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«LA VALLE DEI TEMPLI - Perigeo» la recensione di Rockol

“La valle dei templi”: la grande varietà compositiva dei Perigeo

Nel 1975 la band pubblica il suo quarto album, ora celebrato da “Italian Prog Rewind” di Sony Music

Recensione del 21 ago 2022 a cura di Elena Palmieri

La recensione

Un'esplosione di dinamicità e ritmo, con ogni strumento lanciato in una corsa jazzata e spesso in balia dell’improvvisazione: così i Perigeo vollero inaugurare il viaggio completamente strumentale del loro quarto album in studio, “La valle dei templi”. Il disco, uscito nel 1975 e ora celebrato, insieme ad altre tra le maggiori opere del progressive rock italiano, dalla nuova iniziativa di Sony Music “Italian Prog Rewind”, fu diretto nel presentare la grande varietà compositiva del gruppo, nato a Roma all’inizio degli anni Settanta. Nella sua dimensione sonora, fedele a quell’incontro fra esperienze jazz e rock, realizzatosi con la fondazione del gruppo mentre le trame del progressive si lasciavano influenzare da diversi stili, la quarta prova sulla lunga distanza di Giovanni Tommaso e compagni arrivò quindi a testimoniare la loro più completa creatività.

I Perigeo giunsero alla pubblicazione di “La valle dei templi” circa un anno dopo aver dato alle stampe “Genealogia”, un lavoro per cui la band, oltre a collaborare con il percussionista brasiliano naturalizzato italiano Ivanir do Nascimento detto Mandrake, si era spinta verso suoni, melodie e situazioni più scorrevoli e aperti al facile ascolto. A differenza del precedente, per il disco del 1975 il gruppo lavorò su uno scenario più vario, lasciando ancora più libertà alle atmosfere jazz e fusion di colorare gli impulsi progressive e l’urgenza del rock. “La valle dei templi” vide i Perigeo spingersi anche verso nuovi spunti del funky, pur mantenendo organicità e omogeneità nel suono, e riuscire quindi a fissare su nastro il talento dei suoi musicisti. La forza della band stava ancora una volta nella sua formazione dagli animi variegati che, fin dall’esordio nel 1972 con l’album “Azimut” (1972) e come nel successivo “Abbiamo tutti un blues da piangere” (1973), contava tra le proprie fila il contrabbassista e bassista elettrico Giovanni Tommaso, il sassofonista Claudio Fasoli, il painista Franco D’Andrea, il chitarrista Tony Sidney e il batterista Bruno Biriaco.

Vitalità e dinamicità sono gli aspetti che emergono fin da subito all’ascolto del quarto album dei Perigeo, che colpisce ancora oggi per la sua incisività, seppur elaborata, e anche per una certa vitalità che emerge dalla sezione ritmica, sopratutto grazie al contributo del percussionista partenopeo Tony Esposito. Dopo l’impetuosità e l’esplosione di note della traccia d’apertura, “Tamale”, il viaggio strumentale di “La valle dei templi” continua con il brano che porta lo stesso titolo del disco, che infonde nell’ascoltatore una sensazione onirica, simile a quella trasmessa dalla copertina. L’idea del secondo brano, dove i cori e i sax di Fasoli addolciscono l’incedere iniziale e favoriscono l’ingresso degli altri strumenti, viene rielaborata nella successiva “Looping” e  ampliata dal susseguirsi di varie sezioni nei quasi sette minuti di “Mistero della firefly”. Il lato A del vinile viene completato da un tema riflessivo, che nel pezzo “Pensieri” si traduce nella dolcezza di un pianoforte, amplificata poi dalla tastiera elettrica insieme al basso ed esasperata infine dai synth.

La seconda facciata di “La valle dei templi” si apre invece con il piglio delle vibrazioni di “Periplo”, in cui della tessitura sonora fanno ancora parte improvvisazione, evoluzione e tensione.“Eucalyptus”, con la sua ritmica ripetitiva iniziale, e l’atmosfera ansiogena di “Alba di un mondo”, aprono successivamente alla semplicità compositiva, seppur solo apparente, di “Cantilena”, che prende il via con pochi accordi, ma che assume sapori differenti grazie a cambi armonici e incursioni di suoni. È ora il turno di “2000 E Due Notti”, tra sovrapposizioni di effetti, strumenti e voci filtrati, di accompagnare verso la traccia finale dell’album. Un arpeggio di chitarra si prende la scena per dare il via all’ultimo brano, “Un cerchio giallo”, che porta il jazz a tingersi di colori esotici per chiudere “La valle dei templi”, seguito l’anno successivo da “Non è poi così lontano” e nel 1977 dalla fine dell’esperienza della formazione conosciuta con il nome Perigeo.

Tracklist

01. Tamale (04:29)
02. La valle dei templi (06:12)
03. Looping (03:03)
04. Mistero della firefly (06:58)
05. Pensieri (02:15)
06. Periplo (05:04)
07. Eucalyptus/Alba di un mondo (03:46)
08. Cantilena (03:55)
09. 2000 e due nottti (05:35)
10. Un cerchio giallo (04:30)

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