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«IL VOLO - Il Volo» la recensione di Rockol

Il progressive secondo Il Volo

Il gruppo pubblicò nel 1974 il suo primo album, ora celebrato da “Italian Prog Rewind” di Sony Music

Recensione del 07 ago 2022 a cura di Elena Palmieri

La recensione

Con la prima battuta d’arresto della Formula 3 nel 1973, la band che in due tournée accompagnò in concerto Lucio Battisti e per cui questo scrisse numerosi brani, si venne a formare un nuovo “supergruppo”, vista la caratura dei suoi componenti. Il Volo fu il nome scelto per il progetto che, oltre ad avere origine anche per merito di un’idea di Mogol e della Numero Uno, prese corpo intorno alle figure del chitarrista Alberto Radius e del tastierista Gabriele Lorenzi, provenienti proprio da quella band nella cui musica coesistevano pop, progressive e perfino hard rock, insieme ad altri musicisti di diverse formazioni di rilievo. Tra le fila del gruppo, infatti, spiccavano inoltre Mario Lavezzi dai Flora Fauna Cemento e dai Camaleonti, il bassista Bob Callero dagli Osage Tribe e dai Duello Madre, il batterista Gianni Dall'Aglio dai Ribelli, e il tastierista Vince Tempera, già dei Pleasure Machine. Lo spessore degli artisti coinvolti dal notevole pedigree, e il supporto di Mogol per i testi, suscitarono tra gli appassionati del genere una certa attenzione e curiosità verso la neonata band. Il Volo rispose quindi alle attese puntando verso un progressive sperimentale dalle sonorità di stampo internazionale, seppur inizialmente giocando con l’equilibrio fra la forma canzone e strutture più complesse, e diede alle stampe, nel 1974, il suo eponimo album di debutto, ora celebrato, insieme ad altre tra le maggiori opere del progressive rock italiano, dalla nuova iniziativa di Sony Music “Italian Prog Rewind”.

Non appena si appoggia la puntina del giradischi sui primi solchi del lato A del vinile, con la traccia che apre il disco, “Come una zanzara”, si diffondono nell’aria e nello spazio le intenzioni sonore, stilistiche e ideologiche della band. L’eccellenza dei singoli musicisti, con l’incontro splendido tra i vari strumenti, e l’interrogativo portante del primo brano (“Ma perché io sono un uomo?”, accompagnano fin da subito l’ascoltatore dentro il sound di “Il Volo”. La perfezione della sezione ritmica di basso e batteria, la corsa delle tastiere, le incursioni dei sintetizzatori, le vocalità a tratti sommesse di Radius e Lavezzi, e la fantasia delle chitarre portano il suono del Volo verso le trame del progressive, tra istinti rock e spunti classici. L’apertura alle pulsioni jazz, che si vanno a inserire nelle tendenze psichedeliche e pop di alcuni momenti, contestualizzano così il primo album della band in un ambiente sonoro dove il prog si fa ammaliante e più accessibile nelle otto canzoni di non eccessiva durata, senza però rinunciare a virtuosismi e dinamiche d’improvvisazione. Dall’intro della chitarra acustica di “La mia rivoluzione”, che viene presto assorbita dall’atmosfera generata dall’eccellente basso di Callero, dai controtempi di batteria e dai giochi di tastiere e sei corde, passando per il mandolino che introduce “Il calore umano” e i suoi ritmi quasi tribali, fino alle sperimentazioni fra archi, percussioni e sintetizzatori di "Canto della preistoria” (“Molecole), non si trovano ostilità verso la melodia.

Il prestigio musicale dei sei musicisti del Volo, emerso poi maggiormente nelle esibizioni dal vivo, la produzione meticolosa e curata, insieme alle inventive sonore, elevano anche la seconda parte del disco. Tra le pregevoli rifiniture di “I primi respiri”, le ampie improvvisazioni di “La canzone del nostro tempo”, la formula compositiva di “Sonno” e la meno memorabile “Sinfonia delle scarpe da tennis”, viene infatti arginata comunque ogni sorta di criticità nella continuità di alcuni elementi della personalizzazione timbrica. Per questo, al tempo dell’uscita del suo lavoro d’esordio, il gruppo riuscì a fissare con “Il Volo” un passaggio incisivo del progressivo italiano degli anni Settanta, prima di far prendere il sopravvento nella propria produzione a una più forte complessità stilistica con il secondo album quasi completamente strumentale, "Essere o non essere? Essere! Essere! Essere!”, collaborare con Lucio Battisti e altri artisti, e sciogliersi alla fine del 1975.

Tracklist

01. Come una zanzara (04:28)
02. La mia rivoluzione (03:53)
03. Il calore umano (04:44)
04. Il canto della preistoria - Molecole (04:33)
05. I primi respiri (03:53)
06. La canzone del nostro tempo (04:16)
07. Sonno (04:11)
08. Sinfonia delle scarpe da tennis (02:57)

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