La notte da incubo di George Harrison
Il 30 dicembre 1999 George Harrison se la vide brutta. Davvero brutta. L'ex Beatle era, insieme alla moglie Olivia, nella sua tenuta di Friar Park - immortalata sulla copertina del suo album del 1970 “All things must pass” - quando, verso le quattro e mezza della notte, una persona è penetrata in casa Harrison che, vistosi scoperta, ha reagito accoltellando George, con quattro pugnalate, mentre la moglie ha riportato una ferita alla testa. Gli Harrison vennero ricoverati in ospedale e, per fortuna, non erano in pericolo di vita. Nella colluttazione l’aggressore riportò una lesione cranica, causata da una botta in testa inferta da Olivia Harrison con un’abat-jour. L'arrivo della polizia, chiamata dagli Harrison, ha permesso l'arresto del malvivente.
Si è scoperto in seguito che l'uomo, un 33enne di Liverpool di nome Michael Abram aveva intenzioni omicide. Si era infatti introdotto nella villa, sfondando il vetro di una finestra, armato di un coltello di venti centimetri per uccidere il chitarrista. La madre di Abram ha dichiarato che il figlio, già sofferente di problemi psichici, aveva sviluppato un’ossessione per i Beatles, dopo averne coltivata una analoga per gli Oasis.
Friar Park, la tenuta in cui vive Harrison, si trova ad Henley, nella campagna dell'Oxfordshire inglese. Si tratta di quella che i media britannici definiscono una "gothic folly", una grandiosa magione commissionata nel 1896 dall'eccentrico vittoriano Sir Frank Crisp, noto per la sua gigantesca collezione di nani da giardino. Situata in trenta acri di giardini, l'abitazione ha 120 stanze più varie torri e torrette. Harrison l'acquistò nel 1971, poco dopo lo scioglimento dei Beatles, per 200.000 sterline dell'epoca; fino a poco tempo prima Friar Park aveva ospitato un convento di suore. Il chitarrista spese milioni di sterline per riportarla allo splendore dei tempi di Sir Crisp, facendo restaurare i passaggi sotterranei, i laghetti, le cascatelle e perfino le grotte che ospitavano i nani. Harrison era ed è così innamorato di Friar Park che le dedicò una canzone, "The ballad of Sir Frankie Crisp", inclusa nell'album “All things must pass”.
Mesi più tardi George Harrison raccontò in tribunale la dinamica dell’aggressione subita il 30 dicembre 1999 da parte di Michael Abram. Dopo avere ascoltato il racconto di Abram, questi ha dichiarato che all’epoca si sentiva “posseduto” dall’ex Beatle e aveva deciso di ucciderlo per liberarsi, la Oxford Crown Court diede la parola al chitarrista e alla moglie Olivia, che hanno descritto i dettagli di una notte allucinante. Dopo aver sentito il rumore di vetri rotti, Harrison si è alzato dal letto, è sceso al piano di sotto e ha visto una statua fatta a pezzi: “Poi ho visto una persona correre verso di me con un coltello e una sbarra, e fermarsi nel mezzo della stanza, gridando qualcosa come: ‘Mettiti in ginocchio, sai cosa ti aspetta’. Ho pensato di gridare anch’io, per distrarlo e confonderlo. Ho urlato: ‘Hare Krishna, Hare Krishna’, poi sono corso al piano di sopra, ma ad un certo punto mi sono visto bloccato, quindi ho deciso di attaccarlo per difendere mia moglie e mia suocera. Ho un ricordo vivissimo del coltello che mi raggiunge al petto e del sangue che schizza sulla mia bocca. Sentivo le forze che mi abbandonavano e sentivo il rumore dell’aria che usciva dal mio petto. Ho pensato che sarei morto. Lui è riuscito a rotolare su di me e mi accoltellava, ed io mi difendevo con le mani. C’era sangue ovunque. Mia moglie è arrivata e lo ha colpito con una sbarra, ma questo non ha avuto effetto, anzi lui si è alzato e l’ha inseguita in un’altra stanza. Mentre tentava di strangolarla con un filo elettrico, è riuscita a colpirlo con una lampada. Lui è caduto, io sono arrivato e sono riuscito a togliergli il coltello dalle mani. Ma lui ha afferrato la lampada ed è riuscito a colpirmi alla testa, e abbiamo ricominciato a lottare. Poi ho sentito delle voci: era la polizia”.
Michael Abram, l'attentatore di George Harrison e della moglie Olivia, venne infine giudicato infermo di mente. Per iscritto ha voluto esprimere le sue scuse alle vittime della sua aggressione: "Scrivo questa lettera nella speranza che venga consegnata al Signore e alla Signora Harrison. Vorrei dirvi quanto sono dispiaciuto per lo spavento, il dolore e i danni che ho causato loro quand'ero malato. Prima dell'aggressione ho visto tanti medici ma nessono mi ha mai detto che soffrivo di schizofrenia e disturbi mentali. Pensavo che le mie delusioni fossero reali e che ogni cosa che provassi fosse una specie di stregoneria. So che i Signori Harrison lottarono per la loro vita il 30 dicembre 1999 e devono essere stati terrorizzati da un lunatico in casa".