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«BANCO DEL MUTUO SOCCORSO - Banco del Mutuo Soccorso» la recensione di Rockol

L’esordio sensazionale del Banco del Mutuo Soccorso

L'album di debutto della formazione romana viene celebrato da “Italian Prog Rewind” di Sony Music

Recensione del 05 giu 2022 a cura di Elena Palmieri

La recensione

Era il 3 maggio del 1972 quando vide la luce l’eponimo album d’esordio del Banco del Mutuo Soccorso, comunemente noto come il “Salvadanaio” per la sua originalissima copertina. Il gruppo, nato ai Castelli Romani sul finire degli anni Sessanta e fondato dai fratelli Vittorio e Gianni Nocenzi, diede così il via alla sua avventura musicale con un disco che, grazie all’originalità dei musicisti, si sarebbe rivelato non solo una pietra miliare del progressive italiano ma anche un lavoro simbolo di questo movimento musicale. Ecco che ora, nel cinquantesimo anniversario della sua uscita, l’album di debutto che porta lo stesso nome del Banco del Mutuo Soccorso, capace di delineare il caratteristico stile della band che prende tanto spunto dalla classica e dal jazz quanto vigore dal rock, viene celebrato insieme ad altre tra le maggiori opere del progressive rock italiano dalla nuova iniziativa di Sony Music, “Italian Prog Rewind”.

Verso “Banco del Mutuo Soccorso”

Banco del Mutuo Soccorso come una “cassa solidale”. Fu questo il nome, nato casualmente dai dirigenti della RCA per seguire l’allora nuova tendenza di chiamare i gruppi con appellativi curiosi composti da più parole, scelto per la band messa insieme da Vittorio e Gianni per l’esigenza di presentarsi ai provini della casa discografica. “Fu l’amministratore delegato della RCA a inventare il nome Banco del Mutuo Soccorso, prima ancora che arrivasse questa moda dei nomi tripli, e devo dire che a me piacque subito anche a livello concettuale, perché mi riportava alla mente le società di mutuo soccorso del primo Novecento, nate per tutelare gli operai, le vedevo dei lavoratori, le famiglie, gli orfani. Una cassa solidale per distribuire un minimo di reddito a chi si trovava in difficoltà, una bella cosa, peraltro in linea con la mia idea di società civile”. La nascita del nome della formazione romana viene così spiegata nel libro “Nati liberi” da Vittorio Nocenzi, all’epoca arrivato all’attenzione della RCA nel 1968 grazie alla sua collaborazione con Gabriella Ferri, mentre il fratello Vittorio aveva maturato esperienza con la band beat dei Kriminal.

Intorno alla doppia tastiera dei due fratelli presero quindi corpo i primi nuclei del Banco del Mutuo Soccorso. Con il bassista Franco Falco insieme al chitarrista Gianfranco Coletta e il batterista Mario Achilli, questi ultimi due sostituiti poi rispettivamente da Claudio Falco e Franco Pontecorvi, il gruppo ottenne un esito positivo al provino per la RCA, tanto da prepararsi alla realizzazione del suo primo album. Tuttavia, il disco non vide mai la luce dopo che l’etichetta decise di non pubblicarlo per qualsivoglia motivo. Da questo primo fallimento, però, arrivò il momento per Vittorio e Gianni di dare una maggior organizzazione al loro progetto, oltre che di trovare uno spazio dove suonare, realizzato quindi all’interno di una stalla poco fuori dal centro di Marino. Con la partecipazione alla seconda edizione del Festival Pop di Caracalla a Roma, nel 1971, giunse poi un punto di svolta fondamentale per la band grazie all’incontro tra i due Nocenzi con il chitarrista Marcello Todaro, allora componente dei Fiori di Campo. Grazie a questo Vittorio e Gianni fecero conoscenza della voce di profondità incredibile, seppur sonoramente delicata, di Francesco Di Giacomo, cantante del gruppo Le Esperienze, insieme al bassista Renato D'Angelo e al batterista Pierluigi Calderoni. Si venne così a creare la storica formazione del Banco del Mutuo Soccorso che plasmò e pubblicò per la Ricordi il disco d’esordio della band, attirando l'attenzione del pubblico della nascente scena del rock progressivo in Italia.

Il “Salvadanaio”

L’introduzione all’album è affidata ai recitativi di Vittorio Nocenzi e Francesco Di Giacomo nella traccia “In volo”, sostenuti da un sottofondo sonoro dal carattere medievale, mentre con la frenesia rock dell’intreccio che si viene a creare negli oltre sei minuti di musica di “R.I.P. (Requiescant in pace)” tra chitarra, tastiere, batteria e voci si entra nel cuore di “Banco del Mutuo Soccorso”. “Su cumuli di carni morte / Hai eretto la tua gloria / Ma il sangue che hai versato su te è ricaduto / La tua guerra è finita / Vecchio soldato”, sentenzia Di Giacomo contro la stupidità della guerra, e i suoi inimitabili registri tenorili rivelano la tendenza del Banco a concentrarsi su tematiche sociali con testi caratterizzati da un’elegante profondità. Dopo una breve ma preziosa parentesi strumentale affidata a una spinetta medievale, arrivano i virtuosismi di “Metamorfosi”. Qui il trionfo di sonorità mette in luce le abilità dei musicisti, tra spunti classici e riferimenti alle atmosfere di band d’Oltremanica come Emerson, Lake & Palmer.

È ora il momento di alzare il braccio del giradischi, girare il vinile e posizionare la puntina sul primo solco dell’altra facciata di “Banco del Mutuo Soccorso”, dall’iconica copertina realizzata da Mimmo Mellino, per immergersi nei quasi diciannove minuti della lunga suite in quattro movimenti, “Il giardino del mago”. Tra i capolavori del prog italiano, questa traccia si propone come una sorta di viaggio all’interno di un racconto fantastico che, attorno a personaggi favolistici, plasma un tesoro di sonorità e liriche complesse dai molteplici significati in cui si indagano solitudine e morte. “Passo dopo passo”, quindi, come il primo dei quattro movimenti, il Banco passa a rassegna ingiustizie e falsi miti tanto da spingersi poi a proclamare in un secondo momento, mentre la frenesia musicale alimenta la sensazione ansiogena di un brano che assumerà poi solennità, “C’è chi ride, chi geme, chi cavalca farfalle / Chi conosce i futuri, chi comanda le stelle come un re”. La sontuosità della suite infine raggiunge il culmine con arditi strumentali dove ogni musicista sembra dare vita a una corsa sulle montagne russe. Il compito di chiudere poi questo gioiello consegnato dal Banco del Mutuo Soccorso cinquant’anni fa, proiettandolo il talento e la potenza creativa della band verso il successo sia in Italia che all’estero, è affidato a “Traccia”, un brano strumentale costruito su abili e giochi intrecci di tastiere in cui viene esaltata la vitalità e l’epicità della melodia.

Tracklist

01. In volo (02:13)
02. R.I.P. - Requiescant in Pace (06:41)
03. Passaggio (01:19)
04. Metamorfosi (10:53)
05. Il giardino del mago (18:27)
06. Traccia (02:04)

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