadiuvati dal pianista – ma sarebbe meglio definirlo polistrumentista – Phil Cook, e ancra il figlio d'arte Spencer Tweedy (il padre è Jeff, leader dei Wilco) alla batteria e infine il chitarrista dei Wednesday Jake Lenderman. Una squadra che gira alla perfezione e alla perfezione si sposa con le liriche e la voce di Waxahatchee. Apre l'album il convincente country-pop di "3 sisters" che cede il testimone agli echi springstiniani di "Evil spawn", ed il piacere procurato dai primi due brani non cala con la successiva "Ice cold" e si inerpica ulteriormente verso l'alto con il singolo "Right back to it" in cui Katie e Lenderman duettano sostenuti dalle corde del banjo, così come è l'armonica a dare colore alle riflessioni notturne di "Burns Out at Midnight". "Bored" è buona per i passaggi radiofonici, mentre il canovaccio narrativo di "365" può essere preso a rappresentare ogni canzone della musicista dell'Alabama. Lei parla sempre in prima persona raccontando un vissuto e un immaginato che, per quanto intricato e poco lineare, spesso più amaro che speranzoso, riesce sempre a entrare in estrema sintonia con chi quelle storie le ascolta. L'amore, la vita, i sogni, le delusioni, le piccole grandi cose che riempiono la vita della gente, di questo trattano le canzoni di "Tigers blood".

L'anno del country

Il precedente e ottimo "Saint Cloud" aveva alzato l'asticella delle aspettative nei confronti della ragazza, un pubblico più largo attendeva di ascoltare le nuove canzoni di Katie e per quanto lei abbia ormai compreso che è bene confidare nelle proprie capacità, le pressioni e le responsabilità sono parte integrante del mestiere che si è scelta e se le deve essere sentite tutte addosso. Poi, finalmente, "Tigers blood" è stato pubblicato e, certo che sì, ora lo si può dire, Waxahatchee ha confermato tutto il buono che si pensava e scriveva di lei. Senza dimenticare che il 2024 (grazie all'endorsement della superstar Beyoncé) si avvia ad essere ricordato come l'anno del country...

Tracklist

01. 3 Sisters (04:10)
02. Evil Spawn (03:12)
03. Ice Cold (03:30)
04. Right Back to It (04:33)
05. Burns Out at Midnight (03:04)
06. Bored (02:55)
07. Lone Star Lake (03:16)
08. Crimes of the Heart (03:04)
09. Crowbar (04:01)
10. 365 (03:07)
11. The Wolves (03:58)
12. Tigers Blood (03:56)
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