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«QUELLA VECCHIA LOCANDA - Quella Vecchia Locanda» la recensione di Rockol

Le venature sinfoniche dei Quella Vecchia Locanda

La band pubblicò nel 1972 il suo primo album, ora celebrato da “Italian Prog Rewind” di Sony Music

Recensione del 10 lug 2022 a cura di Elena Palmieri

La recensione

Tra i gruppi che a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta in Italia raccolsero la lezione delle band britanniche di quel rock definito “progressivo” o “sinfonico” e ricercarono una propria caratterizzazione in nuove suggestioni sonore, c’erano anche i Quella Vecchia Locanda. Grazie alla forte preparazione musicale dei vari componenti, nonostante la loro giovane età, dall’unione di pulsioni rock, ispirazioni classiche e l’incisiva presenza di flauto e violino si originò il tessuto sonoro della formazione romana che, dopo un’intensa attività dal vivo e qualche timida incisione, nel 1972 diede alle stampe il suo eponimo album d’esordio, ora celebrato a cinquant’anni dall’uscita, insieme ad altre tra le maggiori opere del progressive rock italiano, dalla nuova iniziativa di Sony Music “Italian Prog Rewind”.

Quella Vecchia Locanda, un’avventura che parte da Monteverde

Il viaggio dei Quella Vecchia Locanda, il cui nome fu ispirato dal luogo che ospitò le prime prove del gruppo originario del quartiere capitolino di Monteverde, prese il via all’inizio degli anni ’70 dall’incontro tra la voce e il flauto di Giorgio Giorgi, la chitarra e il clarinetto di Raimondo Cocco, la ritmica di Patrick Traina, le linee di basso di Romualdo Coletta e le tastiere di Massimo Roselli. L’avventura di questi cinque giovani musicisti, accomunati dall’interesse per i compositori barocchi, in particolare Vivaldi, Bach e Brahms, incrociò per poco tempo anche quella di Carlo Mariani e si inaugurò con le prime timide incisioni della band, tra cui il brano “Io ti amo”, e con una notevole serie di spettacoli, tanto che verso la fine del 1971 venne registrato un concerto della band al Voom Voom di Roma (pubblicato dalla Mellow Records solo nel 1993). Decisivo per le sorti sonore della formazione fu poi l’arrivo del violinista statunitense Donald Lax, che introdusse nella ricerca musicale del gruppo originalità e spessore. Ormai un sestetto, i Quella Vecchia Locanda erano pronti per realizzare il loro primo album in studio, registrato ai Globe Records di Roma per l'etichetta “Help" (sussidiaria della RCA) sotto la guida del produttore Giacomo Dell’Orso.

Il viaggio di “Quella Vecchia Locanda”

Una corsa di quasi cinque minuti tra violino, tastiere, chitarre e basso elettici, dettata dall’incisività delle percussioni è il “Prologo” del viaggio che i Quella Vecchia Locanda creano per il protagonista della loro prima prova di studio. Nella frenesia giovanile, che all’inseguimento di nuove esperienze tra dubbi e incertezze si esprime con il rock, le ispirazioni classiche dalle venature sinfoniche danno origine all’originalità del gruppo, mentre le incursioni del flauto, con i suoi riferimenti ai Jethro Tull di Ian Anderson, conferiscono lo spirito di imprevedibilità e introducono lo spirito di contrasti del disco. “Luce, ti sto cercando / Vita, ti sto inseguendo”, recita un passaggio della prima traccia di “Quella Vecchia Locanda”, come a svelare la dichiarazione di intenti della sua storia, che porta con sé un repentino cambio di atmosfere. Sentimenti e sensazioni diverse, infatti, si susseguono durante tutte le otto tracce di questo primo esordio capace di raccogliere un plauso di critica incoraggiante e un buon successo tra la cerchia di appassionati - seppur seguito da una serie di sfortunati eventi che al tempo minò l’incolumità del gruppo, che riuscì a risollevarsi per un altro solo album, uscito con il titolo “Il tempo della gioia” e pubblicato nel 1974 per la RCA Italiana.

Sferzate elettriche, scontri di classica e momenti inquieti, danno corpo a brani dal carattere impavido come “Un Villaggio, un’illusione”, mentre la malinconia e un’attitudine riflessiva ma onirica fanno capolino con la “Realtà”, per cui ci si accorge che nel proprio errare si sogna “di un qualcosa / che può darti vera pace”. Il ritmo, però, sale di sorpresa con “Immagini sfocate”, mentre l’assolo dirompete di “Il cieco” porta a una dimensione sonora più solida, dove la concretezza riporta con i piedi per terra e si invigorisce con la potenza della sezione ritmica di “Il dialogo”. Inflessioni esotiche, giochi di suoni e stati d’animo conducono poi verso la conclusione di questa ricerca di situazioni esistenziali, dove "Verso la locanda” e l’evocativa “Sogno, risveglio e…” conducono alle tensioni finali. Tra tocchi delicati e slanci nervoso, questo lavoro di complessità compositiva testimonia la capacità e il talento di un gruppo alla ricerca della propria individualità che, seppur di breve durata, ha lasciato un gioiello di lavori da scoprire.

Tracklist

01. Prologo (04:56)
02. Un Villaggio, Un'Illusione (03:52)
03. Realtà (04:12)
04. Immagini Sfocate (02:56)
05. Il Cieco (04:08)
06. Dialogo (03:38)
07. Verso La Locanda (05:13)
08. Sogno, Risveglio E... (05:14)

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