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«SALVATORE - Paky» la recensione di Rockol

Paky: uno dei migliori esordi nel rap italiano

Il primo album della voce di Rozzano è diviso in due parti.

Recensione del 14 mar 2022 a cura di Claudio Cabona

Voto 7.5/10

La recensione

È stato grazie a “Rozzi” nel 2019 che Paky, vero nome Vincenzo Matera, classe 1999 (leggi qui la nostra intervista), nato a Secondigliano e cresciuto a Rozzano, è riuscito a conquistare l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori. In un paio di anni, grazie a un immaginario crudo e violento e allo stesso tempo credibile, a una scrittura diretta e a un personaggio schivo e genuino, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per lasciare il segno.

Barre come pezzi di vetro

“Salvatore”, il suo primo album, è figlio di un lutto: il rapper l’ha dedicato a suo zio, scomparso prematuramente in un incidente stradale. Per lui era molto più di uno zio: un padre. Paky sputa barre come fossero pezzi di vetro che mastica, da qui il suo modo ruvido e graffiante di rappare: in certi frangenti, nei suoi testi, sembra manchi l’aria, ma poi arriva un vento caldo che coincide con il rifiuto di arrendersi. Al centro storie di ragazzi persi, che spesso trovano nel crimine un rifugio, ma che nonostante gli schiaffi della vita non si piegano al destino di chi nasce con nulla in mano. È la solita retorica rap? In parte sì, ma nel rap di Paky i contorni sono credibili, evocativi e profondi.

L'importanta della title track

“Salvatore” è uno dei migliori esordi nel rap italiano degli ultimi anni. Diciassette tracce in cui oscillano “storie tristi e storie vere” suddivise in due metà: una parte più leggera, composta da banger, tra cui “Blauer” che ha anticipato l’uscita del disco, che coincide con il nucleo più goliardico e crudo della produzione di Paky, un’altra invece in cui a emergere senza mezze misure sono le ferite e le cicatrici più profonde del giovane artista. Brani come “Quando piove”, “Storie tristi” e “Mama I’m a criminal” (con il sample della canzone omonima di N1NT3ND0) sono le gemme del progetto.

A fare da spartiacque tra le due diverse facce, la title track "Salvatore", un pugno nello stomaco violentissimo in cui è Paky stesso a rivelare, con la disarmante trasparenza e onestà che lo contraddistinguono sin dai primi lavori, il messaggio celato dietro alla struttura del disco: raccontare, attraverso il linguaggio della “verità sporca di male”, il percorso di vita che lo ha portato a quello che è oggi. E così nelle barre scorre una catena di eventi drammatici e perdite personali che lo hanno condotto alla scrittura e al suo primo disco, diviso tra le due estremità, “una in cui sono vivo, un’altra in cui non lo sono”. Da qui anche il suo nome che in lituano significa “impiccato”, un uomo che non respira più.

Le collaborazioni

Compagni di questo viaggio, fra luci e ombre, alcuni tra i pesi massimi del panorama rap italiano: Marracash (in "No Wallet") e Shiva ("Star") affiancano il rapper in due brani banger, Gué collabora nella traccia più conscious "Vivi o Muori", Luchè e Mahmood danno il proprio contributo in "Giorno del Giudizio", arricchendo e valorizzando una canzone malinconica. Spazio anche a "Comandamenti" in cui rappa insieme a Geolier. Le produzioni sono curate da Drillionaire, Sick Luke, Night Skinny, Andry The Hitmaker, 2nd Roof e Kermit.

Tracklist

01. Intro (02:50)
02. 100 Uomini (02:04)
03. Blauer (02:55)
04. No wallet (feat. Marracash) (02:02)
05. Pascià (02:02)
06. Auto tedesca (02:39)
07. Star (feat. Shiva) (03:01)
08. Salvatore (03:33)
09. Quando piove (02:44)
10. Vivi o muori (feat. Guè) (03:04)
11. Vita sbagliata (03:13)
12. Comandamento (feat. Geolier) (03:09)
13. Giorno del giudizio (feat. Luchè & Mahmood) (02:50)
14. Mi manchi (03:06)
15. Storie tristi (02:47)
16. Mama I’m a Criminal (02:50)
17. Bronx (01:44)
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