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«DIAMOND STAR HALOS - Def Leppard» la recensione di Rockol

Def Leppard, l'isteria del pardo che fa ancora scuola

Il (benaccetto) ritorno della storica band britannica con "Diamond star halos" 

Recensione del 30 mag 2022 a cura di Simöne Gall

Voto 8/10

La recensione

Quando i Def Leppard raggiunsero il successo negli anni Ottanta lo fecero toccando vendite da capogiro che conferirono al gruppo una certa "supremazia", in termini commerciali, tra i loro contemporanei. Una supremazia che non ha però sin qui permesso a Joe Elliott e soci di arrivare a seppellire le proprie umili origini (Elliott ricorda ancora oggi lo stupore che provò quando da piccolo tornò a casa da scuola apprendendo che i genitori erano riusciti ad acquistare un televisore a colori).  

La formazione britannica originaria di Sheffield è tra quei rari - rarissimi - artisti ad aver oltrepassato le 10 milioni di copie negli Stati Uniti con più di un singolo album estrapolato dalla propria discografia. Qualcosa che nel loro caso è accaduto prima con 'Pyromania', del 1983 (10,2 milioni - con vendite nel mondo per un totale di 12 milioni), poi con 'Hysteria', del 1987 (12,5 milioni - con 25 milioni sul circuito globale). Insieme alla sua band, riferisce sempre modestamente Elliott, solo Led Zeppelin, Van Halen e Pink Floyd sarebbero riusciti ad accarezzare tale primato.

Un ricordo personale legato ai Def Leppard risale a quando acquistai in formato cassetta e non ancora adolescente il loro 'Adrenalize', il primo uscito dopo la tragica morte del chitarrista Steve Clark, cui i suoi compagni di band dedicavano la splendida "White Lightning" presente nell'album. L'anno era il 1992 e il video del singolo "Let's Get Rocked" passava con regolarità sul defunto canale televisivo Videomusic. Già da quel suo semplicissimo titolo, e insieme dallo stile immutato del loro sound, era evidente che i Leppard non si fossero accorti che il vento stava già cambiando, musicalmente parlando, grazie a (o a causa di) quel certo suono mesto proveniente da Seattle, lo stesso che dall'uscita di 'Nevermind' stava ora imperversando e che in quello stesso anno avrebbe visto album come 'Dirt' (Alice In Chains), 'Core' (Stone Temple Pilots) o 'Ten' (Pearl Jam - uscito in realtà l'anno prima ma divenuto un successo solo nella seconda metà del '92) fare il botto. La loro inconsapevolezza, invero, ebbe come risultato quello di vedere 'Adrenalize' salire al numero 1 sia in Inghilterra che negli States (scansando in quest'ultimo caso 'Human Touch' di Bruce Springsteen dalla vetta della Billboard 200), per culminare con un totale di ben sessantacinque settimane nelle classifiche. 

Trent'anni or sono, i Def Leppard rispondono ancora all'appello e in questi giorni, mentre si preparano finalmente ad affrontare lo 'Stadium Tour' (rimandato per ben due anni) con Mötley Crüe, Poison e Joan Jett è stato dato alle stampe il loro dodicesimo album.
'Diamond Star Halos', da notare la particolare copertina, dai toni rimandanti al surreale, è stato presentato come un ovvio richiamo ai giorni di gloria del gruppo, ma che insieme dovrebbe rappresentare una sorta di tributo al glam rock britannico dei Settanta, e dunque a pesi massimi quali David Bowie, Mott The Hoople e T. Rex. Questi ultimi in particolare hanno influenzato il titolo dell'album, che pesca da un passaggio di testo dell'eterna hit glitter 'Get It On': "You've got a hubcap diamond star halo" (da notare che il suddetto brano uscì in America come "Bang a Gong (Get It On)"). Tuttavia, non c'è molto in 'Diamond Star Halos' che profumi veramente di glitter.  

Il suono potente dell'iniziale "Take What You Want" afferisce all'hard rock quantizzato e attualizzato (penso allo Slash dei progetti fuori dalla band madre - ma quello meno abbagliante del sodalizio con Myles Kennedy). La successiva "Kick", questa sì, guarda più intensamente allo spirito mai sopito di Marc Bolan, e già con i primi due brani si direbbe che la band non suonava così rinvigorita da anni. Ne è una dimostrazione il razzo sonoro che porta il titolo di "Fire It Up", la cui rotta è però inaspettatamente deviata dall'arrivo dell'indigesta "This Guitar", inutile e patinata ballad dal vago retrogusto bluegrass che presenta il già preannunciato featuring con la cantante Alison Krauss (la quale riappare una seconda volta nella più gradevole "Lifeless").
Il tiro è però nuovamente incoraggiato da "SOS Emergency" (i Def Leppard non hanno mai brillato troppo per originalità, in quanto a titoli) per poi ritornare a viaggiare nel tempo sondando in profondità i lidi di 'Pyromania' (ma sempre con quella spruzzata di modernità hard di cui parlavamo prima). Nella "Liquid Dust" che si sussegue - bella davvero, nulla da dire - si nasconde un vago retrogusto beatlesiano. Mentre la (stoltamente) spassosa "U Rok Mi" introduce "Goodbye For Good", e il gruppo si abbandona a un terreno più morbido, su cui germogliano orchestrazioni di tutto rispetto. Non si può non denotare la grande cura che caratterizza nella sua globalità queste tracce, al di là delle singole preferenze. L'ispirazione è presente, e non manca nemmeno dalle parti di una più ardente 'Open Your Eyes', introdotta da un bel giro di basso/batteria. E se da un lato un brano - comunque non sgradito - come "Gimme A Kiss" non regala particolari scossoni, il songwriting di "From Here To Eternity" sa farsi invece valere. Tuttavia, a esercitare un certo incantesimo uditivo sono le architetture di "Goodbye For Good". Qui, Mike Garson, storico pianista di Bowie, domina la composizione tutta con la sua immensa padronanza (il tocco di Garson si riconosce ancora in "Angels").

L'album, si legge nel comunicato stampa, è stato registrato durante i due passati anni di barricamenti casalinghi forzati, con il frontman Joe Elliott in Irlanda, il bassista Rick Savage e i chitarristi Phil Collen e Vivian Campbell in Inghilterra e il batterista Rick Allen negli Stati Uniti. Senza che pendesse su di loro alcuna pressione, costoro "hanno riversato tutta la loro energia nella creazione di quindici significative tracce, dove la più classica impronta del gruppo va di pari passo con un sentire più moderno". In più di un'ora di durata, pertanto, 'Diamond Star Halos' toglie definitivamente il dubbio che il ritorno dei veterani dell'adult-pop metal fosse da considerarsi superfluo.

Tracklist

01. Take What You Want (04:14)
02. Kick (03:42)
03. Fire It Up (03:19)
04. This Guitar (03:50)
05. SOS Emergency (03:25)
06. Liquid Dust (04:01)
07. U Rok Mi (03:33)
08. Goodbye For Good This Time (04:27)
09. All We Need (04:46)
10. Open Your Eyes (04:19)
11. Gimme A Kiss (03:12)
12. Angels (Can’t Help You Now) (04:57)
13. Lifeless (04:19)
14. Unbreakable (03:46)
15. From Here To Eternity (05:37)
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