La tragica storia del chitarrista a cui Ozzy Osbourne deve tutto

Nel 1979 la carriera di Ozzy Osbourne sembrava essere giunta a un punto di non ritorno. Fuori dai Black Sabbath, cacciato dalla band e dal potente manager Don Arden - il padre di Sharon, futura moglie del Principe delle Tenebre - per via di quello stile di vita dissoluto, tra droghe e abusi di varia natura, il cantante era sull'orlo del baratro. Fu proprio Sharon a prendersi a cuore la sorte dell'artista, inimicandosi il padre (i due non si parleranno per vent'anni) e aiutando l'ex Black Sabbath a costruire la sua carriera solista. Il primo passo era ripulirsi. Il secondo, rimettersi in carreggiata, assemblando una nuova band. E proprio nel cercare i musicisti che avrebbero contribuito al suo rilancio, Ozzy Osbourne fece uno degli incontri più importanti della sua vita (e della sua carriera): quello con il chitarrista, dalla storia tragica, a cui ha dovuto tanto del successo dei suoi primi dischi da solista, quelli con i quali gettò le basi della sua rinascita.
Fu Dana Strum, un bassista della scena di Los Angeles, a suggerire a Ozzy Osbourne di ascoltare un giovane chitarrista di enorme talento: al momento dell'incontro con l'ex Black Sabbath Randy Rhoads aveva 23 anni, otto in meno di Ozzy. Suonava con una band chiamata Quiet Riot. Ozzy, secondo la laggenda, accettò di incontrarlo quasi controvoglia durante un'audizione improvvisata, mentre era ubriaco. Ma quando Rhoads iniziò a suonare la sua chitarra elettrica, l'ex Black Sabbath capì che quel musicista aveva talento e potenziale. Anni dopo avrebbe detto:
Appena ha suonato un accordo, ho detto: 'Sei dentro'. Non mi serviva sentire altro.
Randy Rhoads era un virtuoso della tecnica e aveva un interessante background musicale, che metteva insieme il metal e la musica classica. Ozzy e Sharon lo arruolarono e di lì a poco la nuova band dell'ex Black Sabbath, composta oltre che da Rhoads anche dal bassista Bob Daisley, dal tastierista Don Airey e dal percussionista Lee Kerslake, entrò in studio di registrazione per lavorare a quello che sarebbe stato il primo disco da solista di Osboyrne: "Blizzard of Ozz". Rhoads diede un contributo fondamentale ai brani contenuti nell'album, tra i quali c'erano anche "Crazy train", "Mr. Crowley" e la controversa "Suicide solution" (finita al centro di una bufera negli Usa quando l'opinione pubblica accusò Ozzy Osbourne di istigare al suicidio dopo che un ragazzino di 19 anni, John McCollum, venne trovato morto dopo essersi sparato con un colpo di fucile proprio mentre ascoltava quella canzone), divenendo in qualche modo co-artefice del suono tetro, cupo ma allo stesso tempo elettrico che contribuì al rilancio di Ozzy da solista.
Rhoads compose gran parte delle musiche dell'album, caratterizzati da strutture armoniche sofisticate e da assoli virtuosi e innovativi nei quali unì proprio le sue due passioni, il metal e la classica. Come quello di "Mr. Crowley", considerato tra i più iconici della storia del rock. Non solo: il giovane chitarrista agì da forza creativa centrale, consigliando Ozzy e aiutandolo a strutturare e a scegliere le canzoni di "Blizzard of Ozz".
In numerose interviste Ozzy avrebbe parlato di Randy come di un vero "dono dal cielo", che gli diede speranza e conforto in un momento di grande depressione, riuscendo a tirare fuori il meglio da lui:
Randy mi ha salvato la carriera. Era più di un chitarrista, era un artista vero.
La magia di "Blizzard of Ozzy" si ripeté pochi mesi dopo per "Diary of a madman", il secondo album da solista dell'ex Black Sabbath, quello di "Flying high again" e "Over the mountain". Fu l'ultimo frutto della collaborazione tra Ozzy Osbourne e Randy Rhoads: il chitarrista morì a soli 25 anni in un tragico incendente aereo nel bel mezzo del tour nordamericano. Il velivolo nel quale viaggiava si schiantò a Leesburg, in Florida. Ozzy fermò la tournée per due settimane: poi si convinse che lo show della sua rinascita doveva in qualche modo andare avanti e così arruolò prima Bernie Tormée e poi Brad Gillis. Fu sempre riconoscente nei confronti di Rhoads:
Randy era il migliore. Se dovessi dire con quale chitarrista preferivo lavorare, chi era il più preparato musicalmente, direi Randy, perché sapeva scrivere, leggere, suonare, insegnava alla scuola di sua madre e aveva pazienza con me.
La sua morte lasciò Ozzy devastato: “Una parte di me è morta con lui,” dirà l'ex Black Sabbath.