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Le Superchicche del pop ora si prendono (anche) i festival rock

Così Charli XCX, Sabrina Carpenter e Chappell Roan hanno cambiato il volto del Primavera Sound.
Le Superchicche del pop ora si prendono (anche) i festival rock

E le Superchicche del pop si prendono il festival che un tempo era considerato il tempio sacro del rock alternativo e delle sue divinità spettinate. La scelta degli organizzatori del Primavera Sound di Barcellona di puntare, per quest’edizione, su tre artiste come Charli XCX, Sabrina Carpenter e Chappell Roan, che con la loro attitudine ribelle hanno fatto tremare le fondamenta dell’establishment del pop, aveva un significato ben preciso, per certi versi anche politico: consegnare le chiavi di un festival a lungo considerato la riserva indiana per gli appassionati di musica alternativa a tre artiste donne, anticonformiste e spregiudicate che hanno portato nel panorama pop una sfrontatezza che per tanti anni era mancata. La mossa ha premiato. Prima Charli XCX (giovedì), poi Sabrina Carpenter (venerdì), infine Chappell Roan (sabato), alle quali gli organizzatori hanno anche dedicato un imponente totem in cui le tre erano ritratte, appunto, come Lolly, Dolly e Molly, le protagoniste della serie animata ideata da Craig McCracken, si sono prese il palco, il pubblico e i riflettori, conquistando l’attenzione dei media internazionali e lasciando gli alfieri del rock in penombra.

Si è parlato solo di loro

Nessuna esibizione a tre voci, come si ipotizzava - e come sognavano i rispettivi fan - negli scorsi mesi, dopo l’annuncio della presenza delle tre artiste nel cartellone del Primavera Sound 2025. Ma nonostante ciò, la regina delle “brat girlz”, l’angelo biondo di Quakertown che con “Please please please” e “Espresso” ha fatto impazzire gli Stati Uniti e il mondo e la midwest princess che alla chiesa dove la trascinava la nonna tre volte a settimana a Willard, in Missouri, ha preferito gli strip club di Hollywood, hanno monopolizzato la copertura della tre giorni ospitata dal Parc del Forum di Barcellona. Per la cronaca: a rappresentare quella tradizione che un tempo vedeva esibirsi sil palco formazioni come i Franz Ferdinand, i Wilco, i Primal Scream, i New Order, gli Arcade Fire, gli Smashing Pumpkins e i Sonic Youth, quest’anno cerano anche gli Idles, i Fontaines DC, gli LCD Soundsystem, le Haim. Ma a parte qualche bandiera palestinese sventolata sul palco, bazzicando sui social e sui reportage si trova ben poco sulle loro esibizioni.

Il triumvirato del nuovo pop

Era dal 2019 che il ruolo di headliner del Primavera Sound non veniva affidato a tre artiste di sesso femminile. Quell’anno la scelta ricadde su Miley Cyrus, Rosalía e Janelle Monáe (ma nella lineup c’erano anche Solange e Erykah Badu). Charli XCX, che proprio al Primavera Sound un anno fa tenne a battesimo quel “Brat” rivelatosi non solo un fenomeno discografico, ma anche di costume, è tornata sul luogo del delitto, stavolta insieme a Troye Sivan, inaugurando la stagione della “Sacra trinità del pop”, così come ha ribattezzato il triumvirato composto insieme a Carpenter e Chappell Roan. Dopo di lei, la voce di “Please please please”, ormai definitivamente esplosa come icona pop del nuovo decennio, ha trasformato il suo set in una lezione di pop colto e leggero, puntando su quella femminilità libera, provocante, TikTok-friendly ma autentica e genuina, consapevole del proprio potere mediatico. A chiudere la tre giorni ci ha pensato Chappell Roan, portando in scena quel pop queer, glam e personale che l’ha vista diventare un punto di riferimento per molte ragazze: «Mi piacerebbe rappresentare le ragazze queer alle scuole superiori, che vogliono solo essere signorine, diventare mogli, che poi si liberano e si trasformano in draghi», diceva un anno fa, mentre il suo nome cominciava a circolare sui media. Obiettivo raggiunto.

«Una fotografia da conservare»

«Se il Primavera Sound ha sempre mirato ad essere il riflesso musicale del suo tempo e del suo luogo, la presenza di queste tre artiste al festival rappresenta senza dubbio un obiettivo raggiunto. È una fotografia da conservare, qualcosa da celebrare», esultavano, già alla vigilia, gli organizzatori. Quella di quest’anno è stata una delle edizioni di maggiore successo del festival, con 293 mila spettatori radunati al Parc del Forum tra giovedì e sabato. Forse saturo di dischi plasticosi e di progetti costruiti a tavolino, stereotipati e patinati, il pubblico ha trovato una boccata d’aria fresca nei progetti di queste tre star. Un successo che non è destinato a fermarsi: tutt’altro. La rivoluzione è appena cominciata.

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