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Vasco Rossi si ispirò a Ozzy Osbourne per "Sono ancora in coma”?

Avete mai notato questa somiglianza?
Vasco Rossi si ispirò a Ozzy Osbourne per "Sono ancora in coma”?

Un riff aggressivo e veloce, costruito con accordi di power chords ed eseguito con una tecnica di esecuzione che includeva bending e vibrato per creare un suono energico e potente: si apriva così nel 1982 “Vado al massimo”, il quinto album di Vasco Rossi, il primo da quando il rocker di Zocca grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo di quell’anno con l’omonima canzone aveva cominciato ad assumere le proporzioni di un fenomeno nazionale. Il brano che catapultava gli ascoltatori nel mondo sonoro esplorato dalla voce di “Albachiara” in quell’ellepì era “Sono ancora in coma”: a suonare quel riff di chitarra fu Maurizio Solieri, chitarrista principale di Vasco Rossi in quegli anni. Agli appassionati di rock dall’udito più allenato quell’assolo poteva ricordare quello che - guarda caso - apriva un album di una star britannica che proprio in quel momento spopolava tra rockettari e metallari: “Blizzard of Ozz”, il disco d’esordio da solista di Ozzy Osbourne, tornato sulle scene da re dell’heavy metal dopo essere stato cacciato dai Black Sabbath. “I don’t know”, la prima traccia di “Blizzard of Ozz”, si apriva proprio con un riff del genere, suonato da Randy Rhoads (qui vi abbiamo raccontato la sua tragica storica), che quello di “Sono ancora in coma” ricordava da vicinissimo. Ascoltare per credere:

Vasco Rossi si ispirò dunque a Ozzy Osbourne per la sua “Sono ancora in coma”? Forse. La citazione non è mai stata dichiarata, ma più di un indizio lascia supporre che si tratti di qualcosa di più che di una semplice suggestione.

Intanto, i due brani, “I don’t know” e “Sono ancora in coma” hanno una cosa in comune, oltre al riff: fungono entrambi da “opening song”, da pezzi d’apertura dei rispettivi dischi. “Blizzard of Ozz” nel caso di Ozzy e “Vado al massimo” nel caso di Vasco Rossi. Aggressivi, ritmici e incalzanti, i riff catturano sin da subito l’ascoltatore, unendo brutalità ed eleganza.

“Blizzard of Ozz” uscì il 20 settembre 1980. Vasco Rossi pubblicò “Vado al massimo” il 13 aprile 1982, a distanza di un anno e mezzo, dopo aver registrato “Sono ancora in coma” e le altre otto canzoni contenute nel disco tra l’ottobre e il dicembre del 1981.

Vasco conosceva molto bene i Black Sabbath, grazie ai suoi produttori. Fissato con la band di Birmingham era Alan Taylor, bassista di origini inglesi - ma italiano d’adozione - con il quale il rocker di Zocca aveva lavorato sin dal suo primissimo album. Taylor aveva prodotto “Ma cosa vuoi che sia una canzone”, “Non siamo mica gli americani” e “Colpa d’Alfredo”, prima di cedere il posto in “Siamo solo noi” a Guido Elmi, altro fan dichiarato della band di Ozzy Osbourne. Fu proprio Guido Elmi a produrre “Sono ancora in coma” e gli altri brani di “Vado al massimo”.

Vasco in quel periodo era solito omaggiare le band britanniche o statunitensi che ascoltava insieme ai suoi collaboratori: ha rivelato che nel periodo in cui scrisse i brani di “Colpa d’Alfredo”, ad esempio, ascoltava i Rolling Stones (nel 1980 erano già una solidissima realtà del rock mondiale) e studiaa il movimento punk, dai Clash in giù, e quelle ispirazioni finirono in un modo o nell’altro nel disco (nei concerti del tour del 1983 al termine di “Fegato, fegato spappolato” citava “God Save the Queen” dei Sex Pistols, come nel disco dal vivo “Va bene va bene così”).

Il rocker di Zocca non menziona mai direttamente Ozzy Osbourne nelle interviste, quando parla dei suoi miti degli Anni ’80. Ma quando lo scorso 22 luglio il re dell’heavy metal è morto, anche Vasco ha voluto omaggiarlo: “W Ozzy Osbourne”, ha scritto sui social.

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