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«LET’S START HERE. - Lil Yachty» la recensione di Rockol

Iniziamo da Lil Yachty e dalla prima vera sorpresa del 2023

Quinto disco del rapper di Atlanta che abbandona il suo genere per un disco di rocksoul psichedelico

Recensione del 06 feb 2023 a cura di Michele Boroni

Voto 8/10

La recensione

Lil Yachty è un rapper classe 1997 di Atlanta, nome di spicco di quel microgenere chiamato Mumble Rap, costituito da giovani artisti che all'interno delle loro camerette registravano su Soundcloud canzoni caratterizzate da un rapping borbottante e non chiarissimo. Tra i rapper dell'ultima generazione si è sempre dimostrato uno dei più fantasiosi, ma con questo suo “Let's start here.” Yachty prende definitamente le distanze dal suo genere originario per andare verso un soul rock digital-psichedelico davvero interessante. 

Il disco che non ti aspetti 

Partiamo dalla traccia iniziale "The BLACK seminole", un pezzo di sette minuti che con quelle rullate di batteria e interventi di chitarre non può non ricordare i Pink Floyd di “Great gig in the sky” rivisti in chiave contemporanea. Sembra che Lil Yachty si sia avvicinato alla musica dei Tame Impala, dei Flaming Lips e degli Unkown Mortal Orchestra e abbia stretto amicizia con Kevin Parker, eminenza nascosta in tutto il tutto disco, con Mac De Marco e Alex G che compaiono nel riempitivo “:( failure (:” e con Ben Goldwasser degli MGMT presente in “Drive ME Crazy !”. Quindi molta nuova psichedelia arricchita da tappetoni di synth, ma senza dimenticare la lezione dei Funkadelic di “Maggot Brain” che ritorna in pezzi decisamente più r&b come “running out of time” e la già citata “drive ME crazy!”.  E in questo contesto così fortemente psichedelico e distorto, anche l'uso/abuso dell'autotune risulta più che appropriato e non dà fastidio. 

Dichiarazione d'intenti 

“Let's start here."non è un disco perfetto. Ha qualche caduta di tono – specialmente nella seconda parte – e di stile, soprattutto quando torna un po' al suo genere di elezione o in qualche incursione un po' pesante sul rock (come in “The Alchemist”). Tuttavia credo che il buon Lil Yachty sia consapevole di tutto questo: lo ammette sia attraverso il titolo "Let's start here." affermando che si tratta di un punto di partenza per un percorso si spera lungo, ma anche nei testi - anch'essi parecchio psichedelici - quando dice in "The ride-" "don't ask no questions on the ride". Ecco, questo è il modo giusto per approcciare a questo lavoro: senza farsi troppe domande, ma perdersi in questo disco un po' folle, disordinato, ma decisamente originale e ammirevole. Anche perché nella conclusiva "REACH THE SUNSHINE" c'è un'inaspettata citazione di "Pyramid Song" dei Radiohead che ti fa venir voglia di riascoltare il disco dal principio.

Un twist al genere  

C'è come l'impressione che le menti più brillanti e nervose della scena rap e trap si siano già stancate del linguaggio e dello stile con cui sono cresciuti e diventati famosi. Ad esempio, Tyler, the Creator si sta decisamente spostando verso l'r&b, anche Kid Cudi nei suoi ultimi dischi ha abbracciato i suoni psichedelici seppur senza lo stesso entusiasmo di Lil Yachty. In un certo senso anche l'ultimo sottovalutato disco di Childish Gambino "3.15.20" aveva già questo filone psych figlio dei Funkadelic e di certi passaggi di Prince.  State certi che il nome di Lil Yachty e questo "Let's start here." verrà citato sempre più spesso durante i prossimi mesi. 

Tracklist

01. the BLACK seminole. (06:51)
02. the ride- (03:10)
03. running out of time (04:29)
04. pRETTy (02:42)
05. :(failure(: (02:47)
06. THE zone~ (04:09)
07. WE SAW THE SUN! (05:31)
08. drive ME crazy! (03:49)
09. IVE OFFICIALLY LOST ViSiON!!!! (05:22)
10. sAy sOMETHINg (03:32)
11. paint THE sky (03:05)
12. sHouLd i B? (02:48)
13. The Alchemist. (02:56)
14. REACH THE SUNSHINE. (05:58)
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