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Perché i Led Zeppelin non si riuniranno più, secondo Robert Plant

In una nuova intervista, l’artista ribadisce perché la band non tornerà mai più insieme
Perché i Led Zeppelin non si riuniranno più, secondo Robert Plant

Il 10 dicembre 2007 alla O2 Arena di Londra andò in scena quello che sarebbe rimasto l’ultimo, irripetibile capitolo della storia dei Led Zeppelin. Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones tornarono insieme sul palco per uno dei loro rari show dal vivo dopo la morte di John Bonham, avvenuta nel 1980, che aveva sancito la fine della storica band come dichiarato nel celebre comunicato di allora. Con Jason Bonham, figlio del compianto batterista, dietro le pelli, i Led Zeppelin si riunirono per un’unica, memorabile serata in tributo ad Ahmet Ertegun, fondatore della Atlantic Records: un evento che, a distanza di anni, resta scolpito come il loro ultimo saluto dal vivo. Già allora Plant era stato categorico nel sottolineare che si trattava di un evento memorabile e straordinario. Nonostante le offerte milionarie arrivate per convincere la band a partire per un tour mondiale dopo la reunion che ebbe luogo il 10 dicembre 2007, il cantante rimase fermo sulla sua posizione e, quasi vent’anni dopo, è ancora convinto che lui, Page e Jones non saliranno mai più su un palco insieme.

Attualmente Robert Plant è concentrato sul progetto Saving Grace, con cui è pronto a pubblicare un album intitolato - appunto - “Saving Grace”, e in uscita il prossimo 26 settembre. L’imminente pubblicazione del suo nuovo lavoro di studio, ha offerto a Plant occasione per concedersi a diverse interviste. In una recente chiacchierata per “Mojo”, durante la quale ha parlato anche della sua assenza all’evento finale di Ozzy Osbourne e i Black Sabbath, il 76enne artista ha sottolineato che in un universo parallelo, magari, suonerebbe ancora negli stadi con una formazione riformata dei Led Zeppelin. Ma per Plant, ora, è molto più attraente esibirsi nei teatri con la sua band. Nell’intervista il frontman della leggendaria formazione di “Communication breakdown”, ha dichiarato:

“Per me, dopo essere passato da un Live Aid piuttosto discutibile alla O2, fino a Obama, la Casa Bianca e tutte quelle esperienze, è stato come essere consacrato. Ho sentito il richiamo di dedicarmi a questo: Saving Grace aveva solo bisogno di elevarsi verso la gloria, come direbbe Mavis Staples”.

Robert Plant ha quindi aggiunto: “Ora dobbiamo stare molto attenti a restare più vicini a Bert Jansch che ad Axl Rose”. Stando a quanto spiegato da Plant, inoltre, i concerti del suo progetto Saving Grace non comportano lo stesso livello di pressione di uno show dei Led Zeppelin. L’artista ha affermato: “I concerti sono abbastanza piccoli da poter dire che, se nessuno vuole venire, non è la fine del mondo. E così, con quell’atteggiamento un po’ laissez-faire, rilassato – chiamatelo come volete, suicida! – invece di riempire uno stadio di calcio con qualche vecchio amico, eccoci qui: liberi. Possiamo anche permetterci di scherzare e sperimentare”.

Tuttavia, il passato nei Led Zeppelin riesce ancora a sorprendere Plant, che nella stessa intervista per “Mojo” ha anche ricordato con affetto brani della storica band come “For your life” e “Achilles last stand”. “Cristo santo”, ha detto il cantante: “È straordinario che tre persone e un cantante possano fare una cosa del genere”. Nonostante l’orgoglio per un catalogo che ha segnato un’epoca, Robert Plant non è comunque disposto a rimettere insieme il gruppo solo per un lauto compenso. Ripensando all’ultimo concerto del 2007, Plant ha dichiarato:

“Suppongo che farlo tanto per farlo non sia mai stato ciò che rappresentavano i Led Zeppelin. L’omaggio ad Ahmet ha avuto senso. Sai, pur senza John, ha funzionato”.

Riflettendo sempre sullo storico concerto alla O2 Arena, Robert ha commentato: “L’odore della paura su quel palco era piuttosto notevole. È giusto che sia così, però, se ti prendi dei rischi”.

Già lo scorso anno, Robert Plant aveva fatto sapere di essere scettico riguardo a una reunion dei Led Zeppelin, dicendo anche di sentirsi deluso e sconcertato dalla possibilità. Nel 2018, addirittura, anno che segnava il cinquantesimo anniversario dalla nascita della band di "Whole lotta love", a Plant era stato chiesto  se ci sarebbe mai stato modo di rivederlo di nuovo sullo stesso palco con Jimmy Page durante una un'intervista trasmessa da 91.9 WFPK, un'emittente radiofonica del Kentucky. "I fan hanno nel cuore la band", gli aveva fatto notare lo speaker. E il cantante aveva risposto: “Anche io [ho la band nel cuore]. Nessuno più di me. Ma non voglio fare un torto a nessuno".

Dal canto suo, lo scorso febbraio, anche Page ha chiuso definitivamente a una reunion dei Led Zeppelin: intervistato dal tabloid britannico “Metro” in occasione dell'uscita del documentario "Becoming Led Zeppelin", il chitarrista a precisa domanda su un futuro ritorno della band aveva risposto:

"Penso che il futuro dei Led Zeppelin sia il passato. Perché il passato non può essere messo in discussione. Avete presente gli Abba? Ecco, non può essere messo in discussione quello che hanno fatto, perché è semplicemente straordinario ed è stato messo insieme in modo intelligente". Poi, con una battuta, ha aggiunto: "Forse tra circa 20 anni potrei farcela".

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