Rockol30

Lorde è tornata ad essere una brat girl

Dimenticate i fricchettonismi di "Solar power": la popstar torna al pop elettronico amato da Bowie.
Lorde è tornata ad essere una brat girl
Credits: Thistle Brown

C’è un passaggio, nel testo di “What was that”, in cui Lorde canta: «Since I was seventeen, I gave you everything / now we wake from a dream, well, baby, what was that?», «Da quando avevo diciassette anni ti ho dato tutto / ora ci svegliamo da un sogno, beh, tesoro, cos’era quello?». Parla della fine di una storia? Oppure nei versi del singolo che segna il ritorno sulle scene della cantautrice neozelandese a quattro anni dall’ultimo album “Solar power” c’è un sottotesto tutto da decifrare su quella che è stata la carriera di Ella Yelich-O’Connor fino ad oggi? Tra le due opzioni, la seconda sembra quella più interessante, oltre che verosimile.

La voce di “Royals” aveva solamente 17 anni quando quella hit, contenuta nell’album d’esordio “Pure heroine”, la catapultò in testa alle classifiche mondiali: mischiando elettronica, pop, hip hop e dance, in canzoni come “Tennis court”, “Ribs”, “Buzzcut season”, “Team” e “White teeth teens” la cantautrice prodigio di Auckland mise in musica la mondanità degli adolescenti, tra party in discoteca e materialismo come vie per esorcizzare le paure e l’ansia del futuro. Godere del momento e ballare come se non ci fosse un domani: a pensarci oggi, fu una sorta di precorritrice del partito delle “brat girlz”. Per via dello spirito naïf e dell’attitudine do-it-yourself che caratterizzava la sua musica si ritrovò ad essere investita del ruolo di alternativa al pop plasticoso e fasullo che popolava le classifiche in quel momento. Leggenda vuole che a un evento esclusivo David Bowie le prese la mano e le disse addirittura: «Tu sei il futuro della musica». In questi anni Lorde ha sempre cercato di alimentare e nutrire il rapporto con i fan, ma senza mosse facili, senza paraculate: con dischi come “Melodrama” e “Solar power” gli ha raccontato autenticamente e genuinamente la sua crescita e la sua maturità. Eppure la risposta del pubblico non è stata sempre costante: “Solar power”, per dire, oltre a dividere la critica, non ha lasciato un segno profondissimo nelle classifiche, con quel mix tra indie folk, psychedelic pop, lingua māori e atmosfere fricchettone che è stato intepretato dagli stessi fan come un tentativo di tagliare un po’ troppo precocemente ogni legame con gli esordi.

Ora, a 28 anni, Lorde torna a recuperare lo spirito degli esordi. E con “What was that” prova a misurare se - e quanto - la sua fanbase sia ancora dalla sua parte. Non è un caso che nel lanciare il singolo che inaugura la sua nuova era discografica - ma titolo e data d’uscita dell’album non sono stati ancora resi noti - Ella abbia scelto di recuperare un rapporto diretto e non filtrato con i suoi sostenitori, ai quali ha dato appuntamento al Washington Square Park per una performance a sorpresa all’inizio di questa settimana, oltre a tornare a utilizzare massicciamente i social raccontando la genesi e il dietro le quinte della canzone, lei che qualche anno fa raccontò di aver scelto di vivere off-line perché «i social media uccidevano la mia creatività, la parte del mio cervello che funziona di più».

Nel testo, tra le altre cose, Lorde canta: «MDMA in the back garden, blow our pupils up», «MDMA nel giardino sul retro, ci fa esplodere le pupille», citando esplicitamente la droga per eccellenza per feste e rave, lo stimolante chimico con proprietà psichedeliche che induce la dilatazione delle pupille. Al partito delle “brat girls” Lorde si era iscritta già lo scorso anno, quando aveva inciso insieme a Charli XCX un remix di “Girl, so confusing” per “Brat and it’s completely different but also still Brat”, la versione rivisitata dell’album best-seller della collega. Non è un caso che a “What was that” abbia lavorato, oltre che con Dan Nigro (già braccio destro di Olivia Rodrigo), con lo stesso produttore del duetto con Charli XCX, Jim-E Stack. I due avevano prodotto insieme anche la cover (della cover di Al Green) di “Take me to the River” dei Talking Heads per l’album tributo all’iconica band capitanata da David Byrne “Everyone’s getting involved: a tribute to Talking Heads’ Stop making sense”. «Penso davvero che questa canzone sia la musica della mia rinascita. È una delle canzoni che preferisco di più tra tutte quelle che ho scritto e prodotto», ha raccontato Lorde ai fan in un messaggio vocale condiviso sui suoi canali, dopo l’esibizione. Pazienza se con l’elettropop di “What was that” Lorde sembra fare un passo indietro, a livello di produzione e di idee, rispetto a “Solar power”: è questo che il pubblico vuole ascoltare da lei. E i fan hanno aspettato a lungo un ritorno alle sonorità che l’hanno caratterizzata sin dagli esordi.

La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.